Giustizia. Accordo in Cdm: il M5S prima valuta l’astensione poi vota la riforma

Dopo due di ritardo sull’orario di inizio ed una sospensione dovuta al muro del M5S che ha minacciato di astenersi sulla riforma della giustizia targata ‘Cartabia’, il consiglio dei ministri ha trovato la quadra sulla riforma del processo penale e dato il via libera al provvedimento. La maggioranza su spinta dei ministri pentastellati ha trovato, alla fine, l’accordo sul tema dell’aggravante mafiosa, che di fatto ha fatto sbloccare l’empasse.

Non è stata una giornata facile quella di oggi per il governo di Mario Draghi. Il cdm, iniziato già con due ore di ritardo, è stato sospeso ufficialmente per permettere ai ministri di partecipare al question time. Ma il nodo vero era il mancato accordo tra i partiti sulla riforma della giustizia targata Marta Cartabia. Il banco ha  rischiato di saltare per l’ostruzionismo dei ministri del M5S. Tempi più lunghi per l’improcedibilità dei reati di mafia, terrorismo, violenza sessuale e droga, oltre a una norma transitoria fino a tutto il 2024 per l’entrata a regime della nuova prescrizione, questa la mediazione per la riforma della giustizia approdata in Cdm, prima di giungere in Parlamento, non ha convinto pienamente i ministri di Giuseppe Conte. Tanto che la delegazione pentastellata ha minacciato l’astensione sulla riforma Cartabia se nel testo non sarebbero stati inclusi i reati commessi ‘per agevolare le associazioni mafiose’, quelli dell’articolo del codice 416bis.1. Poi è arrivata la mediazione che ha dato il via libera della riforma.

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