Gas, dove sono i possibili giacimenti in Italia

La guerra in Ucraina, con le conseguenti sanzioni decise dall’Occidente nei confronti della Russia, ha reso centrale la necessità per i Paesi europei di ridurre l’import di gas russo e di provvedere in altro modo al reperimento di questa importante materia prima, L’Italia, da par suo, ha già avviato le trattative con altri fornitori, ma la domanda che molti si pongono è la seguente: è possibile aumentare la produzione nazionale di gas?

Secondo quanto reso noto dal ministero dello Sviluppo Economico (MISE), nel corso del 2021 l’Italia ha estratto in totale 3,34 miliardi di metri cubi di gas naturale. Si tratta di un numero che, preso singolarmente, fornisce un’informazione limitata. Per capirne di più, è opportuno confrontarlo al dato del consumo annuale della stessa materia prima, pari a 76,1 miliardi di metri cubi.

A fissare nero su bianco quanti sono e dove si trovano i giacimenti di gas in Italia è il Pitesai, cioè il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee. I principali giacimenti di gas in Italia si trovano nel Mar Adriatico, in particolar modo nelle acque che bagnano le coste dell’Emilia Romagna, delle Marche, dell’Abruzzo e del Molise.

Secondo esperti, citati da ‘SkyTg24’, proprio nel Mar Adriatico potrebbero essere rimesse in moto in tempi brevi circa 50 piattaforme, pronte a fornire circa 3 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Tra questi giacimenti c’è il giacimento “Giulia“, distante circa 15 chilometri dalle coste di Rivazzurra, in provincia di Rimini, dal quale si potrebbero estrarre risorse pari a 600 milioni di metri cubi di gas. Attualmente, il giacimento non utilizzato perché manca un collegamento con la terraferma.

Altri giacimenti di gas sono localizzati nel Canale di Sicilia. Tra questi, particolare attenzione è dedicata ai due giacimenti Cassiopea e Argo, per i quali è previsto il raggiungimento della piena operatività nel 2024. Sono previste inoltre altre importanti riserve, non conteggiate una decina d’anni fa, Sotto il fondale del Mar Ionio e nelle acque a nord-ovest della Sardegna.

L’uso di questi giacimenti potrebbe portare in breve tempo la produzione interna di gas in Italia a più di 5 miliardi di metri cubi estratti. Il ministero dello Sviluppo Economico ha stimato che, nel sottosuolo italiano, ci sarebbero 350 miliardi di metri cubi di gas naturale, tra riserve confermate e potenziali giacimenti estrazione gas. Il dato certo oscilla tra i 70 e i 90 miliardi di metri cubi. Si ipotizza che, aggiornando i pozzi non eroganti e migliorando quelli che sono già operativi, si potrebbe arrivare a 10 miliardi di metri cubi l’anno.

Stando agli ultimi dati forniti dal Pitesai, in Italia sono presenti 1.298 pozzi produttivi di gas naturale, di cui 514 già “eroganti”, oltre 750 “non eroganti (cioè non attivi) e 32 che hanno scopi manutentivi (“di reiniezione e altro utilizzo”). I pozzi possono passare da uno stato “erogante” a uno “non erogante” (e viceversa) in base all’esaurimento della materia prima e all’utilizzo di nuove tecnologie.

Trent’anni fa in Italia si estraevano fino a 20 miliardi di metri cubi di gas naturale ogni anno. Questa cifra si è ridotta di circa un sesto. Alla luce del nuovo scenario emerso con la guerra tra Russia e Ucraina, si sta valutando la possibilità di allentare i limiti fissati dal Pitesai per le concessioni e gli investimenti su nuovi pozzi.

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