Greta e Vanessa e l’illazione del riscatto

Greta e Vanessa, le due volontarie italiane di 20 e 21 anni sequestrate in Siria alla fine di luglio, sono state rapite per cinque mesi ed utilizzate come merce di scambio, raccontano ai pm romani che sono state sequestrate per soldi. Avrebbero chiesto ai loro sequestratori il motivo della loro prigionia: “Per avere un riscatto, soldi utili per finanziare la nostra causa”. Le due volontarie hanno detto di essere state sempre in Siria, con   carcerieri a volto coperto, e non sono mai state minacciate di morte. I livelli di prigionia sono stati a livello di tollerabilità e non come quelli subiti da altri italiani sequestrati in zone di guerra, come ad esempio la Libia. Sono poi state liberate attraverso un viaggio verso il confine, dove sono state consegnate da un emissario del nostro Paese e condotte   in Turchia poi in Italia. L’accaduto in realtà da la stura a ipotizzabili riflessioni, che potrebbero anche considerarle come cooperanti filo-islamiste infiltrate dai servizi segreti italiani e turchi in territorio siriano. Le due cooperanti Greta e Vanessa hanno operato con Roberto Andervill dell’IPSIA Varese, che dopo essersi distinto in Bosnia e Kosovo, dove la presenza islamista è notevole, è diventato un attivista a favore della rivoluzione antigovernativa. Ha creato il progetto Horryaty, al quale collaboravano Greta e Vanessa, per servizi idrici, sanitari e culturali, da sviluppare in Siria,  e per cui molti si sono infiltrati nell’area rurale di Idlib dalla Turchia, accompagnati dai terroristi che affliggono la Siria e con l’evidente supporto dei servizi d’intelligence italiani e turchi. Andervill il 7 agosto ha chiuso la pagina facebook del progetto Horryaty proprio quando Greta e Vanessa sono scomparse. Già in precedenza Vanessa Marzullo aveva compiuto un rapido viaggio nella Siria ed il 6 aprile era a Homs, il 22 a Duma, centinaia di chilometri più a sud, presso Damasco. E’ stato al momento chiesto ad Andervill: “Come avete fatto a entrare in Siria? Lei era il più esperto del gruppo, è stato a Gaza, in Bosnia. Chi ha trovato i contatti per passare il confine?”. La risposta fu: “Certo, non siamo entrati da soli. Ci ha aiutato un gruppo di persone conosciute prima di partire, persone fidate. Abbiamo anche lavorato con altre associazioni italiane come We are Onlus e Rose di Damasco. Siamo sempre stati tutti e tre consapevoli dei rischi che correvamo e ci siamo organizzati in modo da passare il confine solo quando è strettamente necessario. Non siamo degli stupidi”. A fine luglio Greta e Vanessa vengono infiltrate nel governatorato di Aleppo. Il 30 luglio scorso Greta manda un messaggio su facebook ad una decina di amici. In realtà è la terza volta che si reca in Siria. Doveva stare solo una settimana, ma comunica che aveva deciso di fermarsi ancora perché si sentiva più utile sul campo. A Varese e Milano organizzava con Vanessa incontri per raccolta fondi. Comprava latte in polvere, materiale medico e altro. Rispetto alle modalità con cui operava, sappiamo che arrivava in Turchia portando i soldi della raccolta fondi e poi entrava da una frontiera di quel paese. La Farnesina trova normale ed auspicabile infiltrare cittadini italiani in territorio straniero, per di più sotto il controllo di organizzazioni terroristiche riconosciute come tali a livello mondiale. Greta e Vanessa durante una manifestazione antisiriana, reggono un cartello su cui è scritto: Agli eroi di liwa Shuhada, grazie per l’ospitalità e se Dio vuole vedremo la città di Idlib libera quando ritorneremo”. Liwa Shuhada Badr, Unione dei battaglioni dei martiri di Badr, è guidata da Qalid bin Ahmad Siraj Ali, alias Qalid Hayani. Il gruppo è dedito a saccheggi e altri crimini contro i civili nella provincia di Aleppo. La liwa Shuhada Badr controlla due centri di tortura soprannominati “Guantanamo” e “Abu Ghraib”, dove detengono avversari politici, militanti baathisti e civili rapiti nei quartieri settentrionali di Aleppo. La liwa Shuhada Badr è attivamente impegnata nella lotta contro la locale popolazione di origine curda, ed è nota per l’uso dei famigerati “cannoni inferno”, armi che lanciano grosse bombole di gas caricate di TNT, utilizzate contro i quartieri filo-Baath di Aleppo. La liwa Shuhada Badr controllava parte dei quartieri settentrionali di Aleppo Shayq Maqsud, Bani Zayd, al-Qaldiya e Ashrafiya e dispiega parte dei suoi circa 3000 islamisti oltre che ad Aleppo anche a Hayan, Bayanun e Haraytan. Le due ragazze sono vicine anche ad organizzazioni come ‘Un esercito unificato per ripristinare la rivoluzione‘, emanazione del Fronte islamico. In sostanza, le ONG italiane o attive in Italia, con la copertura dei servizi segreti italiani e turchi, della Farnesina e di altri organismi delle ‘autorità italiane’ supportano attività che in Italia sarebbero vietate dalla legge Mancino. La cooperante Vanessa Marzullo si felicita poi per le imprese dei terroristi di al-Nusra ed ha contatti con Haisam Sagan, conosciuto come Abu Omar, molto attivo nel controllo dei flussi migratori attraverso una Sicilia colabrodo. Haisam, dopo aver partecipato alle manifestazioni per la liberazione della Siria a Milano e Varese, le stesse durante le quali partecipano anche le nostre due ragazze volontarie rapite agli inizi di agosto. Haisam diventa tra i leader più attivi del Coordinamento siriani liberi di Milano. Questo è il sottobosco dove Greta e Vanessa si muovevano e fino a qual punto fossero manipolate o consapevoli è tutto da stabilire. Quel che abbiamo scritto è soli il tracciato del viaggio di Greta e Vanessa nella Siria martirizzata dalla guerra islamo-atlantista. Il ministro degli Esteri intervenendo in aula ha ribadito che l’Italia è contraria al pagamento dei riscatti e che si attiene a comportamenti condivisi a livello internazionale. “L’Italia, nella lotta al terrorismo non accetta lezioni da nessuno: siamo in prima fila, da tanti anni, dall’11 settembre e lo ribadiremo alla conferenza internazionale dei principali paesi della coalizioni anti-Isis e considero inaccettabile che qualcuno abbia detto che Vanessa e Greta se la siano cercata. L’Italia ha bisogno di questi cooperanti e di questi volontari e  leggo in di molti inviti alla prudenza e li condivido. E so che Greta e Vanessa sono le prime a condividerli, dopo la drammatica esperienza che hanno vissuto. Tali inviti valgono per tutti, cooperanti e lavoratori, turisti e missionari, giornalisti. Siamo contrari al pagamento di riscatti e chi ne parla fa solo illazioni”, afferma in merito Paolo Gentiloni. Formalmente pagare i riscatti ai terroristi è vietato da una risoluzione Onu del 2001, anno dell’attentato alle Torri Gemelle, e da un accordo tra i paesi del G8 firmato nel 2013. Pagare, ovviamente, significherebbe alimentare il commercio del terrore jihadista ed una delle maggiori fonti di finanziamento dello stesso terrorismo. Marco Minniti, sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega ai servizi segreti, sottolinea che “vengono rispettate le regole internazionali”, e sappiamo che “per legge possiamo fare operazioni che vadano, tra virgolette, oltre la legge. Ma queste operazioni che vanno oltre la legge devono essere autorizzate da coloro che hanno responsabilità politiche ed in Italia vengono autorizzate dalla magistratura. E’ una doppia chiave e questa è la garanzia per la democrazia”. Viene quindi totalmente smentita dal ministro Paolo Gentiloni e da Marco Minniti il pagamento di un riscatto che dovrebbe ammontare a 12 milioni di euro, cosa fatta rimbalzare da un account vicino alla resistenza siriana.

Roberto Cristiano

 

 

 

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