A man passes out a leaflet reading in Greek "Vote NO in the referendum, Down with the EU" to a passerby, outside of the Metro station in Syntagma square in central Athens, on Thursday, July 2, 2015. Greece braced for more chaos on the streets outside its mostly shuttered banks Thursday, as Athens and its creditors halted talks on resolving the country's deepening financial crisis until a referendum this weekend. (ANSA/AP Photo/Petros Karadjias)

Grecia verso il referendum

Mentre l’Europa trattiene il fiato aspettando l’esito del referendum di domenica, il governo greco va avanti con la campagna per il ‘no’. Tsipras e Varoufakis rassicurano su un accordo tra Grecia e creditori internazionali, qualsiasi ne sia l’esito. Varoufakis alla radio irlandese afferma che la Grecia resterà nell’euro e il voto ‘no’ porterà a un accordo che includerà “la ristrutturazione del debito”. Sempre oggi sono previste manifestazioni del fronte del ‘sì’ allo stadio Kallimarmaro e del ‘no’ a piazza Syntagma. Un nuovo sondaggio indica un testa a testa tra i ‘sì’ e i ‘no’, ed oggi l’Alta corte greca si esprimerà sulla costituzionalità del referendum. “Il giorno dopo il referendum sarò a Bruxelles e un accordo sarà firmato”, ha detto ieri sera il premier greco Tsipras in un’intervista alla tv Antenna, assicurando che la firma di un’intesa arriverà entro 48 ore dal voto. Tsipras ha spiegato che con la vittoria del ‘no’ ci sarà una soluzione sostenibile per la Grecia. Questo accordo può essere il cattivo accordo che ci propongono, o uno migliore, e più forte è il ‘no’ migliore sarà l’accordo. In caso contrario, se vincesse il ‘sì’ il premier greco ha spiegato che avvierà “le procedure previste dalla Costituzione” per fare in modo che la proposta delle istituzioni, leggi Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale, diventi legge. In questo scenario, Tsipras ha detto che non metterà la sua poltrona al di sopra gli interessi della nazione, suggerendo che potrebbe dimettersi. Suicidi, depressioni, disoccupazione alle stelle, copertura sanitaria che manca, è il costo della crisi che viene spiegato in immagini. Il governo greco ha infatti deciso di pubblicare sul sito dedicato allo storico referendum di domenica una serie di infografiche per far capire quanto l’austerity ha inciso sul popolo greco. Sottolineando, di fatto, a cosa andrebbe incontro il Paese se domenica vincessero i ‘Sì’ al nuovo piano di sacrifici chiesto dai creditori. Raccontano i dati, che dal 2010 al 2014 la disoccupazione giovanile è schizzata dal 30% al 55%, mentre un milione di greci ha perso il posto di lavoro. Pesantissimo, stando ancora al governo, l’impatto sociale: +35% nei suicidi, +270% nei casi di depressione e +500% di cittadini che hanno perso l’assicurazione sanitaria (in tutto sono 2,5 milioni i greci senza copertura). Dal 2010 al 2014 il reddito medio delle famiglie è crollato del 30%, mentre i cittadini che vivono sotto la soglia di povertà, nel 2013, erano schizzati al 34,6%. Altrettanto salato il costo della crisi in termini macroeconomici: -25% del pil tra il 2010 e il 2014, -20% il pil procapite nello stesso periodo. Le infografiche spiegano poi ai cittadini greci come funzionano le limitazioni sulle banche, specificando che l’uso delle carte di credito è libero dalle restrizioni applicate invece al ritiro dei contanti ai bancomat.”Rassegnerò le dimissioni se vince il sì”, ha detto anche il ministro delle finanze Yanis Varoufakis, probabilmente provocando un segreto sollievo nei molti colleghi dell’Eurogruppo che in questi mesi lo hanno aspramente criticato. Il Fondo monetario internazionale quantifica i costi, sottolineando che Atene ha bisogno di almeno 50 miliardi di euro fino al 2018, aiuti che potranno venire solo da un nuovo salvataggio Ue-Bce-Fmi. Un terzo piano che, in caso di vittoria del ‘no’, sarà “molto difficile” da negoziare, fa sapere il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem. In un nuovo rapporto il Fmi torna sul problema dell’insostenibilità del debito ellenico, contro cui punta il dito da mesi. Secondo i calcoli dell’ormai morto e sepolto ‘Memorandum’ d’intesa con i creditori, l’anno scorso sarebbe dovuto scendere al 128% del pil. E invece quest’anno viaggia sulla spaventosa soglia del 180%. Per il Fondo è la certificazione che va ristrutturato, una convinzione che il Governo Syriza aveva fin dal suo insediamento e che ha provato a chiedere fino all’ultimo minuto. Secondo Dijsselbloem, Tsipras si sbaglia di grosso se pensa che potrà negoziare un pacchetto “meno duro e più amichevole” dopo il referendum. Perché se Syriza non poteva cedere, nemmeno loro possono capitolare su tutto. Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella spinge ancora per il dialogo: “Auspichiamo che la Grecia possa trovare rapidamente un’equilibrata intesa per riavviare un percorso di stabilità e crescita nell’alveo dell’Unione Europea, cui Atene appartiene”.

Roberto Cristiano

 

 

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