Governo, a Casellati il mandato esplorativo

Maria Elisabetta Alberti Casellati è stata convocata alle 11 al Quirinale. Il capo dello Stato  dovrebbe affidarle un incarico esplorativo.

Così dopo due giri di consultazioni al Quirinale, durante e dopo le quali Sergio Mattarella ha pazientemente atteso le mosse tattiche dei partiti, i riflettori ora si accendono su Palazzo Giustiniani dove la seconda carica dello Stato tenterà di tessere la sua tela coinvolgendo i partiti. I colloqui avverranno nella Sala dove fu firmata la Costituzione.

Finito il colloquio con il capo dello Stato, sarà il segretario generale Ugo Zampetti a presentarsi nella Loggia D’Onore davanti ai giornalisti e alle telecamere per annunciare ufficialmente il conferimento del mandato esplorativo. E a quel punto, dalla viva voce dell’esploratrice Alberti Casellati si conosceranno valutazioni e prossime mosse.  Un compito molto difficile, ad un mese e mezzo dalle elezioni e dopo due giri di consultazioni al Quirinale andati a vuoto. Con lo scontro politico che ha spinto Mattarella a non prendere in considerazione, per il momento, un preincarico politico né a Matteo Salvini né a Luigi Di Maio.

La presidente del Senato comincerà subito il suo lavoro, e si ‘stabilirà’ per i suoi incontri negli uffici di Palazzo Giustiniani. Il primo passo: preparare l’agenda dei colloqui con tutte le forze politiche, sulla falsariga di quelli che si sono già svolti al Colle nelle consultazioni. In calendario almeno due giorni per questa sua verifica, ma potrebbero esserne necessari altri. Poi Casellati tornerà sul Colle a riferire l’esito.

La scelta di Mattarella avviene in una situazione a dir poco surreale, in cui i fatti smentiscono quanto i partiti hanno affermato durante l’ultimo giro di consultazioni, caricando quindi di incognite le scelte del Capo dello Stato.

Giovedì scorso i tre leader del centrodestra avevano chiesto a Mattarella di partire dal centrodestra. L’unità della coalizione aveva mostrato nuove crepe con le prese di posizioni dopo l’attacco Usa in Siria, e ieri in Aula le divergenze sono state confermate.

L’impressione, diffusa in ambienti politici, è che con le proprie dichiarazioni sulla Siria Matteo Salvini, che ieri ha rinnovato l’appello a Di Maio a vedersi e parlare di programmi, si sia autoescluso, forse consapevolmente,  dal primo pre-incarico politico. Dal canto suo, M5s ha fatto sapere di non volere che tale incarico sia affidato al presidente della Camera Roberto Fico.

Apprezzamento per Casellati è stato espresso da Matteo Salvini e da Mariastella Gelmini, anche se molti ‘azzurri’, che chiedono di non essere citati, avrebbero preferito tenere in serbo questa carta per un successivo tentativo: più d’uno sperava in un incarico a Fico che non avrebbe potuto rifiutarsi di incontrare Silvio Berlusconi, facendo così cadere il veto verso di lui. L’altro motivo di riserva in Fi verso l’incarico a Casellati è che in questa fase potrebbe non riuscire a convincere né M5s né il Pd. E forse in un ottica di un possibile nulla di fatto da parte della presidente del Senato, Salvini non ha chiuso all’ipotesi di un ‘terzo uomo’ a Palazzo Chigi, anche un tecnico, diverso da lui e Luigi Di Maio, al quale ha mandato un invito a parlare di programmi come lavoro e tasse, anziché bloccarsi su chi sarà il premier.

Nella Lega infatti si comincia a temere l’accordo M5s-Pd. Il reggente Dem Maurizio Martina ha detto che il suo partito è pronto a confrontarsi ‘su tre punti’ che erano il programma elettorale del Pd. Il segretario reggente Maurizio Martina ha infatti comunicato il cambio di passo in vista della fase due: ‘Ecco le prime tre proposte del Pd su povertà, famiglie e lavoro. Allargare il reddito di inclusione, introdurre l’assegno universale per le famiglie con figli, introdurre il salario minimo legale’.

Martina ha avanzato tre proposte del Pd per l’azione di Governo: è un passo avanti che ci consente di iniziare un discussione di merito e di tradurre finalmente in pratica l’affermazione che ‘non stiamo sull’Aventino’,  dichiara Cesare Damiano, del Partito Democratico: ‘Sui contenuti proposti da Martina che condivido, due considerazioni: se si è favorevoli all’accordo stipulato da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria sugli assetti contrattuali e sulla rappresentatività, non si può pensare di introdurre il salario legale in modo indifferenziato e universale: bisogna precisare che si tratta di applicarlo a coloro che non hanno un contratto di lavoro ma che, ad esempio, svolgono i lavori occasionali della Gig Economy. In secondo luogo, suggeriamo di non trascurare il tema della previdenza al fine di proseguire l’opera di correzione della legge Fornero iniziata nella scorsa legislatura (20 miliardi recuperati) e per introdurre la pensione contributiva di garanzia per i giovani. Se vogliamo recuperare un po’ di equità sociale questi sono i temi, accanto a quello della povertà’.

Se dunque dopo un eventuale nulla di fatto di Casellati, ci fosse un incarico a Di Maio, questi,  secondo i timori di alcuni nella Lega e in Fi,  anziché fallire aprendo la strada al ‘terzo uomo’, potrebbe chiudere con il Pd.

Da registrare anche il fatto che il presidente Fico abbia chiesto alla Commissione speciale di inserire nel proprio ordine del giorno il decreto carceri, proprio come avevano chiesto il governo e il Pd, ma che la Lega aveva bloccato. Dopo l’irritazione dei renziani contrari ad ogni apertura a M5S, Martina ha subito chiarito che i tre punti indicati non sono una apertura a M5s, ma la semplice ripetizione del programma del Pd, e che quindi le sue parole sono state ‘strumentalizzate’. Ma a destra il timore che sbocci l’amore è palpabile.

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