Fuga dei cervelli all’estero, problema cui deve far fronte l’Italia

 

 

Da anni, uno dei problemi cui deve far fronte l’Italia, è la cosiddetta fuga dei cervelli all’estero. Tanti sono, infatti, i laureati ed i migliori prodotti della nostra scuola che o scelgono, o sono costretti a lavorare all’estero. Quello di cui stiamo parlando è un vero e proprio fenomeno: da anni, ormai, i nostri migliori soggetti vanno a lavorare fuori, ma adesso sembra che il consiglio dei ministri di Matteo Renzi stia pensando di metterci una pezza, con uno sconto fiscale per il rientro dei cervelli in Italia. A prevederlo è una norma del decreto fiscale sull’internazionalizzazione delle imprese, approvato ieri in seconda lettura dal consiglio dei ministri. Ad usufruire di questo sconto, potranno essere i lavoratori che negli ultimi 5 anni non sono stati residenti in Italia, che svolgono un’attività prevalentemente nel suolo italiano e che rivestano una qualifica per la quale sia richiesta un’alta specializzazione e il titolo di laurea. La norma prevede che per il reddito prodotto in Italia, i lavoratori che trasferiscono la residenza nel territorio dello Stato italiano beneficiano per 5 anni di una riduzione del reddito imponibile del 30%. In soldi reali, ogni 1000 euro di stipendio o di incasso di parcelle o di altri utili derivanti dal proprio lavoro, solo su 700 euro, verrebbero calcolate le imposte. Significa per esempio, risparmiare almeno 70 euro ogni 1000 euro di reddito sull’IRPEF, mica poco. Nonostante l’introduzione di un bonus fiscale, per incentivare il rientro dei cervelli in Italia, riuscire a invertire la tendenza degli ultimi anni non sarà facile. Secondo l’ultimo rapporto di Almalaurea infatti, il 41% dei laureati italiani emigrati all’estero vede molto improbabile il rientro nel proprio paese di origine, a questi si aggiunge il 39% di chi vede un rientro in Italia poco probabile. Nonostante i numeri poco incoraggianti, tentare di riportare in Italia i laureati emigrati è un’operazione che non si può rimandare. Secondo l’OCSE, infatti, sommando la spesa sostenuta dallo Stato per consentire a un giovane di raggiungere il diploma e successivamente di laurearsi in Italia si ottiene una spesa totale di 164 mila dollari ( circa 124 mila euro) che, quando il giovane laureato emigra all’estero, vengono quindi sfruttati altrove. Secondo le ultime stime dal 2002 al 2011, i laureati over 25 che hanno scelto di emigrare all’estero dopo la laurea, in cerca di lavoro sono stati più di 68 mila, cifre che fanno capire la perdita subita dall’Italia anche in termini economici. Il consiglio dei ministri ha così inserito questo provvedimento come da un’indicazione ricevuta dal Parlamento. Adesso si aspetta che il provvedimento emanato dal Governo, con tutto il decreto, torni in Parlamento, e che venga esaminato dalle commissioni competenti che ne stabiliranno la fattibilità, ma la strada intrapresa è buona.

Fabio D’Amora

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