È finita nel vortice del web l’immagine porno, diffusa nella rete, creata con l’intelligenza artificiale della 25enne studentessa universitaria di Capurso che su una pagina social che riporta i suo nome. A fare l’amara scoperta è stata la stessa diretta interessata mentre era tra i banchi della facoltà intenta nel fare, tranquillamente lezione. Una lezione squarciata nella sua tranquillità e, soprattutto, concentrazione accademica, quando ha iniziato a ricevere telefonate da parenti e amici che la avvertivano, dispiaciuti e increduli della notizia. <<Hanno preso possesso della mia faccia e l’hanno messa sul corpo di una sconosciuta. Mi sono sentita violata ma non bisogna nascondersi>>, è stato il commento a caldo della giovane vittima barese della perversione informatica. Per fortuna il link, a pagamento, di quel sito è stato, dopo che la ragazza ha sporto denuncia all’autorità giudiziaria bloccato immediatamente. Un link quello che ha ritratto inconsapevolmente la studentessa universitaria capursese che, per attrarre la curiosità deli utenti del mondo virtuale era anticipato da un breve trailer pornografico. Ma prima che Instagram oscurasse la pubblicazione in questione ci sono volute oltre seicento segnalazioni inviate al provider dall’interessata, dai suoi amici e familiari. Per aiutare la giovane a risolvere il problema, questa si è vista costretta a lanciare un disperato appello di aiuto a tutti i suoi ai suoi contatti per chiedere di segnalare l’anomalia del falso profilo. Una situazione questa che evidenzia tutto lo stato di impotenza delle vittime di questo tipo di reato. <<In Italia, purtroppo>>, racconta la vittima, <<non si è proprietari del proprio corpo e della propria immagine, ma per fortuna sono riuscita a gestire tutto con lucidità, ma mi chiedo cosa sarebbe successo se quello che è capitato a me avesse interessato una ragazza un po’ più debole di me? Quali conseguenze avrebbe potuto avere questa indefinibile e assurda situazione? Non avrei mai pensato nella vita che questo tipo di situazioni potessero capitare, anche, alla gente comune”. Lei, adesso, però, ci tiene a far sapere che tutta questa vicenda non si può trasformare in una sua neanche remota responsabilità. <<In questo tipo di situazioni>>, precisa Sabrina, <<non bisogna nascondersi e farsi vincere dalla paura, perché se non fosse capitato a me, sarebbe successo a qualunque altra ragazza. Il problema, purtroppo, risiede alla radice di un certo malcostume sociale e per questo bisogna attivarsi per far rivalere i diritti delle persone che vanno tutelate con precise leggi che impongano alle piattaforme, anche, di dover intervenire immediatamente, in casi come questo, e non dopo lunghissime e interminabili otto ore e più di seicento segnalazioni. Io non mi sono sentita affatto protetta, anche se tutto questo non mi bloccherà nella mia battaglia di civiltà>>.
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