Fratoianni con un attacco sessista delegittima la premier, suor Monia Alfieri lo rintuzza, Bild la definisce ‘la leader segreta dell’Europa’

Fratoianni commentando l’incontro tra Meloni e Trump a Roma definisce il ruolo della premier al vertice capitolino col presidente degli Stati Uniti quello di una “cameriera”. Un insulto di infimo livello che il leader Avs rivendica a favore di microfoni e telecamere. E la cosa non può sfuggire a chi sceglie di replicare con una lettera aperta riportata da Il Tempo. Lei è suor Monia Alfieri.

L’Italia, epicentro della diplomazia internazionale, si trova al centro di cruciali incontri che ne delineano il ruolo centrale nello scacchiere mondiale. Dalla recente visita negli Stati Uniti, dove la premier Giorgia Meloni ha discusso con il Presidente Donald Trump di dazi e del conflitto ucraino. Fino alle solenni esequie di Papa Francesco a Roma, che hanno visto i leader mondiali riuniti in un appello per la pace, il nostro Paese si conferma protagonista. E questo la sinistra in disarmo ma a corto di idee e proposte alternative lo digerisce a fatica.

Vertice Meloni-Trump: Fratoianni attacca, Suor Monia Alfieri lo zittisce

L’insulto sessista di Fratoianni che dà della “cameriera” alla Meloni: la
Suor Monia contro Fratoianni: la lettera (di fuoco) che asfalta il leader Avs sottolineando il proprio rispetto per «gli uomini e le donne impegnate a servire il Paese nelle aule del Parlamento e nel Governo, anteponendo a tutto il maggior interesse dei cittadini. Soprattutto dei più fragili».

«Dichiarazioni intrise di ideologia» che tendono «a colpire sul personale l’altro. Come cittadina che ha a cuore la societas, sono, infatti, sempre grata a quegli uomini e a quelle donne che sacrificano la loro vita privata e decidono di porsi al servizio della collettività nella vita politica». Suor Monia parla di un dibattito dominato da “baruffe” e «dichiarazioni intrise di ideologia» che tendono «a colpire sul personale l’altro, divenendo incapaci di assumere il punto di vista dell’altro».

Sottolinea la religiosa, «quando la classe politica si lascia andare a frasi sessiste, denigratorie dell’avversario. O si sente legittimata a tirare i capelli ad una giornalista negando la cosa, con il sostegno degli amici che antepongono la difesa della categoria, quale messaggio viene mandato ai giovani?», si chiede suor Monia in chiaro riferimento alla vicenda che ha visto protagonista Romano Prodi e la sventurata giornalista a cui l’ex premier ha tirato una ciocca di capelli. E infine, tornando a bomba su quel termine: “cameriera”, usato con tono sprezzante e fare decisamente denigratorio, la religiosa conclude con nettezza: quella frase «mi ha davvero rattristata, perché ho percepito l’utilizzo della parola “cameriera” come insulto sociale, antropologico e pure un pochino sessista. Forse è la mia sensibilità, ma la classe politica, a livello trasversale, che conosco, ha sempre avuto una grande sensibilità proprio verso le classi sociali più umili».

Declinando osservazioni e conclusioni a un inevitabile richiamo al Pontefice, suor Monia Alfieri aggiunge anche: «In questi giorni in cui stiamo vivendo il lutto per la morte di Papa Francesco giungono messaggi di cordoglio da parte di tutte le forze politiche che fanno proprie le parole del Papa. Allora, affinché non siano, come sicuramente non lo sono, parole di circostanza, occorre essere coerenti con quanto si afferma: nel rispetto della verità. Dei cittadini. Del pontefice defunto. È una questione di responsabilità personale e sociale – conclude la Alfieri –. Ed è questo ciò che io, come tutti i cittadini, chiedo. Dunque, non solo a Lei. Ma a tutti i suoi colleghi: rispetto e coerenza». E Fratoianni ne esce a pezzi.

Dal «grande sgomento» suscitato dalla sua elezione al ruolo di «leader segreta dell’Europa» che ormai in molti le riconoscono. È la parabola ascendente disegnata da Giorgia Meloni in questi due anni e mezzo di governo e ora registrata anche dal tabloid tedesco Bild. Nella sua versione online, il giornale dedica un ampio articolo alla «leggendaria carriera dal basso verso l’alto» della premier, sulla quale in pochi, oltre ai cittadini italiani, erano pronti a scommettere. E che invece non solo «governa il Paese con grande stabilità», ma si è anche affermata come leader di statura internazionale, a partire da quell’Europa che da tanto scetticismo era stata percorsa nei giorni del suo arrivo a Palazzo Chigi.

«Meloni è già vista da molti come la leader segreta dell’Europa», si legge nel lungo articolo che subito ricorda il fatto che la premier «ha un buon rapporto con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ha preso una posizione netta contro Vladimir Putin e anche adesso, quando capi di Stato e dignitari da tutto il mondo si sono recati a Roma per i funerali del Papa, Giorgia Meloni ha ricevuto molta attenzione». Meloni, avverte il tabloid, «è stata a lungo sottovalutata». Di più, quando fu eletta premier, alla guida di una coalizione con Salvini e Berlusconi, «si scatenò un grande orrore nell’Europa politica». «La preoccupazione maggiore riguardava soprattutto il rapporto non sempre chiaro di Meloni con il fascismo», scrive Bild, che tra le righe fa emergere l’inconsistenza dell’allarme: «A quanto pare – si legge subito – gli elettori italiani hanno mostrato scarso interesse per questa questione; desideravano ardentemente un nuovo inizio».

Dopo essersi soffermato sul fatto che la destra di Meloni è fortemente ancorata ai valori cattolici e aver ricordato anche il legame tra il premier e il Papa appena scomparso, il tabloid torna sul fatto che la premier italiana «sa presentarsi con abilità anche nella politica mondiale», sottolineando che il suo buon rapporto con Donald Trump ha portato a un «successo» di prima importanza anche per l’Europa: «Il contenzioso doganale ha perso nettamente di intensità». «E, cosa ancora più importante per Meloni, l’Italia è il primo Paese europeo a essere visitato da Trump nella sua seconda presidenza degli Stati Uniti», si legge ancora su Bild, che ricorda anche l’amicizia con Elon Musk e il fatto che «Meloni va sorprendentemente d’accordo anche con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen».

«Con lei e con l’allora primo ministro olandese Mark Rutte è andata in Tunisia e ha raggiunto un accordo che ha contribuito a ridurre drasticamente l’afflusso di rifugiati attraverso il Mediterraneo». «Ma Meloni contraddirà anche il suo nuovo amico Trump se si avvicinerà di nuovo alla Russia di Putin e lascerà l’Europa a se stessa?», si chiede quindi Bild, dopo aver ricordato che dell’AfD disse che ci sono «differenze inconciliabili, a cominciare dai rapporti con la Russia». La risposta sta nell’interesse nazionale: «Proprio come Trump crede nel motto “America First”, anche Meloni crede nel motto “Prima l’Italia”». E per quanto riguarda l’Europa? Bild sottolinea che Meloni non ama il modello federale, ma non spiega che è invece favorevole a quello confederale. In compenso sottolinea che «ha fatto seguire ai fatti il suo annuncio di voler costruire ponti tra Washington e Bruxelles. Il fatto che in questo momento stia facendo una “bella figura” (in italiano nel testo), soprattutto come transatlantica, è “una bella sorpresa” per l’Europa».

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