Sarà una manovra finanziaria da circa 30 miliardi di euro, con oltre l’80% delle risorse utilizzate per ridurre il caro bollette di famiglie e imprese. Giorgia Meloni ha più volte ribadito il “modus operandi” che vuole imprimere all’azione dell’esecutivo: ossia che tutte le proposte di misure da inserire nel disegno di legge di Bilancio debbano indicare la copertura in termini di tagli di spesa o aumento delle entrate nell’ambito dello stesso settore. Considerando che 21 miliardi verranno impegnati contro il caro-energia, ne restano una decina per soddisfare le tante richieste che sono al vaglio in queste ore. Bisognerà selezionare le misure e accompagnarle con coperture certe. E’ il metodo Meloni condiviso in toto dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
Il ministro ha precisato che “la misura del cuneo fiscale non è attualmente finanziata per il 2023. Volontà del governo – ha detto- è non solo finanziarla e quindi rinnovarla per il prossimo anno. Ma anche aumentarla per i redditi più bassi dei lavoratori”. Ha poi tenuto a precisare agli addetti ai lavori che molti dei provvedimenti “di cui si parla oggi sui quotidiani sono mere ipotesi presentate nel corso della riunione. Ma che sono in corso di valutazione politica”. «Ho rappresentato un quadro di prudenza e confido che le forze politiche con responsabilità sosterranno questo approccio», ha detto il ministro dell’Economia dopo la riunione di venerdì a Palazzo Chigi convocata dal premier.
Andrea Viscardi, direttore responsabile della nostra testata, annota nel suo editoriale: ‘Dopo molti anni trascorsi nelle retrovie governative o tra gli scanni dell’opposizione, entrambe le posizioni abbastanza comode, si trova oggi nella condizione di dover dimostrare, quanto l’aggettivo sociale fosse realmente tale o fosse solo una forma di travisamento di una destra post fascista. Ora spetta alla Premier, il compito di guardare alle classi sociali meno abbienti che si sono viste, negli ultimi anni, ridurre progressivamente il potere d’acquisto del proprio salario, che hanno perso la speranza di trovare un lavoro dignitoso e di acquistare una casa, di assicurare una migliore istruzione ai propri figli, come in Italia è stato possibile fino a pochi anni fa, fino a che l’era della globalizzazione e dell’illusione non si è trascinato tutto via, lasciando dietro di sé diseguaglianze e povertà. Dando un fugace, ma attento sguardo alla legge di bilancio che il governo si appresta a varare, di sociale sembra esserci ben poco, almeno fino ad oggi. La politica sociale dell’esecutivo Meloni, sembra molto confusa e controproducente, anzi sembra peggiorare le diseguaglianze e gli squilibri sociali che inevitabilmente favoriscono le ingiustizie. Mancano del tutto misure tese a favorire l’aumento dell’occupazione; si vuole ridurre di circa seicentomila, la platea dei percettori del reddito di cittadinanza, senza che sia chiaro se e come sarà sostituito; si alza il tetto del contante, con la scusa di una maggiore libertà del cittadino di usare i propri soldi. La Meloni fino a pochi giorni fa, durante la campagna elettorale, ha girato nelle estreme periferie delle città, dalle quali ha ricevuto un grande contributo in termini elettorali, ha potuto osservare il livello di degrado economico e sociale in cui gli abitanti sono costretti a vivere’.
Auguriamoci che la Finanziaria che il governo si appresta a varare sia realmente attenta a famiglie, imprese e redditi bassi…