Gentiloni e stallo ‘Ius soli’

Il day after dello stop di Paolo Gentiloni all’approvazione entro l’estate della legge sullo ius soli, il Pd oscilla tra amarezza e mugugni, e la determinazione ad andare fino in fondo. Tenteremo il tutto per tutto, assicurano gli uomini vicini a Matteo Renzi: votare il testo senza modifiche a settembre  è l’ultima chance per farcela. Ma il sentiero è strettissimo, al Senato credere che la legge arriverà davvero in porto viene definito ‘un atto di fede’. Anche perché, osservano, la maggioranza si sfalda ogni giorno di più.

Fuori dai Palazzo il mondo delle associazioni e la Chiesa italiana spingono perché la legge venga approvata. Ma le destre cantano vittoria, con Matteo Salvini che minaccia di bloccare le Camere se ci riproveranno e Renato Brunetta che parla di ‘rinvio a san mai’.

L’avvicinarsi delle elezioni politiche è un macigno che pesa intanto proprio sullo ius soli. Angelino Alfano, esaltando la leadership mostrata da Gentiloni, festeggia il rinvio come una vittoria del buon senso perché fare la legge adesso, nel pieno degli sbarchi, sarebbe stato veramente contro ogni logica.

Un Paese che in questo momento è all’apice dell’invasione dei migranti che i sindaci dei piccoli centri, come i governatori delle Regioni, non riescono più a gestire in nome di un’accoglienza coatta imposta a dispetto di condizioni di ospitalità ormai inesistenti e dunque impossibili: manca il posto, mancano le strutture, manca la pazienza per continuare a subire nell’assoluto dispregio e nella ostentata indifferenza della Ue, forte dello scellerato patto siglato dall’allora premier Renzi a danno degli italiani tutti. Un decisionismo fallimentare, quello renziano, che stavolta, però, non ha avuto la meglio sull’imposizione dello Ius soli,  anche in questo caso voluta in spregio dell’almeno il 53,1% degli italiani, stando all’ultimo sondaggio realizzato in materia,  per il quale il segretario Pd ha lavorato ai fianchi il premier, costringendolo a un braccio di ferro che  si scontra con la parola fine, e mirato a imporre la fiducia in un Consiglio dei ministri profondamente dilaniato.

E così anche se Ap non si rimangia l’impegno a votare il testo in autunno, i voti dei suoi senatori sono a dir poco ballerini e la richiesta è modificare il testo. Una richiesta che irrita però il Pd: ‘Così salta la legge, rinvio dopo rinvio’, è il niet di Matteo Orfini, che parla di indegna gazzarra razzista sulla pelle dei bambini.

Il capogruppo alla Camera Ettore Rosato osserva che i partiti minori della maggioranza hanno fatto e faranno di tutto per differenziarsi e superare la soglia del 3% prevista dalla attuale legge elettorale: la previsione è quindi di una legge di Bilancio difficile all’orizzonte. E proprio questo, secondo alcuni parlamentari Dem, dovrebbe essere l’argomento di Renzi con Gentiloni, ma anche con il presidente Sergio Mattarella, garante della stabilità e sensibile ai temi sociali: prima della legge di bilancio il governo rinsaldi il patto tra i partiti che lo sostengono, incluso il via libera allo ius soli, o non si può pretendere che il Pd solo garantisca l’iter della manovra.

La legge al Senato verrà lasciata in fondo al calendario d’Aula fino a slittare a settembre: anche un voto sull’ordine dei lavori potrebbe essere a rischio.

 

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