‘Giochetti’: la corda che tiene legati, anche quando l’amore è finito

C’è una corda sul palco. Una corda vera, appesa tra le pareti della scena. Ma anche una corda metaforica, tesa tra due anime che non riescono a lasciarsi andare: quella tra Jacopo e Laura, protagonisti di “GIOCHETTI – La violenza silenziosa nella famiglia moderna”, in scena al Teatro Cometa Off fino al 4 giugno. Una pièce di rara potenza emotiva, che racconta la disgregazione di una coppia attraverso i meccanismi perversi del potere, del ricatto e del bisogno mai sopito di controllo.

Scritto da Beatrice Gattai, che interpreta con intensità disturbante la glaciale e manipolatoria Laura, e diretto da Riccardo D’Alessandro, Giochetti è un thriller psicologico che graffia, non perché cerchi lo scandalo, ma perché mette a nudo ciò che spesso nelle separazioni rimane nascosto: le ferite, le menzogne affettive, e la crudele strumentalizzazione dei figli.

Jacopo (un tormentato e credibile Marco Aceti) vive nello scantinato dei genitori, dopo essere stato cacciato dalla casa coniugale che continua comunque a pagare. È disoccupato, in ritardo con il mantenimento, e assediato dalla paura di perdere la custodia della figlia. Laura, personaggio pubblico, ha già divulgato in TV dettagli privati della loro relazione, distruggendo la sua reputazione. Quando si presenta da lui, inizia un confronto asfissiante, velenoso, intriso di un’erosione emotiva che raramente si vede rappresentata con tanta precisione a teatro.

La corda, in scena, non è solo un oggetto. È il simbolo di un legame che non si spezza, ma si tende fino quasi a strangolare.

Laura lo tiene sospeso: con la seduzione, con la promessa di un contatto fisico che non arriva mai, con la minaccia di accuse infamanti, insinuando che il rapporto tra Jacopo e la figlia superi i limiti del normale affetto. È un gioco al massacro, in cui chi ama di più perde, e chi ha più paura cede.

Ma anche Jacopo ha le sue armi. All’inizio lo vediamo parlare con il suo avvocato, agitato, terrorizzato dal rischio che Laura chieda l’affido esclusivo. È lì che inizia a prendere forma la sua strategia. Quando rivela a Laura che si sta vedendo con la madre di un’amica della figlia, l’atmosfera cambia: per la prima volta lei mostra una crepa, teme di perdere il controllo. È un attimo di verità tra due bugie.

Il colpo di scena finale (che preferiamo non svelare interamente) rovescia la percezione di tutto ciò che si è visto fino a quel momento. Il “gioco” tra i due non era a porte chiuse, e ciò che Jacopo decide di fare alla fine, pur potendo vendicarsi, è sorprendentemente umano: chiede l’affido condiviso. Per il bene della figlia.

Non ci sono vincitori né vinti, solo due adulti feriti che giocano a farsi del male mentre una bambina, mai in scena, paga il prezzo più alto.

La regia di Riccardo D’Alessandro è asciutta, calibrata, mai didascalica. Ogni pausa, ogni silenzio, ogni gesto ha un peso emotivo. Non ci sono buoni o cattivi, ma esseri umani in rovina che cercano di ritrovare un senso tra i cocci delle proprie scelte. Le musiche, usate con chirurgica precisione, diventano fratture sonore tra una tensione e l’altra. E proprio quel silenzio, come afferma lo stesso regista nelle sue note, diventa lo spazio dove lo spettatore può ritrovarsi e riflettere.

Anche il progetto attorno allo spettacolo è degno di nota: durante le date di venerdì 30 e sabato 31 maggio, alle ore 18:00, si terrà “Quando il conflitto non finisce”, incontro aperto al pubblico con le dott.sse Ilaria Peschisolido e Camilla Santoro, neolaureate in Psicologia Clinica presso l’Università LUMSA. Una ricerca condotta dalle due studiose arricchisce lo spettacolo con un approfondimento reale sulle dinamiche disfunzionali nei percorsi di separazione, rendendo Giochetti un’esperienza non solo artistica, ma anche formativa e sociale.

Dietro la scena, un team compatto e creativo: Angelo Bonanni firma le scene, Francesca D’Alessandro i costumi, mentre gli scatti di scena sono opera di Giovanna Onofri. Gli assistenti alla regia, Aurora Cataldi e Alessandro Pace, contribuiscono a rendere ogni dettaglio emotivamente vibrante.

Marco Aceti e Beatrice Gattai danno prova di una chimica scenica notevole, rendendo i loro personaggi disturbanti, reali, vicini. Lei è affilata, velenosa, vulnerabile nel profondo. Lui è spezzato, umano, combattuto. Entrambi sono credibili, e questo rende tutto ancora più doloroso.

In un teatro che spesso si limita a intrattenere, Giochetti ha il coraggio di far male, di toccare temi spinosi e scomodi, di lasciare allo spettatore il compito di fare i conti con ciò che ha visto. Non c’è catarsi, ma consapevolezza.

“Giochetti” è uno specchio scuro: ci guardi dentro e vedi i riflessi di ciò che non vuoi ammettere. Una pièce necessaria.

📍 GIOCHETTI – La violenza silenziosa nella famiglia moderna
Dal 27 Maggio al 04 Giugno 2025
Teatro Cometa Off – Via Luca della Robbia, 47 – Roma
🎟️ Intero €18, Ridotto €15, Studenti €10
📞 Prenotazioni: 0657284637 – cometa.off@cometa.orgwww.cometaoff.it

Progetto realizzato con il contributo di Roma Capitale – Assessorato alla Cultura.
Vincitore dell’Avviso Pubblico per progetti di ricerca e sperimentazione in sale teatrali con capienza inferiore ai 100 posti.

Marco Zucchi

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