Francia ed elezioni presidenziali: ‘Lotta a quattro per l’Eliseo’

Sarà battaglia a quattro: questo emerge dagli ultimi sondaggi, a poco meno di una settimana dal primo turno delle elezioni presidenziali francesi. Si voterà domenica prossima, 23 aprile. Non sarà una lotta a due tra Marine Le Pen e Emmanuel Macron, perchè il repubblicano François Fillon e il radicale di sinistra Jean-Luc Mélenchon non possono ancora fuori gioco.  Almeno stando  ai sondaggi.
La grande novità è che tra i quattro non c’è il candidato del partito socialista, perchè  Benoit Hamon è dato ormai solo all’8% e  potrebbe rinunciare alla candidatura per sostenere quella dell’indipendente, Mélenchon, promotore di un programma incentrato sulla spesa pubblica e su misure forti sul piano fiscale, dalla lotta all’evasione alla super tassazione dei redditi alti.
Mélenchon vorrebbe tassare al 100% i redditi superiori ai 400mila euro annui (33mila euro al mese), ovvero,   vorrebbe mettere un tetto ai guadagni e aggiungere scalini fiscali (arrivare a 14 dai 5 attuali) in modo che chi dichiara il reddito massimo, ovvero 33mila euro al mese, paghi il 90% di imposte.
Il leader di ‘La France insoumise’,  vuole anche tassare i francesi residenti all’estero e nel caso degli sportivi ha  detto che in caso contrario non vestiranno più le maglie delle nazionali transalpine. Nel suo pacchetto c’è anche l’aumento del salario minimo (SMIC) dagli attuali 1.150 euro circa netti a 1.300, e l’abolizione del Senato.
Marine Le Pen nelle ultime settimane ha perso qualcosa perchè  quasi un elettore su cinque (il 18,5%) voterebbe l’estremista di sinistra e il 22,5% (contro il 26% di qualche tempo fa) per la leader del Front National. Le Pen propone un programma marcatamente populista e anti-europeo: vuole abbassare  l’età pensionabile a 60 anni (dai 62 attuali), riservare le politiche sociali (il contributo di solidarietà per i più poveri, i disabili, e l’assegnazione delle case popolari) ai soli cittadini francesi, abolire lo ius soli e inasprire il controllo delle frontiere e la concessione del diritto di asilo, abolire Schengen e il PAC (politiche agricole comuni) per tornare a una politica agricola nazionale. Ma soprattutto auspica un ritorno al franco e se eletta proporrà un referendum per l’uscita dall’Unione europea.
Marine Le Pen è stata fortemente critica nei confronti di Papa Francesco: ‘Sono estremamente credente e ho la fortuna di non aver mai dubitato. Ma è vero, sono arrabbiata con la Chiesa, che penso si immischi di tutto salvo quello che la concerne’, dice così  in una intervista al quotidiano cattolico ‘La Croix’. 

 

La leader del Front National si dice comunque pronta, con gran piacere a invitare il Papa in Francia se sarà eletta, anche se gli dirà che la carità è individuale:  ‘Lasciamo a Dio quel che è di Dio, e a Cesare quello che è di Cesare’, ha affermato Marine Le Pen citando i Vangeli: ‘La Conferenza episcopale si impiccia a volte di quello che non la riguarda, dando istruzioni politiche. Io non mi immischio di quello che il Papa dice ai fedeli, non penso che le religioni debbano dire ai francesi quello che devono votare’.

Le Pen afferma che, se eletta,  dirà a Papa Francesco che la carità può essere solo un gesto individuale e non appartiene agli Stati. Che il Papa faccia appello alla carità, all’accoglienza dell’altro, dello straniero, è una cosa che non mi sciocca. Ma la carità non può che essere individuale.   Che esiga dagli Stati che si pongano contro gli interessi dei popoli non mettendoli nelle condizioni di accogliere una migrazione importante equivale per me a della politica e anche a dell’ingerenza perchè è anche lui un capo di Stato.

Nell’intervista, Marine Le Pen ribadisce di voler proibire i segni religiosi evidenti negli spazi pubblici, compreso il velo musulmano. ‘La religione musulmana è arrivata in forze nel nostro paese e l’Islam radicale ha cominciato ad esercitare pressioni attraverso il velo’, ha affermato, parlando del porto del velo come rottura profonda della nostra idea di laicità e la nostra concezione della donna. E alla contestazione del giornale cattolico secondo il quale tutti i culti si oppongono a questo divieto, ha risposto che se lo Stato decide, i culti si sottometteranno alle regole. La laicità,  ha aggiunto,  è l’idea che ci si possa incrociare per strada senza sapere a quale religione si appartiene.

 L’antieuropeismo è un po’ un filo conduttore della campagna francese: in testa ai sondaggi c’è però l’unico candidato espressamente europeista, l’ex ministro dell’Economia Emmanuel Macron, col 23,5% delle preferenze degli intervistati. Macron, che sempre secondo le proiezioni vincerebbe contro chiunque una volta raggiunto il ballottaggio,  al contrario di Le Pen che è data perdente in tutte le combinazioni, è l’astro nascente della politica francese.
Macron vuole infatti che la Francia rimanga saldamente in Europa, che rispetti il patto di stabilità 3% nel rapporto deficit/Pil, è inoltre favorevole ai trattati commerciali atlantici con Usa e Canada (l’unico tra gli 11 candidati) e crede ancora fortemente nella Nato, anzi la lascerebbe così come è opponendosi a nuovi ingressi.
L’ex banchiere dei Rotschild vorrebbe anche mantenere Schengen, lo ius soli, l’attuale legge sui simboli religiosi,  l’attuale e discussissima Loi Travail (il Jobs Act francese).  Le grandi novità del suo programma sono principalmente tre: riduzione del cuneo fiscale per le imprese, ma soprattutto tagli enormi alla spesa pubblica (attraverso in particolare la soppressione di 120mila impieghi) e l’abolizione della tassa sugli immobili per l’80% di quelli che la pagano.

Nel gruppo di testa c’è infine François Fillon, ex premier durante la presidenza Sarkozy e sotto tiro ormai da mesi per le vicende giudiziarie relative agli incarichi fittizi assegnati a moglie e figli: questo però non sta impedendo al candidato gollista di rimanere in gioco, al momento al terzo posto nella griglia di partenza col 20% delle preferenze nei sondaggi.

Fillon è    il candidato più liberale, quello che propone cambiamenti più drastici sul fronte del lavoro e delle politiche sociali a favore di una riduzione della spesa pubblica: si parte dal taglio di mezzo milione di funzionari pubblici fino all’innalzamento dell’età pensionabile a 65 anni.

Tra i candidati papabili Fillon è ad esempio l’unico che vorrebbe aumentare l’Iva, abolire l’imposta di solidarietà sulle grandi fortune,  e addirittura a rendere ancora più favorevole ai datori di lavoro la  Loi Travail. Il candidato repubblicano suggerisce anche di dire addio alla storica legge delle 35 ore, la durata di lavoro settimanale più bassa d’Europa e che Mélenchon vorrebbe persino ridurre a 32.  Fillon suggerisce di lasciarla agli accordi tra lavoratore e azienda.

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