La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è arrivata in Canada, per partecipare al G7. Il volo di Stato con la delegazione italiana è atterrato all’aeroporto di Calgary, da dove è previsto il trasferimento a Kananskis che ospiterà il summit dei leader, al Pomeroy Kananaskis Mountain Lodge.
I leader del G7 si sono riuniti in Canada per due giorni di vertice, ma improvvisamente nel pomeriggio (la notte in Italia) Trump – dopo aver firmato la dichiarazione congiunta – ha annunciato che sarebbe tornato a Washington già ieri dopo cena, alla fine del primo giorno, «per occuparsi di molte questioni importanti» dopo aver scritto sui social un post che si concludeva con le parole: «Evacuate Teheran».
Alle nove in punto si riuniscono gli sherpa del G7. Sugli schermi tv scorrono le immagini della contraerea di Teheran, poi dei missili su Tel Aviv. In un attimo, le conclusioni del summit dedicate solo all’intelligenza artificiale, alle tecnologie quantistiche e al contrasto degli incendi appaiono semplicemente lunari.
Gli europei si mostrano subito aperti all’opzione di inserire un riferimento al nuovo conflitto nel testo finale. Ne discuteranno i leader, nel corso della cena del lunedì sera dedicata alla geopolitica. E nessuno può garantire che il vertice, già azzoppato dagli Usa per le divergenze sull’Ucraina, non si trasformi nella foto di un’impotenza.
Si sono dati altre ventiquattr’ore per capire quanto calcare la mano sull’appello a una ripresa dei negoziati sul nucleare, ma al momento prevale lo scetticismo: Tel Aviv e Teheran non sembrano volersi fermare. Inserire un richiamo alla nuova guerra è complesso anche a causa di un altro dato: i veti americani hanno cancellato ogni richiamo a Kiev e Gaza, adesso è difficile immaginare un passaggio limitato alla crisi iraniana. Sembrerebbe un nuovo schiaffo all’Ucraina (Zelensky, tra l’altro, sarà ospite del summit), ma con Trump, nulla può essere escluso.
È proprio lui, il presidente degli Stati Uniti, l’incognita capace di stravolgere ogni logica diplomatica. Nel 2018, proprio in Canada, bloccò le conclusioni del vertice: celebre e dolorosa la foto degli altri sei Grandi a Charlevoix — c’era ancora Angela Merkel, già Emmanuel Macron e Giuseppe Conte per l’Italia — in piedi a circondarlo, mentre con sguardo dispettoso sbuffa e boicotta ogni possibile intesa. Le diplomazie cercano di ammortizzare il rischio. Il padrone di casa Mark Carney, che ha trionfato di recente proprio come argine al progetto del tycoon di trasformare il Canada nella cinquantunesima stella, ha proposto a Trump di alloggiare in un resort golf club, per rendere il suo soggiorno più piacevole. È noto che il Presidente Usa fatichi a tenere l’attenzione alta durante incontri allargati e preferisca prendere decisioni — scrivono i canadesi — seduto sulla mini-car che attraversa il “green”.
«Dobbiamo allargare la sessione dedicata alla politica estera», insistono gli ambasciatori di Ottawa. Si cercano punti di contatto tra le cancellerie occidentali, si ragiona sull’unico terreno condiviso: Teheran non può avere la bomba, bisogna tornare a trattare sul nucleare. Sul resto, chissà: fermo restando il diritto di Israele a difendersi, gli europei premono per una rapida de-escalation. L’ha detto Antonio Tajani, «è il momento di tornare alla diplomazia», lo chiederà anche Meloni. Meno prevedibile la linea del tycoon, soprattutto se Teheran dovesse attaccare le basi Usa nella regione. Gli europei, inoltre, sospettano che stia accarezzando un sostegno più esplicito a una rivolta popolare per assestare il colpo finale al regime degli Ayatollah.
Secondo Fox News, il presidente ha ordinato che il consiglio di sicurezza nazionale lo attenda nella Situation Room della Casa Bianca.
Limata nella notte italiana arriva la dichiarazione dei leader del G7 riuniti in Canada sulla situazione in Medio Oriente. Il testo è stato sottoscritto anche dal presidente Usa Donald Trump, che poi ha lasciato il vertice. “Noi, leader del G7, ribadiamo il nostro impegno per la pace e la stabilità in Medio Oriente”, si legge nel documento, in cui i ‘grandi’ chiedono una “de-escalation” nella regione. La firma di Trump, come evidenzia la Cnn, arriva dopo le modifiche apportate alla bozza con la scelta di alcuni termini. Tra questi l’appello per una risoluzione diplomatica della crisi e il riferimento al rispetto del diritto internazionale.
G7, la dichiarazione finale con la firma di Trump
“In questo contesto, affermiamo che Israele ha il diritto di difendersi. Ribadiamo il nostro sostegno alla sicurezza di Israele. Affermiamo inoltre l’importanza della protezione dei civili. L’Iran è la principale fonte di instabilità e terrore nella regione”, scrivono i leader. “Siamo sempre stati chiari sul fatto che l’Iran non potrà mai possedere un’arma nucleare. Esortiamo affinché la risoluzione della crisi iraniana porti a una più ampia de-escalation delle ostilità in Medio Oriente, compreso un cessate il fuoco a Gaza”.
E ancora: “Resteremo vigili sulle implicazioni per i mercati energetici internazionali. E saremo pronti a coordinarci, anche con partner che condividono gli stessi ideali, per salvaguardare la stabilità del mercato”, Trump, come annunciato, ha lasciato il vertice di Kananaskis in anticipo. Ma la sua partenza non sembra avere relazione con il cessate il fuoco Israele-Iran. Lo ha detto chiaramente il presidente americano attaccando il presidente francese Emmanuel Macron. “Il presidente francese in cerca di pubblicità ha detto erroneamente che ho lasciato il G7 per tornare a Washington e lavorare a un ‘cessate il fuoco’ tra Israele e Iran. Sbagliato!”, ha scritto Trump su Truth social. “Non ha alcuna idea sul perché sto tornando a Washington. Ma certamente non ha nulla a che fare con il cessate il fuoco. È molto più di questo. Volutamente o meno, Emmanuel sbaglia sempre. Restate sintonizzati”.
“Tutti dovrebbero immediatamente evacuare Teheran”. Così nella notte su Truth social il presidente Usa, mentre lasciava il G7 in Canada, dopo aver ordinato allo staff della sicurezza nazionale di riunirsi nella Situation Room della Casa Bianca per valutare le possibilità di un incontro con gli iraniani.