Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, riferisce in Parlamento in materia di politica estera, Roma, 27 febbraio 2015. ANSA/CLAUDIO PERI

Gentiloni in Senato difende la Protezione civile

Gentiloni difende la Protezione civile che non è di destra nè di sinistra ma rappresenta un patrimonio del Paese, sottolinea che ritardi non ci sono stati,  nè ci saranno, e assicura che le risorse ci sono, 4 miliardi in legge di bilancio e altri come ha anticipato personalmente a Juncker,   e auspica la verità sulla tragedia di Rigopiano. Il premier tiene l’informativa sull’emergenza maltempo davanti a un’aula di Palazzo Madama semivuota, non replica dopo i pochi interventi dei senatori ma rintuzza in venti minuti di discorso tutte le polemiche.

Guai ad avvelenare i pozzi, guai a cercare capri espiatori, le leggi ci sono e l’unico modo per non far sentire soli gli italiani colpiti dall’emergenza maltempo e dalle ripetute scosse di terremoto in Centro Italia è che ognuno faccia il suo dovere, la sua parte. Resteranno nella mente le immagini della tragedia e dei lutti ma anche, insiste Gentiloni con la voce leggermente incrinata dall’emozione, quelle dei soccorritori, cittadini italiani esemplari, immagini della generosità e del senso del dovere, dello Stato che mobilita tutte le sue energie. Perchè su questo, ribadisce il presidente del Consiglio, non ci devono essere dubbi, è stato fatto tutto e, in particolare nella tragedia dell’hotel di Rigopiano travolto da una slavina, ogni sforzo possibile è stato messo in atto per salvare vite umane e con ogni mezzo dalle pelli di foca fino all’ultima generazione di sonde a vapore. Su quanto accaduto a Rigopiano saranno le inchieste giudiziarie ad appurare le responsabilità e la verità che il governo non teme. Ma, attacca il premier, non condivido la voglia di capri espiatori e giustizieri anche perché la storia è lesta a trasformare i giustizieri in capri espiatori”.

Nel momento di apice della crisi, puntualizza Gentiloni, il 18 e 19 gennaio erano 177mila le utenze non allacciate, oggi ne sono rimaste solo alcune alcune centinaia nel Teramano,  ma comunque il governo verificherà. Una rassicurazione anche sul rischio dighe: sono 40 quelle nell’area del sisma e sono state ripetutamente verificate negli ultimi mesi anche per evitare il diffondersi di voci incontrollate su rischi esagerati.

Ora bisogna pensare alla ricostruzione e la prossima settimana vareremo un decreto.

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