Francesco Sicignano e licenza di uccidere

Una folla di cittadini s’è riunita in segno di solidarietà  sotto l’abitazione di Francesco Sicignano, il pensionato che martedì notte ha sparato per difendere la sua casa e la sua famiglia. La politica della paura, a seguito, si diffonde tra le masse. Il problema non è la criminalità, ma l’allarme sociale sulla criminalità. ‘Tifosi del Far West’, titola Repubblica definendo i cittadini che si sono i riuniti sotto la casa del pensionato. A fare inorridire il quotidiano sono il ‘saluto dal balcone’ e il sorriso del pensionato stesso rivolti alla gente. Nella penna di Piero Colaprico, Sicignano diventa l’incarnazione della politica della paura. Repubblica se la prende anche con Roberto Maroni che si dice disposto a pagare l’avvocato. Il pensionato aveva subito già tre tentativi di rapina in pochi mesi, e a tanta gente viene il batticuore ad ogni rumore notturno un po’ insolito. I sentimenti non devono essere ricompresi nelle statistiche e la percezione della sicurezza non deve azzardarsi a comparire tra gli indici della qualità della vita. Francesco Sicignano ha sparato e ucciso un ladro nella sua villetta di Vaprio d’Adda e ora è indagato per omicidio volontario. Il caso in poche ore il fatto ha scatenato e diviso l’opinione pubblica. L’episodio che vede protagonista Francesco Sicignano, 65 anni, pensionato ed ex imprenditore immobiliare, in possesso di un’arma regolarmente denunciata, aveva già subito due furti, ma stavolta l’uomo ha scovato il ladro, ha sparato e lo ha ucciso. La vittima è stata colpita al petto. Due complici sono fuggiti nella notte e, a quanto risulta, altri due colpi sono stati sparati in aria. È stato proprio Sicignano a chiamare ambulanza e i carabinieri a cui ha detto: ‘Non volevo che morisse’. A quanto si apprende, per quanto Sicignano fosse autorizzato a detenere armi dal lontano 1994, l’uomo avrebbe un precedente penale per un reato abbastanza grave ed è uno dei punti che certamente l’inchiesta dovrà chiarire. All’inizio la Procura di Milano aveva aperto un fascicolo per eccesso colposo di legittima difesa, poi l’accusa è passata a omicidio volontario. ‘Ho sentito dei rumori e mi sono svegliato, ho preso la pistola e sono uscito dalla stanza da letto. A quel punto mi sono trovato davanti una sagoma che aveva un arnese in mano e ho esploso un colpo. Poi sono corso fuori, ho visto altre due ombre che fuggivano e ho sparato in aria due volte. Soltanto dopo mi sono reso conto delle condizioni di quel ragazzo’. Questo il racconto dell’uomo che però non convince del tutto gli inquirenti. Secondo Sicignano i complici avrebbero tentato di portar fuori la vittima ma, fatto qualche passo, lo avrebbero abbandonato. Il problema è che il ladro è stato colpito al cuore. Come avrebbe potuto, si chiedono gli inquirenti, fare altri passi? Non si tratta di un problema da poco, perché se il ladro è stato colpito in casa ed è successivamente morto uscendo sulle scale è un conto. Un altro è invece se è stato colpito direttamente all’esterno, sulle scale, nel qual caso scatta l’ipotesi di omicidio volontario. Un corteo di solidarietà si è mosso verso casa di Sicignano, spronato da Riccardo De Corato di Fratelli d’Italia dal grido ‘Sei uno di noi’. Sicignano si è comunque esposto sul balcone salutando. All’interno dell’abitazione non si sono trovate tracce di sangue, circostanza che smentirebbe in modo categorico la versione di Francesco Sicignano e che ha indotto i magistrati ad escludere l’eccesso di legittima difesa. La manifestazione svolta in realtà inneggiava alla licenza di uccidere quando si è minacciati in casa propria. In casa leghista, c’è anche chi nella veste di sindaco, e dopo essere stato deputato europeo, ha promesso un bonus per consentire ai cittadini di armarsi. La legittima difesa, art.52 c.p. è stata oggetto di riforma nel 2006, nel senso di estendere la liceità dell’uso dell’arma legittimamente detenuta quando vi sia violazione di domicilio. Ma perché la legittima difesa non si trasformi automaticamente in un far west domestico con conseguenze terrificanti per tutti non si può arretrare dalle precondizioni della inevitabilità dell’uso dell’arma e del principio di proporzionalità tra offesa e difesa, entrambi difficilmente ravvisabili nel caso di Vaprio D’Adda. Allora far passare mediaticamente, anche per scarsa cognizione della materia, che chi ha sparato per difendersi sia stato iniquamente già accusato di omicidio volontario è piuttosto fuorviante.

Cocis

 

 

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