Giuseppe Conte e il suo futuro politico

Arrivato a Palazzo Chigi in punta di piedi e accolto dallo scetticismo dell’opinione pubblica, Giuseppe Conte si è ritagliato il suo spazio guadagnando il gradimento degli italiani. E sembra essersi trovato bene. Il Presidente del Consiglio, in un colloquio con la Repubblica ha fatto sapere di voler proseguire la carriera politica anche al termine della legislatura in corso.

Giuseppe Conte è diventato un politico a tutti gli effetti, in grado di resistere a una crisi di governo e a una manovra di palazzo. Anche per quanto riguarda il futuro, il premier continua a vedersi nel mondo della politica. “Dopo questo mio intenso coinvolgimento, non vedo un futuro senza politica. Penso al presente e non al mio futuro, iniziare a ragionare sul proprio futuro quando si ha un incarico così rilevante rischia di creare una falsa e distorta prospettiva,  come un tarlo che finisce per distrarre o peggio per condizionare le scelte e le decisioni che si è chiamati ad assumere.

Conte ha poi parlato del suo modo di intendere la politica e di fare politica. Nel corso degli ultimi mesi è diventato il simbolo dell’anti-salvinismo dividendo l’Italia in un bipolarismo più personale che ideologico: ‘Non mi vedo novello Cincinnato che mi ritraggo e mi disinteresso della politica. La politica non è solo fondare un partito o fare il leader di partito o fare competizioni elettorali. Ci sono mille modi per partecipare alla vita politica e dare un contributo al proprio paese. Qualsiasi contributo mi troverò a dare sarà comunque in linea con la mia inclinazione che sabato ho esplicitato: sono un costruttore, non sono divisivo’.

C’è da dire che gli ultimi momenti di crisi di quest’anno complicato per i 5 Stelle sono arrivati pochi giorni fa: prima il passaggio di tre senatori al gruppo della Lega, poi le dimissioni del Ministro Fioramonti dovute al mancato stanziamento nella legge di bilancio dei 3 miliardi annunciati per scuola e università. Ancora non sappiamo se queste dimissioni siano un caso isolato o l’avvisaglia di una scissione all’interno del Movimento in vista della creazione di un gruppo parlamentare di fedelissimi di Giuseppe Conte, come era stato riportato da varie testate giornalistiche in un primo momento. Sicuramente, però, il 2019 non finisce in modo positivo per il Movimento 5 Stelle, che avrà poco tempo per rialzarsi in vista delle molte elezioni regionali dell’anno prossimo, e soprattutto del possibile referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari: il voto sulla riforma fortemente voluta dai pentastellati sarà il prossimo grande banco di prova per Luigi Di Maio e per il Movimento.

Lo spacchettamento del Miur provoca un primo sussulto tutto politico: il M5s diventa minoranza. Con la nomina di Gaetano Manfredi alla Ricerca e Università, vicino al Pd, uno in più per Zingaretti, e la Azzolina alla Scuola, che numericamente rimpiazza Fioramonti, fa sì che il centrosinistra abbia 11 ministri e il Movimento Cinque stelle 10. Conte in un attimo ha messo in minoranza il gruppo politico che lo ha portato alla presidenza del Consiglio. Per ben due volte.

In realtà può essere chiaro il motivo che fece chiamare il premier ‘Giuseppi’ da Trump. Non si trattò di una gaffe di pronuncia ma di un plurale che definiva la duplice personalità di Giuseppe Conte.

Conte infatti è l’uomo che passa alla storia del 2019 come il presidente che visse due volte, o anche il premier dei due mondi: in ogni caso il primo leader dell’Italia unita a poter vantare come ‘suoi’ i risultati di due governi opposti e avversari, il più a destra e il più a sinistra, uno anti-europeo e l’altro europeissimo, l’esecutivo della flat tax e quello della sugar tax, quello che mette le clausole di salvaguardia dell’Iva e quello che le toglie.

Il nostro premier non potrà oggi dire, come aveva imprudentemente vaticinato, che il 2019 sia stato ‘un anno bellissimo’. Ma a lui non è andata male. Nato grillino, separatosi poi da Di Maio, il segretario del Pd Zingaretti lo ha di recente adottato, definendolo ‘punto di riferimento di tutti i progressisti’. Si vocifera perfino che dallo sfaldamento dei Cinquestelle possa nascere in Parlamento un gruppo di transfughi in suo nome, pronti a battersi per  la durata sua e della legislatura.

 

Circa Redazione

Riprova

La rivoluzione energetica al femminile: le donne guidano gli investimenti nelle energie rinnovabili

La Lombardia, l’Emilia-Romagna, il Piemonte e il Veneto sono le regioni italiane che guidano la …

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com