Giorgia Meloni vittima di uno stalker, testimonia in Tribunale: “Non dormo più la notte, dice cose terribili”

Giorgia Meloni testimonia in aula nel processo allo stalker arrestato lo scorso luglio per atti persecutori nei confronti della presidente di Fratelli d’Italia. “Ho paura per me e per la mia bambina – dichiara – sono spesso fuori casa e leggere quelle cose mi ha gettato nella paura. Non dormo più la notte”. La Meloni racconta ai giudici i momenti terribili che ha vissuto per colpa di Raffaele Nugnes, l’uomo accusato di aver scritto messaggi di natura minatoria e diffamatoria sulla propria pagina Facebook: “Lui diceva che la bambina era sua, che gliel’ho strappata e che prima o poi sarebbe venuto a riprendersela a Roma. Io non l’ho mai incontrato – precisa la Meloni – né sentito per telefono. Ma dalla lettura di quei messaggi che mi sono stati segnalati la mia vita è cambiata”. La leader di FdI spiega anche in che modo ciò è avvenuto: “Mi sono premunita che la bambina fosse più controllata. Cerco di affiancare alla baby sitter altre persone”.

 E’ la drammatica testimonianza che Giorgia Meloni, leader di Fratelli di Italia, ha tenuto oggi davanti ai giudici della prima sezione penale di Roma nel processo che vede imputato per stalking, Raffaele Nugnes, arrestato dalla Digos lo scorso 31 luglio nella provincia di Caserta.

Meloni ha ricostruito la vicenda rispondendo alle domande del pm. “Io vivo spesso fuori casa e il mio stato d’ansia è enormemente cresciuto – ha detto – perché ho dovuto prendere particolari cautele. Non bastava più la baby sitter per controllare mia figlia”. Nel procedimento l’esponente di Fdi è parte civile. “Ho appreso dei messaggi minatori solo quando, più o meno in contemporanea, è stata allertata dalla Digos e mia sorella. Le era arrivato un video intimidatorio riconducibile all’imputato”. Nugnes era stato arrestato e posto ai domiciliari. Meloni ha ribadito di non averlo mai “visto o conosciuto”. “Il mio modo di vivere è ovviamente cambiato. Ho paura anche dopo un messaggio pubblicato dall’imputato in cui scriveva: ‘hai tempo tre giorni per venire dove sai, se non vieni sai cosa succede, vengo a Garbatella…'”.

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