Green pass, scatta super proroga Ue: fino a quando dura e come funziona

L’Unione europea ha deciso di prorogare di parecchio il sistema del green pass valido sul territorio Ue per gli spostamenti dei cittadini. Cosa cambia

Il sistema del green pass è stato adottato dall’Unione europea il 14 giugno 2021, con l’obiettivo di facilitare la libera circolazione in sicurezza di tutti i cittadini comunitari durante la pandemia. Il regolamento è entrato in vigore il 1° luglio 2021 e avrebbe dovuto scadere il 30 giugno 2022. Sappiamo che il nostro Paese è stato il primo a mettere in moto il meccanismo della certificazione Covid, rappresentando un modello per tutti gli altri (qui tutte le novità sul green pass del decreto 2 febbraio).

Ora, la Commissione Ue ha annunciato una grande novità, per molti inattesa. Il 21 dicembre scorso la Commissione Ue ha adottato la nuova disciplina relativa al green pass Ue, stabilendo, ai fini del viaggio, un periodo vincolante di accettazione di 9 mesi – precisamente 270 giorni – per i certificati di vaccinazione indicanti il completamento del ciclo primario. Queste regole sono appena entrate in vigore lo scorso 1° febbraio.

Il 25 gennaio il Consiglio ha deciso di aggiornare le norme per facilitare la circolazione sicura e libera nell’Unione durante, stabilendo che i titolari di green pass validi nella maggior parte dei casi non dovrebbero essere soggetti ad alcuna restrizione aggiuntiva quando viaggiano all’interno dell’Unione.

Cosa cambia per i viaggi nella Ue dal 1° febbraio

Dal 1° febbraio gli Stati membri devono accettare i green pass per un periodo di 9 mesi dopo la somministrazione dell’ultima dose della vaccinazione primaria.

Per il vaccino Johnson&Johnson questo significa 270 giorni dal primo e unico vaccino. Per un vaccino a due dosi significa 270 giorni dalla seconda iniezione, o, in linea con la strategia di vaccinazione dello Stato membro di vaccinazione, la prima e unica iniezione dopo la guarigione dal virus.

Queste regole si applicano solo ai certificati di vaccinazione utilizzati ai fini di un viaggio nell’Unione. Una persona che dispone di un certificato Covid digitale Ue valido in linea di principio non dovrebbe essere soggetta a restrizioni aggiuntive, come tamponi o quarantena, indipendentemente dal luogo di partenza nell’Unione.

Qualsiasi misura restrittiva della libera circolazione deve essere non discriminatoria e proporzionata. In linea di principio, gli Stati membri non dovrebbero rifiutare l’ingresso a persone che viaggiano da altri Stati membri.

Le persone senza green pass Ue dovrebbero essere autorizzate a viaggiare dopo un tampone negativo effettuato prima o dopo l’arrivo. Inoltre, potrebbero essere tenuti a sottoporsi a quarantena quando arrivano da aree particolarmente colpite dal Covid, cioè quelle indicate nelle mappe Ecdc con il colore rosso scuro.

Quanti Paesi, anche non Ue, hanno adottato il green pass

Finora gli Stati membri hanno emesso oltre 1,2 miliardi di green pass in tutta Europa. Il certificato Covid digitale dell’Ue ha effettivamente garantito di continuare a spostarsi e viaggiare in sicurezza e ha anche dimostrato di essere l’unico sistema di certificati Covid davvero funzionante e operativo a livello internazionale su larga scala, stabilendo a tutti gli effetti uno standard globale.

Al 31 gennaio 2022, 33 Paesi terzi e territori sono collegati al sistema del green pass Ue, con altri che dovrebbero aderire nei prossimi mesi. Una volta tanto, l’Unione europea ha fatto da apripista ed è stata seguita.

Ora, la Commissione propone di cambiare ancora le regole. Il virus continua a essere prevalente in Europa e in questa fase non è possibile determinare l’impatto di un possibile aumento delle infezioni nella seconda metà del 2022 o dell’emergere di nuove varianti, spiega la Commissione. L’estensione del regolamento garantirà che i viaggiatori possano continuare a utilizzare il proprio certificato Covid digitale dell’Ue quando viaggiano in Europa.

“Non possiamo prevedere come si evolverà la pandemia, ma possiamo assicurarci che i cittadini continuino a beneficiare di un certificato che funzioni e sia accettato ovunque vadano” ha spiegato il commissario alla Giustizia Didier Reynders. “Senza questa estensione, rischiamo di avere molti sistemi nazionali divergenti, e tutta la confusione e gli ostacoli che ciò causerebbe”.

Cosa cambia per il green pass Ue: estensione e proroga

La Commissione propone di estendere l’applicazione del green pass anche ai cittadini non Ue che soggiornano o risiedono legalmente nel territorio degli Stati membri. Non solo: l’altra grande novità è che vuole anche prorogare il “passaporto verde” Covid di 1 anno, cioè fino al 30 giugno 2023.

Oltre alla proroga del regolamento Ue sul green pass fino al 30 giugno 2023, la Commissione propone anche altre modifiche:

includere test antigenici di laboratorio di alta qualità tra i tipi di test per i quali può essere rilasciato un certificato. Questo per ampliare la portata dei tipi di test diagnostici in un momento in cui sono molto richiesti. In Italia è già così, perché valgono anche i tamponi rapidi effettuati in farmacia, e addirittura per il rientro a scuola, e solo in questo caso, hanno validità anche i tamponi fai da te autosomministrati (qui tutte le novità su Dad, tamponi, quarantena e mascherine per le scuole italiane).

garantire che i certificati di vaccinazione contengano il numero complessivo corretto di dosi somministrate in qualsiasi Stato membro e non solo nello Stato membro che rilascia il certificato. Questo per affrontare le preoccupazioni pratiche sollevate dai cittadini in merito ai certificati che indicano un numero errato di dosi quando ricevono dosi di vaccino in diversi Stati membri

garantire che i certificati possano essere rilasciati alle persone che partecipano a sperimentazioni cliniche per i vaccini contro il Covid. Il green pass Ue rilasciato ai partecipanti alla sperimentazione può quindi essere accettato da altri Stati membri. Questa misura mira a incoraggiare lo sviluppo e lo studio continuo di vaccini.

Ogni Stato può fare come vuole sul green pass?

L’uso del green pass a livello nazionale resta comunque competenza di ciascun Stato membro. La legislazione Ue non prescrive né vieta l’uso nazionale del certificato Covid, ad esempio per l’accesso a eventi o ristoranti, come avviene da noi.

Allo stesso tempo, qualora uno Stato membro istituisca un sistema di green pass per scopi nazionali, dovrebbe continuare a garantire che anche il certificato digitale Ue sia pienamente accettato per questi scopi, ed è infatti ciò che ha stabilito il governo Draghi.

La Commissione incoraggia comunque gli Stati membri ad allineare i loro periodi di validità nazionali con il periodo di validità stabilito a livello Ue per i viaggi.

I Paesi europei che hanno allentato le restrizioni

Intanto, in Europa alcuni Paesi hanno iniziato ad allentare le restrizioni. Il 1° febbraio la Danimarca è diventato il primo Paese dell’Unione europea ad abolire tutte le misure anti-Covid nonostante il numero record di contagi. Il Paese ha deciso di far fronte alla variante Omicron affidandosi all’elevato tasso di immunizzazione dei suoi cittadini. Via mascherine, green pass, niente più limitazioni di orari per bar e ristoranti e riaprono i locali notturni.

Anche la Francia ha scelto di alleggerire le misure anti-Covid: stop alle mascherine all’aperto, allo smart working obbligatorio e ai limiti di accesso ai luoghi pubblici.

In Spagna, in particolare in Catalogna, dall’11 febbraio riparte la movida: i locali notturni potranno riaprire e si potrà entrare senza più green pass.

Nel Regno Unito, il governo britannico guidato dal sempre “aperturista” Boris Johnson, sta invece valutando la revoca dell’obbligo vaccinale per operatori sanitari e assistenti sociali.

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