Giorgia Meloni sul piano di riarmo europeo

“L’Europa si suicida con il piano” di riarmo proposto da “Ursula Bomber Leyen da 800 miliardi di euro”. Lo ha affermato il deputato di Avs Nicola Fratoianni, storpiando il nome della presidente della Commissione Ue, nel corso del dibattito in aula sulle comunicazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni in vista del Consiglio Ue del 20 e 21 marzo. “Le è piaciuta” la battuta, “ho visto, e forse è anche d’accordo, so che non lo può dire, ma lo dica se vuole”, ha aggiunto Fratoianni rivolgendosi alla premier Meloni, presente in Aula. “800 miliardi di euro – ha continuato Fratoianni – per aumentare la spesa in armamenti nazionale. Di questo si tratta. Lasciamo stare la discussione. Siamo tutti per la difesa comune. Noi ce l’abbiamo nel programma, siamo anche per l’esercito comune. Ma non è questa la discussione”, perché nel piano “c’è qualche timida raccomandazione a fare qualche acquisto insieme, ma per il resto nulla. Non è un caso che Trump, Putin e le destre nazionaliste populiste odiano l’Europa, la odiano perché l’Europa è il continente delle libertà ma è anche quello che ha fondato la sua coesione su un welfare inclusivo, sui diritti del lavoro, sui salari, sulle pensioni, sul diritto alla salute per tutti. Quegli 800 miliardi, checché ne dica lei o il ministro Giorgetti, saranno soldi tolti ad altri investimenti”, ha concluso il leader di SI.

Ci troviamo alla vigilia di un Consiglio europeo che cade in un momento estremamente complesso per le vicende globali, e allo stesso tempo decisivo per il destino dell’Italia, dell’Europa dell’Occidente”, ha detto martedì Giorgia Meloni al Senato, dove ha riferito in vista del Consiglio Europeo di giovedì e venerdì a Bruxelles.

Così come riteniamo che l’invio di truppe europee, proposto in prima battuta da Regno Unito e Francia sia un’opzione molto complessa, rischiosa e poco efficace”.

Per la premier la difesa europea del futuro dovrà passare da migliori “operatività, servizi essenziali, infrastrutture energetiche, catene di approvvigionamento: tutte cose che non si fanno semplicemente con le armi”, tanto da ripetere che il nome scelto per il piano “ReArm Europe sia un nome fuorviante per i cittadini”.

“È un banale dato di realtà che non è possibile immaginare una garanzia di sicurezza duratura dividendo l’Europa e gli Stati Uniti. È giusto che l’Europa si attrezzi per fare la sua parte ma”, ha detto Meloni, “il pilastro europeo della Nato deve affiancarsi al pilastro nordamericano, in un’ottica di complementarità strategica”.

“Niente truppe italiane in Ucraina e nessuna ipotesi di esercito europeo, nessun taglio ai fondi per lo sviluppo e nessun accenno a un debito comune europeo, massimo sostegno all’impegno di Donald Trump per la pace e investimenti per la sicurezza in Italia. Bene il discorso di Giorgia Meloni che va nella giusta direzione”, si legge in una nota della Lega.

I partiti di opposizione hanno presentato delle proprie risoluzioni per il Consiglio Europeo, con una contrarietà variabile al piano ReArm Europe che da settimane divide lo schieramento e che è emersa anche nel dibattito seguito all’intervento di Meloni.

Il Partito Democratico si è attestato sulla linea della corrente maggioritaria della segretaria Elly Schlein per una “revisione radicale” del piano proposto da Ursula von der Leyen, indicando anche soluzioni alternative per la difesa comune europea.

L’Alleanza Verdi Sinistra ha invece chiesto di “respingere in sede di Consiglio europeo il piano ReArm Europeo proposto dalla presidente della Commissione Europea”.

Alla Camera, la premier Giorgia Meloni ha ribadito la volontà di difendere l’interesse nazionale e ha illustrato la proposta del Governo sul riarmo Ue: un piano che prevede il coinvolgimento degli investimenti privati, sostenuti da garanzie europee, per finanziare la corsa agli armamenti senza gravare sul debito pubblico. Si tratta di una strategia definita “più sostenibile”, che però solleva più di una perplessità.

Aprire la difesa comune europea al capitale privato significa anche creare un ecosistema industriale e finanziario fortemente incentivato dal profitto generato dalla produzione di armi. Una dinamica che ricorda i modelli di economia di guerra, in cui il riarmo stesso diventa non solo una scelta politica ma anche un’opportunità di investimento. Intanto, la discussione divide la maggioranza di governo.

Riarmo sostenibile, il piano di Meloni
Nel suo intervento alla Camera, Giorgia Meloni ha ribadito la posizione del Governo sul piano europeo di riarmo, il cosiddetto ReArm Europe, proposto da Ursula von der Leyen. Meloni ha espresso preoccupazione per il modello finanziario presentato dalla Commissione, che si basa quasi esclusivamente sul debito nazionale degli Stati membri.

La premier ha ricordato che l’Italia aveva chiesto di scorporare le spese militari dal Patto di stabilità con la clausola per la difesa, così da non appesantire ulteriormente i conti pubblici. Una richiesta rimasta per ora rimasta inascoltata.

A fronte di questo scenario, l’Italia propone un approccio alternativo: “Una priorità deve essere favorire gli investimenti privati su questa materia”, ha detto Meloni.

Il modello proposto è simile all’InvestEu: creare garanzie europee per attirare capitali privati nella difesa, alleggerendo il peso sugli Stati. Una strategia che, nei piani del governo, dovrebbe rendere il riarmo europeo più “sostenibile”. Ma l’idea di coinvolgere il mercato privato nel riarmo solleva dubbi e perplessità, soprattutto sul rischio che si incentivi un settore industriale e finanziario legato a doppio filo a

Meloni contro il M5S e l’antimilitarismo

Nel suo intervento alla Camera, Meloni ha risposto duramente alle critiche arrivate dal Movimento 5 Stelle, che accusa il Governo di alimentare una corsa al riarmo. La premier ha quindi accusato i 5 Stelle di incoerenza:

Voi dall’opposizione siete antimilitaristi, ma quando siete stati al governo vi siete comportati diversamente.

Secondo Meloni, durante il governo Conte II il M5S avrebbe approvato “il più alto aumento delle spese della difesa rispetto al Pil”. Ha poi liquidato le critiche come “lotta nel fango”, rivendicando la coerenza dell’esecutivo nella gestione dei dossier europei.
Matteo Salvini contro il riarmo europeo

Le divisioni però non mancano nemmeno nella maggioranza. Da Bruxelles, Matteo Salvini ha espresso un’opposizione netta al piano ReArm Europe, accusando la Commissione Ue di boicottare il processo di pace che, a suo dire, sarebbe stato riavviato da Donald Trump.

Mentre Stati Uniti e Russia parlano di pace, qui si vuole spendere soldi per la guerra. Mi sembrano fuori dal mondo.

Per Salvini, il vero problema dell’Italia non è il riarmo ma la sicurezza interna e il controllo dei confini meridionali:

Il problema dell’Italia è la frontiera sud e l’immigrazione clandestina, non l’invasione dei cosacchi.

Il leader della Lega ha definito il piano della Commissione Ue di von der Leyen, e in particolare di Kaja Kallas, “fuori dalla realtà”, ironizzando sul fatto che i leader europei sembrano vivere su Marte.

La linea leghista è stata chiarita anche da Riccardo Molinari, capogruppo alla Camera. Secondo Molinari, l’Italia non darà mandato a Meloni per approvare il piano ReArm Europe:

La risoluzione parlerà della proposta di Giorgetti all’Ecofin e della volontà dell’Italia di aumentare le spese militari nei tempi e nei modi che riteniamo opportuni.

Molinari ha ricordato che anche il Parlamento olandese si è sfilato dal progetto votando un “opting out”, mentre la Germania ha proceduto in modo autonomo con la modifica costituzionale che consente di finanziare la propria difesa.

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