Giorgia Meloni: ‘Un governo ostaggio della sinistra’

Il commento di Massimiliano Cencelli, padre del famoso Manuale della lottizzazione della prima Repubblica, fotografa i ministri del governo Draghi in una frase icastica. “Nasce il governo del Vorrei ma non posso…”. In effetti, Mario Draghi è stato costretto a cucinare col cibo in dispensa.

Restano al loro posto Luigi Di Maio, Luciana Lamorgese, Dario Franceschini, Roberto Speranza. E questo potrebbe bastare per capire che i superpoteri di Draghi hanno potuto poco contro l’avidità di Pd e M5s.

Alla fine, il presidente del Consiglio incaricato ha consegnato a Mattarella una lista dei ministri che è una insalata mista.  In tutto sono 23 i ministri della squadra Draghi: 15 politici e 8 tecnici.

La delegazione più numerosa è quella dei 5 Stelle, partito che ha i gruppi parlamentari più consistenti a Camera e Senato. Nella squadra Draghi entrano infatti 4 ministri pentastellati e sono tutte riconferme  del Conte 2: Federico D’Incà torna ai Rapporti con il Parlamento e Di Maio viene appunto confermato alla Farnesina. Mentre Stefano Patuanelli migra dal Mise all’Agricoltura e Fabiana Dadone dalla pubblica amministrazione alle Politiche giovanili.

Tre i ministri dem. Due conferme con Lorenzo Guerini alla Difesa e Dario Franceschini alla Cultura, perdendo il Turismo. New entry Andrea Orlando, vicesegretario del Pd, come ministro del Lavoro. Tre anche i ministri in quota Lega: Giancarlo Giorgetti allo Sviluppo Economico, Erika Stefani al ministero per le politiche della disabilità e Massimo Garavaglia al Turismo.

Anche per Forza Italia la delegazione è composta da tre ministri: Renato Brunetta alla Pubblica Amministrazione, Mara Carfagna al Sud e Maria Stella Gelmini agli Affari regionali. Leu vede invece confermato Roberto Speranza alla Salute. Per i renziani di Italia Viva torna al governo Elena Bonetti nello stesso ruolo del Conte 2 ovvero Pari opportunità e Famiglia.

Ecco, nel dettaglio, i ministri del governo guidato dal presidente del Consiglio Mario Draghi: Luciana Lamorgese ministro dell’Interno; Luigi Di Maio ministro degli Esteri; Daniele Franco ministro dell’Economia; Giancarlo Giorgetti ministro dello Sviluppo Economico; Marta Cartabia ministro della Giustizia; Roberto Cingolani ministro della Transizione ecologica; Stefano Patuanelli ministro per le Politiche agricole; Roberto Speranza ministro della Salute; Lorenzo Guerini ministro della Difesa; Andrea Orlando ministro del Lavoro; Vittorio Colao ministro della Transizione digitale; Enrico Giovannini ministro dei Trasporti; Patrizio Bianchi ministro dell’Istruzione; Dario Franceschini ministro della Cultura; Elena Bonetti ministro della Famiglia; Federico D’Incà ministro per i Rapporti con il Parlamento; Maria Cristina Messa ministro dell’Università; Renato Brunetta ministro della Pubblica Amministrazione; Maria Elena Gelmini ministro per le Autonomie; Mara Carfagna per il Sud e la coesione territoriale; Fabiana Dadone ministro per le politiche giovanili; Erika Stefani, ministro per le Disabilità; Massimo Garavaglia ministro per il Turismo.

Molto atteso era il tecnico all’Economia. Come preventivato, Draghi ha scelto Daniele Franco. Il direttore generale della Banca d’Italia è anche presidente dell’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni-IVASS dall’1 gennaio 2020. Vanta una lunga conoscenza con Mario Draghi nata certamente negli uffici di Palazzo Koch, dove il premier ha ricoperto il ruolo di governatore dal 2005 al 2011.

Giorgia Meloni scorre la lista dei responsabili dei dicasteri scelti dal  premier incaricato affermando: ‘Governo dei migliori? No. E’ un compromesso che rispolvera buona parte dei ministri di Conte.  Le grandi aspettative degli italiani sull’ipotesi di un governo dei ‘migliori’ in risposta all’appello del Capo dello Stato si infrange nella fotografia di un compromesso,  che rispolvera buona parte dei ministri di Giuseppe Conte. La realtà di queste ore  dice questo. Mi chiedo se i cittadini, gli imprenditori, i lavoratori e tutte le persone in difficoltà si sentano rassicurate dall’immagine che vedono. Si sperava in qualcos’altro sinceramente. Doveva essere una ‘rivoluzione copernicana0 e invece… Come dimostra la casella strategica del ministero del Lavoro affidata al Pd, i nostri timori di un governo ostaggio della sinistra vengono confermati. Sono molto preoccupata per il nostro tessuto produttivo e per i milioni di italiani che rischiano il posto di lavoro’.

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