Confermata la pensione a Formigoni. Il consiglio di garanzia del Senato ha bocciato l’appello presentato dal segretario generale di Palazzo Madama: la decisione presa nello scorso aprile   della commissione contenziosa di Palazzo Madama, che ha stabilito il diritto alla pensione anche per condannati in via definitiva, è legittima. E così sarà restituito l’assegno all’ex presidente della Regione Lombardia ed ex senatore, condannato per corruzione. A votare a favore — nell’organismo i cui membri sono scelti dalla presidenza di Palazzo Madama fra giuristi eletti senatori — sono stati Lega e Forza Italia, tre in totale, contro i due contrari di Pd e Fratelli d’Italia.

«La pensione serve a sopravvivere e nessuno può ottenere una seconda condanna agli stenti», commenta l’avvocato Domenico Menorello, legale, insieme con Andrea Scuttari, di Formigoni. L’ex governatore è stato informato dell’esito della camera di consiglio. «È stato semplicemente applicato un basilare principio di diritto — afferma il legale — secondo cui il bene della vita al quale è funzionale la pensione non è totalmente comprimibile».

«L’ex presidente della Regione Lombardia può ringraziare la Lega e Forza Italia che, ancora una volta, sono stati determinanti per corrergli in soccorso e blindarlo — commenta Vito Crimi —. Dal Senato stasera arriva un altro schiaffo al Paese reale, l’ennesimo inaccettabile atto di arroganza da parte di chi si considera al di sopra dei cittadini». Il Movimento annuncia battaglia: «Il condannato per corruzione Formigoni riprende il vitalizio e con lui gli altri ex senatori riconosciuti colpevoli di gravi reati — si legge in una nota dei 5 Stelle —. Il Consiglio di Garanzia, in cui non siede il M5S dopo il tradimento di un nostro ex senatore, ha deciso di respingere il ricorso avanzato dall’amministrazione di Palazzo Madama contro la sentenza di primo grado con la quale la commissione Contenziosa aveva annullato la delibera Grasso del 2015».

Roberto Formigoni ha riavuto il suo vitalizio. Il Consiglio di Garanzia del Senato infatti ha confermato quella che era stata, lo scorso 13 aprile, la sentenza della commissione Contenziosa.

L’assegno gli era stato tolto in virtù della delibera voluta nel 2015 dell’allora Presidente del Senato Pietro Grasso, che prevede una revoca dell’assegno agli ex senatori che sono stati condannati in via definitiva a pene superiori ai due anni.

Nel 2019 infatti Formigoni è stato anche in carcere per cinque mesi, per passare poi ai domiciliari, a seguito di una condanna in via definitiva  a 5 anni e 10 mesi di reclusione per corruzione in merito a una inchiesta sulla sanità lombarda.

Classe 1947, laureato in filosofia e da sempre vicino a Comunione e Liberazione, Roberto Formigoni ha fatto politica fin da giovanissimo muovendo i suoi primi passi nella Democrazia Cristiana.

Nel 1984 viene eletto europarlamentare, per poi passare nel 1987 alla Camera dove rimane fino al 1995 quando diventa presidente della Regione Lombardia, incarico che mantiene per quattro mandati fino al 2013.

Dopo essere passato tra le fila di Forza Italia, nella scorsa legislatura diventa senatore con il Popolo della Libertà, aderendo poi al Nuovo Centrodestra quando Angelino Alfano fonda il nuovo partito sostenendo il governo Renzi.

Lo scorso aprile quando è riesplosa la questione del vitalizio, il Fatto Quotidiano ha affermato che in questo modo Roberto Formigoni percepirà adesso un assegno pari a 7.000 euro al mese.

Arianna Manzi