Gli enigmatici scavi sul lungo Tevere riportano alla luce tombe e marmi raffinati

La città di Roma non smette mai di sorprendere. I tesori nascosti nel sottosuolo sono sterminati e lo dimostra il fatto che ogni volta che la Capitale è interessata da lavori pubblici riemerge, con puntualità, la testimonianza storica dell’illustre passato dell’urbe.

Stavolta alla felicità per il ritrovamento effettuato sulle sponde del Tevere che ha riportato alla luce marmi e tombe si unisce anche un velo di mistero. Gli esperti non sono ancora riusciti a dipanare l’enigma dei ritrovamenti effettuati nel complesso archeologico scoperto dalla Sopraintendenza ai Beni Culturali nel cuore pulsante di Roma, a poca distanza da Ponte Milvio, nei pressi della pista ciclabile che costeggia il fiume Tevere.

Gli scavi hanno riportato alla luce quattro ambienti e un’area sepolcrale dove gli archeologi stanno catalogando le numerose anforeriportate alla luce e il considerevole numero di resti umani ritrovati.

I ritrovamenti risalgono a una fascia temporale che va dal I sec. d.C. al IV secolo. Stando alle analisi dei ritrovamenti è probabile che in quella zona di fossero un magazzino, una villa e anche un luogo di culto con tutta probabilità cristiano, stando ai manufatti che stanno pian piano tornando a vedere la luce.

I reperti più antichi risalgono all’età imperiale e dovrebbero appartenere a un ampio edificio con funzione commerciale, forse un magazzino vista la vicinanza al fiume Tevere e alla via Flaminia, due importanti vie di comunicazione per gli sbocchi commerciali di Roma. Gli altri reperti risalgono al III o IV secolo: si tratta di marmi molto pregiati e raffinati che abbelliscono mura e pavimento.

A breve l’area sarà reinterrata per salvaguardare il piccolo tesoro archeologico dalle periodiche inondazioni del fiume che subisce la zona. Intanto è corsa contro il tempo e l’imminente autunno per raccogliere e catalogare quanti più reperti è possibile.

La scoperta dell’area archeologica è avvenuta, come per la maggior parte dei casi, per una pura casualità. I tecnici dell’Acea, la municipalizzata di Roma che si occupa dell’erogazione dell’energia elettrica in tutta la città, hanno effettuato il ritrovamento mentre stavano provvedendo alla posa di alcuni cavi.

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