Gianni Agnelli, bomba nelle sue carte segrete

Esiste un libro di memorie scritto da Gianni Agnelli. Un memoir mai pubblicato e che probabilmente tale sempre resterà, per volontà di Jas Gawronski, l’unico uomo a possedere quelle carte. Intervistato dal Foglio, il grande giornalista icona di stile e tra gli ultimi testimoni di quella che fu l’epopea degli Agnelli, i Kennedy italiani, svela l’esistenza di quelle pagine, che l’Avvocato elaborò a quattro mani con Roger Cohen, “giovane giornalista corrispondente da Roma per il New York Times, che gli presentai io”.

“Il libro, che sarebbe stato un sicuro bestseller, è scritto in inglese, sono le memorie dell’Avvocato, che nessuno ha mai letto e nessuno mai leggerà – spiega il quotidiano diretto da Claudio Cerasa -. A un certo punto, dice Gawronski, ad Agnelli venne infatti lo sfizio di scrivere lui un libro, su di sé”. Con Cohen “cominciarono a fare delle lunghe conversazioni. L’idea di fare un libro colpisce particolarmente perché l’Avvocato – dice Gawronski – era refrattario a ogni forma di scrittura; era un essere completamente orale, in un paese di grafomani, un uomo che non ha lasciato niente di scritto, un appunto, una lettera, tantomeno un diario. ‘Odiava scrivere, a mano o ancor meno al computer, che non ha mai imparato a usare. Forse a un certo punto cambiò idea, perché quel giornalista americano gli era molto simpatico, forse perché lo divertiva l’idea”. Poi, di punto in bianco, l’Avvocato decise di voltare pagina, di lasciare perdere. Restano i racconti delle estati trascorse a Forte dei Marmi, del momento in cui si rende conto che il padre è rimasto ucciso in un incidente con l’idrovolante, del fascismo, di Napoli. Tutto con l'”io” dell’Avvocato.

Nell’ultimo libro scritto da Gawronski, invece, il giornalista sostiene che Agnelli “in qualche modo aveva previsto le beghe ereditarie devastanti sorte dopo la sua morte”, sottolinea il Foglio. “Sì, e forse avrebbe potuto fare qualcosa di più per sistemare le cose – sottolinea Gawronski -. Dal punto di vista legale non c’è dubbio che Margherita ha ragione, dal punto di vista dello stile direi che avrebbe potuto evitare di infangare la memoria di una persona e di una famiglia, anche perché, diciamo, non è che abbia problemi di sussistenza”. C’è anche un passaggio, struggente, sulla morte: Agnelli voleva morire in mare, “magari in un incidente in barca”. Non andrà così.

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