epa03654119 Romano Prodi, UN Special Envoy for the Sahel during an exchange of views on the situation in the region of Sahel, at the EU parliament headquarters in Brussels, Belgium, 08 April 2013. EPA/JULIEN WARNAND

Governo, Prodi: “Troppi solisti, serve figura che unifichi”

Il problema dell’Italia “e’ cantare in coro, non avere dei solisti. Ce ne sono anche troppi. E come vediamo in queste ore, non leggono nemmeno lo stesso spartito. A questo punto, mi viene in mente la Prova d’orchestra di Fellini. Crisi o non crisi, andando avanti cosi’ non si va da nessuna parte”. Lo dice, in un’intervista a Il Messaggero, Romano Prodi, in occasione del suo 80/o compleanno. Per quanto riguarda la sfera pubblica, “sono preoccupato perche’ alla speranza collettiva si e’ sostituito un messaggio per illudere l’oggi e non per preparare il domani” dice. Oggi “credo che in Italia, per rendere concreta una speranza collettiva, occorrerebbe un leader morale non necessariamente politico. Servirebbe qualche grande pensatore, qualche grande scienziato, una figura nella quale riconoscersi”, perche’ “la societa’ si e’ radicalizzata troppo. Quando vado in giro, tantissima gente mi abbraccia e dice di rimpiangere il passato. Ma tanti mi insultano. Ne’ l’una ne’ l’altra cosa accadevano negli anni scorsi. Percio’ dico che ci vuole qualche figura che unifichi, che impersonifichi l’intera societa’”.

L’idea di Ulivo e l’idea di Europa “sono state eredi e espressioni del mio ottimismo personale e generazionale – sottolinea -. Nonostante tutte le difficolta’, c’era l’idea che con l’Ulivo si potesse cambiare l’Italia e che con l’Europa possa cambiare il mondo. Quest’ultima speranza mi e’ rimasta”. Secondo Prodi dovremmo “diventare anche noi protagonisti del cambiamento, non demonizzarlo. Io credo che se riusciamo ad essere uniti in Europa possiamo ancora partecipare alle grandi trasformazioni del mondo. Abbiamo pero’ poco tempo per imparare a guidare anche noi le innovazioni in corso. Gli artefici del cambiamento per ora sono americani e cinesi”. Per l’ex premier “abbiamo contribuito a creare la globalizzazione, che e’ stato un fenomeno positivo, ma non siamo stati capaci di liberarla dall’aumento delle diseguaglianze”. E oggi in Italia “la fuga di molte delle energie migliori e’ il problema piu’ serio”. La molla di un Paese “e’ la fiducia e noi la stiamo perdendo”.

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