Greg, la Bibbia, il Diavolo e un blues per aprire gli occhi

Se pensate che parlare di religione a teatro significhi fare prediche o difendere verità assolute, allora non avete ancora visto l’ultimo spettacolo di Greg, in scena fino al 19 ottobre al Teatro Spazio Diamante. Uno one man show originale, ironico, a tratti spiazzante, che vi farà ridere, riflettere e magari uscire con qualche certezza in meno — ma con gli occhi un po’ più aperti.

Sul palco, Claudio Gregori (per tutti: Greg), ci porta dentro un racconto personale e visionario. Il suo alter ego è Gin Cooper, crooner alla vecchia maniera, che fin da bambino ha un rapporto molto particolare con il Diavolo. Il tono è quello della confessione scanzonata, tra momenti comici e citazioni colte, in cui la religione (quella cattolica, ma anche le sue radici ebraiche) viene presa di petto, smontata pezzo per pezzo con uno stile che unisce cabaret e teatro civile.

Il cuore dello spettacolo è un’idea forte: la fede come lente che spesso distorce la realtà, invece di chiarirla. Greg non attacca la spiritualità, ma l’automatismo con cui certe convinzioni vengono accettate “perché sì”, senza spirito critico. E lo fa con una serie di passaggi biblici letti e commentati in scena, dove emerge un Dio tutt’altro che misericordioso: vendicativo, crudele, ossessionato dall’obbedienza. Un Dio che – in un irresistibile sketch – prende le sembianze di un boss mafioso siciliano, che impone il suo volere senza possibilità di replica.

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Il tono resta leggero anche quando il contenuto si fa pungente. Greg gioca sul filo del paradosso: paragona la Bibbia a riviste come Postal market, notando come alcuni suoi passaggi siano ben più spinti di qualsiasi contenuto erotico per adolescenti. E quando parla di Onan (sì, proprio quello), ci mette tutto il gusto del racconto scomodo ma necessario.

La componente musicale è tutt’altro che secondaria. Greg, che è anche musicista e cantante, racconta il suo amore per il blues e il rock, la cosiddetta “musica del diavolo”. Il parallelo con la musica liturgica è quasi comico: da un lato il ritmo che scuote l’anima, dall’altro l’inconsistenza sonora delle messe. Anche qui, il messaggio è chiaro: la bellezza e la libertà non sempre stanno dalla parte dei “buoni ufficiali”.

Il Diavolo, in questa narrazione, non è la figura malvagia e minacciosa del catechismo, ma un compagno di riflessione, forse più onesto del Dio che punisce chi disobbedisce. E a un certo punto arriva una proposta quasi fantascientifica: resettare tutto, ricominciare da capo con un nuovo Big Bang. Sarebbe davvero così male?

Lo spettacolo – con musiche originali di Greg e Attilio Di Giovanni, luci di Nicoló Vernazzani, aiuto regia Maria Chiara Augenti – è prodotto da Viola Produzioni e scorre veloce tra momenti comici, satira intelligente e spunti che rimangono addosso.

Greg si muove con disinvoltura tra teatro, musica e stand-up, senza mai cadere nel qualunquismo o nella provocazione facile. Il suo è un teatro libero, che osa dove altri si fermano. E, soprattutto, non pretende di dare risposte: semmai, vuole generare domande.

E allora, forse, il vero atto di fede — oggi — è proprio questo: mettere in discussione tutto. Anche Dio.

Barbara Lalle

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