epa04842329 German Finance Minister Wolfgang Schaeuble at the start of a special Eurogroup finance ministers meeting on Greece, in Brussels, Belgium, 11 July 2015. Eurozone finance ministers were set to evaluate Greece's request for a new bailout package, with diplomats saying that the chances of a deal stand at 50-50. Athens is teetering on the edge of bankruptcy, cut off from bailout aid, in arrears to the International Monetary Fund (IMF), owing large debt repayments this month and fending off suggestions that it may soon have to exit the eurozone. EPA/OLIVIER HOSLET

Grecia, Schaeuble propone Grexit per 5 anni

 L’ Eurogruppo straordinario sulla Grecia è diviso, non decide, e si aggiorna alle 11 di oggi per una nuova riunione prima dell’Eurosummit delle 16.  Il fronte dei Paesi ostili alla Grecia è ampio e la testa di punta è la Finlandia dove il Parlamento ha negato l’autorizzazione a negoziare un nuovo salvataggio della Grecia,  con il governo a rischio di caduta se non rispetterà l’indicazione ricevuta.  Il capo dell’ala dei duri, Wolfgang Schaeuble, è rigidissimo perché non crede a Tsipras, non accetta il suo piano e propone una ‘Grexit’ per cinque anni. Persino il Portogallo si leva contro e non vede perché dedicare una parte del suo piccolo pil ad un salvataggio più grande di quello che lui stesso ha avuto. Francia e Italia provano ad allargare il fronte dei sostenitori, che ora ha imbarcato anche l’ex Troika promuovendo il piano greco. Ma sarà difficile coinvolgere il nutrito seguito della Germania, che sono Slovacchia, Finlandia, Olanda, Estonia, Lituania e Lettonia. Nel migliore dei casi, con un accordo, le condizioni saranno durissime. All’Eurogruppo, è Schauble a guidare la trattativa. A riunione in corso compare un documento del suo ministero che spiega come Atene abbia solo due strade. La prima, migliorare le sue proposte velocemente e in modo completo, con il pieno sostegno del Parlamento e trasferire asset, per un ammontare di 50 miliardi a un fondo. La seconda, lasciare per cinque anni l’Eurozona, ristrutturando i suoi debiti. Ipotesi che subito fonti europee dichiarano “non praticabile”. Il piano presentato da Alexis Tsipras, con il mandato del parlamento greco, è per molti ministri dell’eurozona solo una base di partenza, non sufficiente a sbloccare il terzo giro di aiuti internazionali da 74 miliardi di euro.  Dopo che i ‘tecnici’ dell’ex Troika hanno promosso il piano greco, offrendo aiuti per oltre 70 miliardi di euro, la resa dei conti ora è tutta politica e solo i leader possono decidere se continuare a tenere la Grecia nell’euro oppure accompagnarla alla porta. Più che un problema di misure, che pure si stanno limando all’interno dell’Eurogruppo, ora è un grosso problema di fiducia. “Non vedo come potremo raggiungere facilmente un accordo visto che il Governo greco ha fatto di tutto per minare la fiducia”, dice Schauble. Il piano è debole in alcune aree ma c’è seria preoccupazione sull’attuazione visto che i greci stanno proponendo qualcosa che una settimana fa era stata rigettata al referendum. La fiducia è venuta a mancare non solo per la ‘sfida’ di Tsipras all’Ue, con la convocazione del referendum a sorpresa, ma anche perché ieri ad Atene la maggioranza parlamentare si è erosa ed è molto difficile passare le riforme senza una maggioranza ampia. Con una situazione simile all’Eurogruppo i falchi hanno gioco facile. Atene non ha molte carte da giocarsi, se non promettere di accelerare l’approvazione delle riforme che l’Eurogruppo le propone. I ministri vorrebbero che passasse subito la riforma dell’Iva, l’abolizione delle baby pensioni, la liberalizzazione delle licenze tv, l’abolizione dei monopoli, le privatizzazioni promesse. Il ministro Tsakalotos è pronto ad accettare tutto, ma stavolta ai falchi sembra non bastare nemmeno quello perché il ‘no’ di Berlino per ora suona forte e chiaro anche sulla proposta del Fmi di estendere le scadenze del debito greco a 60 anni. Ma nemmeno la Germania può fare opposizione fino in fondo, perché a rischio non c’è solo il destino della Grecia visto che un incontrollato collasso del sistema bancario greco come debitore sovrano porterebbe dubbi significativi sull’integrità dell’Eurozona nel suo insieme. La palla passerà ora ai capi di stato e di governo dell’eurozona che si riuniranno oggi pomeriggio. Sarà prevalentemente una scelta politica che verrà fuori dall’incontro, perché sono i massimi responsabili di governo a dover tornare a casa con buoni argomenti per convincere i parlamenti riottosi contrari a concedere nuovi prestiti ad Atene. Perché l’operazione possa partire è necessario che le azioni prioritarie definite da Tsipras siano tradotte in atti legislativi e passino al voto dei deputati. Si tratta di passaggi non scontati, dato che è proprio nel passaggio parlamentare sui singoli atti che Tsipras rischia molto. Secondo alcuni potrebbe anche essere costretto a cambiare maggioranza, il che complicherebbe molto le cose. Ma si tratta della scelta chiave che renderà possibile la svolta nelle relazioni fra Grecia ed eurozona. La sfiducia europea nei confronti del governo greco è generalizzata e il solo modo per convincere Germania, Olanda, Finlandia, Slovacchia, i paesi baltici è che sul tavolo ci siano alcuni atti politici, legislativi e amministrativi già compiuti, passati alla prova del voto parlamentare.

Roberto Cristiano

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