Fitch: Pil Italia nel 2019 scende allo 0,3%. Ue rallenta ma Roma resta ultima

Dopo Bruxelles, Fmi, Moody’s e istituzioni nazionali arriva una nuova bocciatura. Oggi è la volta dell’agenzia di rating americana Fitch a vedere nero sull’economia italiana. Per gli analisti a stelle e strisce il Prodotto Interno Lordo del 2019 passerà dall’1,1% allo 0,3%. Un dato che fa dell’Italia fanalino di coda dell’intera Eurozona che comunque non cresce secondo le stime precedenti. Le nuove previsioni per il 2019 indicano un PIL all’1%, ovvero un meno 0,7% rispetto alle previsioni di dicembre visto che “negli ultimi mesi i dati sull’attività economica dell’Ue si sono deteriorati in modo più drastico che in altre parti del mondo”. In Europa, però, non preoccupa solo l’Italia. Fitch disegna una situazione pesante anche per la Germania, con la revisione della crescita che si porta sotto l’1% dall’1,7% mentre per la Francia le stime passano dall’1,7% all’1,4% e per la Spagna dal 2,3 al 2,1%.

A preoccupare l’agenzia di rating sono vari aspetti: il rallentamento dell’economia globale, le tensioni commerciali tra USA e Cina e la Brexit. Ma pesano anche le tensioni politiche nazionali ed europee, con la “prospettiva di crescenti forze euroscettiche” all’interno del Parlamento europeo dopo le elezioni, che “potrebbe aumentare le tensioni sui mercati finanziari, danneggiare le fiducia e ridurre gli investimenti”.

Fitch, dunque, disegna un quadro a tinte fosche anche se non parla di recessione per l’Eurozona. Il paziente è malato e più medici lo visitano più certificano uno stato di salute pessimo. Questo significa, come spesso abbiamo ripetuto, che probabilmente le norme dell’Ue sul lato economico, perché quello politico è lontano dal costruirsi, andrebbero riviste. Continuare potrebbe non far bene a nessuno considerando che anche la locomotiva d’Europa non ha più tanto carbone per portare il treno in stazione. Tutti aspettano l’esito delle elezioni europee. A fine maggio sarà disegnata la nuova Europa i cui colori nessuno è ancora in grado di prevedere: ad oggi si registrano solo i vari richiami al rispetto delle regole di qualche commissario che però sembra palare più per favorire gli interessi delle rispettivi Paesi che l’Ue. L’Italia, in questo quadro economico desolante, resta sempre ultima, quasi in tutti gli indicatori economici. L’attuale classe politica, divisa, a tratti poco cosciente di come si governa un Paese, non può permettersi di aspettare l’esito delle elezioni europee per poi prendere i dovuti provvedimenti o fare le dovute scelte economiche di ‘comodo’. A maggio questi signori rischiano di trovarsi un Paese ancora più in ginocchio bisognoso, speriamo di no, di una nuova cura da cavallo per rimettersi ‘momentaneamente’ in piedi. Una cura tampone che farà più male del male che lo attanaglia. Sarebbero ancora in tempo per non imboccare un tunnel senza uscita. Ma ogni istante, non giorno o ora, diventa fondamentale: indietro non si può più tornare.

Circa Omar Scafuro

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