epa05860660 French presidential election candidates, right-wing 'Les Republicains' (LR) party, Francois Fillon, 'En Marche!' movement Emmanuel Macron, far-left coalition 'La France insoumise Jean-Luc Melenchon, far-right Front National (FN) party Marine Le Pen, and left-wing French Socialist (PS) party Benoit Hamon, pose before a debate organised by French private TV channel TF1 in Aubervilliers, outside Paris, France, 20 March 2017. French presidential elections are planned for 23 April and 07 May 2017. Others are not identified. EPA/PATRICK KOVARIK / POOL MAXPPP OUT

Francia: Primo dibattito in tv per l’Eliseo

Marine Le Pen,  Emmanuel Macron, Francois Fillon, Benoit Hamon e  Jean-Luc Mélenchon  si sono riuniti per la prima volta ieri sera  per un dibattito tv a 5 settimane dal primo turno delle presidenziali, una prima assoluta in Francia. Mai in passato i candidati si erano confrontati in un dibattito tv, tradizionalmente riservato al ‘faccia a faccia’ fra i duellanti al ballottaggio.

Gli organizzatori del programma speravano in una una lotta fra gladiatori,  non il solito dibattito politico ma un regolamento di conti,  ma si è visto subito però che i 5 candidati chiamati ieri sera alla tenzone sugli schermi di TF1, esauriti i sorrisi rituali, erano soprattutto preoccupati di mostrarsi pacati, autorevoli, sicuri di sé, ingessati come si conviene ad un aspirante presidente.

Erano vestiti di blu e nero. Marine Le Pen ed Emmanuel Macron, forti degli ultimi sondaggi che li situano in testa al primo turno, entrambi al 26%, sono apparsi i più disinvolti. François Fillon, che sembrava avere ancora in gola il boccone amaro degli scandali, aveva un aspetto cupo, anche in virtù del 17% che gli viene attribuito e con il quale verrebbe bocciato al primo turno. Benoit Hamon, il candidato espresso da una gauche esplosa in tre tronconi, non sembrava farsi molte illusioni, visto che  non potrà conquistare l’Eliseo con il 12%. Idem per Jean-Luc Mélenchon, rappresentante di movimenti dell’ultra-sinistra che tutti insieme non superano a loro volta la stessa quota.

La discussione si è scaldata quando si è affrontato il tema dell’immigrazione. Marine Le Pen ha puntato il dito sul pericolo dei clandestini e ha citato l’Italia, in cui il fenomeno sarebbe cresciuto secondo lei del 66,8 per cento nell’ultimo anno. Emmanuel Macron ha colto la palla al balzo spostando il tiro sul vero pericolo, che è quello del terrorismo jihadista, e invitando la Le Pen a non dividere i francesi. ‘Io dico che bisogna fermare questa immigrazione, i francesi non ne possono più, voglio una politica dissuasiva che tagli le sovvenzioni di Stato e gli aiuti medici, abbiamo 7 milioni di disoccupati e 9 milioni di poveri’,  ha insistito la leader di FN, subito attaccata da Benoit Hamon: ‘Madame, lei è drogata dalle pagine di cronaca!’.  Altro scontro, subito dopo, sui temi della laicità: ‘E il burkini, cosa ci dice del burkini il signor Macron?’, ha chiesto la Le Pen. Immigrazione e laicità non c’entrano, il burkini è un problema di ordine pubblico che i sindaci possono risolvere semplicemente applicando la legge, ha replicato il leader di ‘En Marche!’.

Si è visto chiaramente ieri sera che saranno Macron e la Le Pen i personaggi in ballottaggio per il 7 maggio, giorno in cui la Francia conoscerà il suo nuovo presidente. ‘Garantirò al mio paese l’indipendenza nazionale e l’integrità del territorio. Difenderò la nostra identità e i nostri valori, darò la parola al popolo organizzando dei referendum e il primo riguarderà l’uscita della Francia dall’euro’,   ha affermato Marine. ‘Destra e sinistra, senza parlare dei partiti estremisti, hanno completamente fallito. Io voglio visi nuovi e nomi nuovi, voglio un’alternanza capace di ridare la speranza al nostro popolo’, ha incalzato Macron. Sembra proprio lui oggi  l’uomo che ha le maggiori chances di successo. Ma Macron ha anche l’elettorato più volatile, mentre Marine Le Pen ha quello più solido. I due sono testa a testa, i sondaggi affermano in coro che al secondo turno Marine non potrà che perdere rispetto a Macron.

 Gran parte degli analisti prevedono che sarà un ‘tutti contro Macron’. Il giovane candidato di ‘En Marche’ è l’ultimo arrivato nella politica di primo livello e, nonostante questo, la sua crescita è andata al di là di ogni più rosea aspettativa. Adesso è pari a Le Pen al primo turno, con Fillon staccato di 10 lunghezze e gli altri a seguire. Ma non ha un partito e la sua tenuta è tutta da dimostrare. Di fronte ha Marine Le Pen che vede in lui il competitor del ballottaggio e non esiterà a picchiare duro, affermando che lui,  ex banchiere Rotschild,  rappresenta esattamente quello che il Front National combatte: la globalizzazione e l’alta finanza.

L’ex ministro trentanovenne ha convinto il 29% dei telespettatori intervistati, seguito, al 20%, dal leader della sinistra alternativa, Jean-Luc Mélenchon. Marine Le Pen, candidata del Front National, e quello dei Républicains, François Fillon, sono entrambi al terzo posto, al 19%. Mentre il socialista Benoit Hamon chiude la classifica con l’11%.

 Fillon deve disperatamente provare a recuperare tutto lo svantaggio accumulato con gli scandali che si porta dietro e sparerà a zero contro Macron,  creatura di Hollande che minaccia di riprodurne la politica. Hamon, al quale mezzo partito socialista ha voltato le spalle, ha già anticipato ieri nel comizio di Bercy che per lui Macron ha ‘tradito’. Melenchon, l’uomo dell’ultrasinistra che predica la ‘Sesta Repubblica’ non dovrà sforzarsi per trovare nell’ex ministro dell’Economia un concentrato di tutto quello che lui combatte. Macron, che finora si è rivelato convincente nei comizi e nei grandi eventi che girano attorno a lui protagonista, deve mostrare di sapersi gestire nelle difficoltà,  assistendo  agli scontri e ai colpi bassi senza gettarsi nella mischia.

Roberto Cristiano

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