Gino Paoli, sono ferito e umiliato, basta concerti

“Mi hanno tirato addosso tutta la m… possibile. Eppure i miei avvocati mi assicurano che non ho commesso nessun reato”. E’ lo sfogo al Corriere della Sera, di Gino Paoli, indagato per un’evasione fiscale da 800 mila euro e per aver trasferito due milioni in una banca svizzera. In questi giorni ho lungamente riflettuto,   racconta.  Mi sono chiesto: faccio più danno alla Siae e ai suoi soci e iscritti restando alla guida, con la certezza di finire tutto quello che ho cominciato, o dimettendomi lasciando molte cose incompiute? Alla fine ho deciso. Quindi Paoli spiega di aver cancellato “due concerti e una manifestazione in memoria dello studioso e amico Gianni Borgna. E sa perché l’ho fatto? Perché mi conosco. Se qualcuno, in queste occasioni pubbliche, mi avesse fatto qualche battuta di quelle che circolano adesso, qualche sfottò, bene io l’avrei mandato all’ospedale nonostante i miei ottant’anni e a condizione che il battutista non fosse un campione di Sumo”. Quando mi sento ferito o umiliato ingiustamente,  io non porgo l’altra guancia. Sono capace di scatti d’ira incredibili. Mi sento umiliato e provo amarezza e rabbia. Non so dire quanta. Tutta la mia vita vissuta sempre con grande onestà e coerenza travolta da una intercettazione casuale che non prova nulla. E poi, quando tutto sarà chiarito, il mostro evasore da sbattere in prima pagina verrà riabilitato con una notizia breve nelle pagine interne. Travolto dalla bufera scoppiata venerdì scorso per l’accusa di aver evaso tasse per 800 mila euro, Gino Paoli lascia la carica di presidente Siae.  Le dimissioni, “irrevocabili”, arrivano per lettera al Consiglio di gestione della società, convocato  a Milano. Il vecchio leone fisicamente non c’è, è rimasto nella sua casa di Genova alle prese con gli avvocati che lo aiutano a difendersi, alla riunione milanese partecipa con un collegamento video. Ma l’emotività trapela anche dalle poche righe del documento con cui annuncia un addio ormai da giorni già scritto.  Sottolinea “il rispetto assoluto di chi sta doverosamente svolgendo il suo lavoro di indagine”, e intanto ribadisce l’intenzione di combattere per la sua “dignità di persona per bene”. Lascia, spiega, per non coinvolgere la società degli autori e degli editori. “Quello che non posso proprio permettermi di rischiare è di coinvolgere la Siae in vicende che certamente si chiariranno, ma che sono e devono restare estranee alla Società”. Di qui le dimissioni, che il maestro forse avrebbe voluto rassegnare di getto, già qualche giorno fa appena avuta, dai media, la notizia delle accuse che pesavano sul suo capo. Così non è stato, l’addio di oggi arriva dopo giorni di riflessioni e anche di riunioni con gli avvocati mentre si susseguivano le indiscrezioni di stampa sulle intercettazioni ambientali fatte dalla Guardia di Finanza nello studio del commercialista Andrea Vallebuona, coinvolto nell’inchiesta della maxi truffa a Carige, e che sara’ ascoltato il 25 febbraio come teste assistito nel caso che vede coinvolto il cantante. Giorni nei quali il cantautore ha evitato interviste, e dichiarazioni.  Ora per la Siae, che ha alle spalle anni di commissariamento, bisogna trovare un nuovo presidente. Le procedure indicate dallo statuto fanno pensare che ci vorrà un mesetto, durante il quale la reggenza spetterà al vicepresidente Filippo Sugar. E proprio lui, il giovane e brillante figlio di Caterina Caselli, erede di una famiglia che fa musica da tanto tempo, di fatto tra i più importanti editori indipendenti, è indicato da molti come il candidato naturale per succedere a Paoli, in una linea di continuità con il lavoro portato avanti in questi anni. La procura di Genova aveva già trovato tempo fa le tracce di questa evasione mentre indagava sulla maxitruffa ai danni di Banca Carige che portò alle custodie cautelari per l’ex presidente Giovanni Berneschi, l’ad del ramo assicurativo della banca Ferdinando Menconi e altre cinque persone. Tra questi anche il commercialista di fiducia dell’ex patron della banca, Andrea Vallebuona. Durante un’intercettazione ambientale nello studio di Vallebuona, i militari del Nucleo di polizia tributaria che ascoltavano la registrazione si sono trovati di fronte a un colloquio tra il commercialista e il cantautore, conversazione che secondo gli inquirenti era assai esplicita. Si discuteva infatti di quei due milioni da portare in Svizzera e dell’ipotesi di farli rientrare ‘scudati’.

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