Governo Draghi, tra democrazia e prerogative per un governo di unità nazionale

Matteo Renzi: ‘Draghi? Non c’è un italiano con la stessa autorevolezza, è un bene per questo Paese. Può fare perfettamente il presidente del Consiglio o il Presidente della Repubblica, il punto è che ci vuole la politica per capire qual è lo scenario con Draghi a Palazzo Chigi o con Draghi al Quirinale’.

Ora è arrivato il time out con tutti  che  convergono sul fatto che il vento è cambiato, il governo si è  indebolito,  la leadership di Mario Draghi è  ammaccata e l’unico modo per tutelarlo è  eleggerlo presidente della Repubblica.  Nel gioco del tiro al bersaglio tutti a puntare sul suo prestigio,  cosa che mostra il segno di come le cose siano cambiate nello spazio temporale  di poche settimane.

Oggi il presidente del Consiglio è diventato un bersaglio fisso in mezzo a una maggioranza in cui ognuno ha il suo obiettivo.  Draghi doveva  chiarire per tempo che non aveva alcuna intenzione di lasciare il governo nel pieno dell’emergenza, essendo l’emergenza il motivo per cui al governo era stato chiamato. Solo così infatti avrebbe conservato intatta quella posizione di forza che gli aveva consentito di prendere le decisioni necessarie, con l’energia e il tempismo che la situazione richiedeva.

La sua inclinazione a lasciare Palazzo Chigi per il Quirinale è divenuta elemento di discussione pubblica lasciando svanire  l’azione di governo, che ha cominciato a perdere colpi, fino al punto da ricordare la logica contiana del precedente governo.

Certo, il record dei quattro diversi decreti anti-covid in quattro settimane, realizzato dal governo Conte nell’indimenticabile autunno del 2020, non è stato ancora eguagliato.

La  frattura fra i partiti e Draghi si è aperta dopo che il presidente del consiglio ha dato per compiuto il suo compito alla guida del governo e implicitamente offerto alle forze politiche la propria disponibilità a trasferirsi da Palazzo Chigi al Quirinale.

Con questo Draghi si è cacciato in un angolo rendendo necessario  sgombrare  il campo da ogni ipotesi quirinalizia. Solo a quel punto il premier, libero da ogni ipoteca e ogni retropensiero, sarà nella posizione per imporre nuovamente le sue condizioni, a cominciare da un programma di governo che dovrà contenere scelte nette a partire dal passaporto vaccinale.

La variante Omicron si è scagliata sull’Europa con un’impatto devastante dal punto di vista della viralità, lasciando intuire un inverno di incertezze sul fronte della tenuta dei sistemi sanitari e produttivi.

Quello che appare chiaro all’orizzonte è dato  dalla recrudescenza della pandemia, accompagnata da provvedimenti tardivi e crisi istituzionale. Arrivare al voto per il prossimo presidente della Repubblica in questo scenario è molto pericoloso.

Nel 2021 eravamo passati in appena un anno dal fondo alla testa della classifica, tanto dal punto di vista del contenimento del virus quanto dal punto di vista della ripresa economica.

Giancarlo Giorgetti, ministro, capo delegazione della Lega al governo e grande sponsor di Mario Draghi come futuro presidente della Repubblica è stato assente al consiglio dei ministri del 5 gennaio scorso che ha imposto l’obbligo vaccinale agli over 50, togliendosi dall’imbarazzo di contrastare, per conto di Matteo Salvini, la linea più rigorista del presidente del consiglio.

Beppe Grillo stronca come ‘orwelliana’ la scelta del governo di introdurre per una parte della popolazione l’obbligo vaccinale.

Mario Draghi ha ritenuto di tacere e di non spiegare pubblicamente agli italiani i contenuti del decreto legge, probabilmente il più importante e quello che genererà più dibattito nell’opinione pubblica, del suo mandato.

I partiti nelle prossime settimane giocheranno dunque quattro partite decisive dove ogni partita racchiude in sé un altro vero obiettivo: l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, la designazione di un eventuale nuovo presidente del consiglio, la chiusura o meno del governo di unità nazionale, la conseguente definizione di un nuovo perimetro di alleanze governative che di fatto darà l’avvio alla nuova campagna elettorale, anche in caso di scadenza naturale della legislatura.

Mario Draghi potrebbe ritrovarsi ad essere usato in questo contesto dai partiti per obiettivi chiaramente di parte e non per lo scopo primario di superare la crisi pandemica ed economica. Spostato al Colle e senza lo spirito di unità nazionale anche la sua reputazione, come mostrano gli ultimi dati in rialzo dello spread che scontano questa ipotesi, potrebbe poco nel proteggere il futuro presidente del consiglio. Chiunque egli sia, sarà certamente meno carismatico e capace di affrontare le sfide dei mercati finanziari, soprattutto se si trovasse di fronte ad un’opposizione ancora più animosa e numericamente rappresentata in Parlamento.

Nei palazzi romani chi vuole proteggere la legislatura, e con essa la pensione e ulteriori dodici mesi di indennità parlamentare, sa bene che l’accordo sul futuro presidente della Repubblica non potrà essere svincolato alle altre tre partite. Tutto si deve tenere insieme. O tutto crollerà insieme.

Quirinale, Palazzo Chigi, conferma dello spirito di unità nazionale e fermezza sulle misure sanitarie.

In un cambio di paradigma così netto, dove lo spirito di unità verrebbe spazzato via dall’esigenza della contrapposizione delle diverse visioni politiche in tema di contrasto alla pandemia, di attuazione sul piano energetico del PNRR, ad esempio sul ruolo che gas e nucleare devono avere nella fase di transizione energetica, sui temi fiscali, sulla gestione dei confini e dell’immigrazione, sui diritti civili e altro.

Se l’idea è chiudere la parentesi dell’unità nazionale spostando Draghi al Colle, Draghi dovrebbe rifiutare la trappola che gli stanno preparando alcuni dei suoi alleati di governo. Draghi promosso garante e arbitro è un Draghi tolto alla squadra dell’europeismo, dell’atlantismo, della competenza, della solidarietà. L’Italia ha bisogno di una offerta politica basata su questi valori e di leadership  capaci di incarnarla.

A partire dal 24 gennaio, a Montecitorio, si sveleranno le logiche della verità e le logiche dell’inganno che si sveleranno sul nome di Mario Draghi.

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