Finalmente! Anche il Pd ha un ‘Re’

Fino a qualche tempo fa si diceva che il Pd fosse l’unico partito italiano non personalizzato. Non aveva un ‘re’, adesso ce l’ha. Questo è Matteo Renzi, con tutta la sua simpatia,con la sua energia, la sua sfrenata voglia di successo, il suo desiderio di portare il partito al massimo del consenso elettorale, ma anche e soprattutto per mancanza di valide alternative. Un fatto è certo, Renzi per il Pd, in questo momento storico particolare, rappresenta l’ultima spiaggia, se dovesse fallire,sarebbe il caos,  il suo eventuale successo si giocherà su più tavoli.  Innanzitutto su quello della popolarità, dove ha scelto: i 10 miliardi che nell’anno in corso andranno nelle tasche degli italiani a partire dal 27 maggio prossimo, diminuzione dell’Irpef a partire dalla stessa data, guarda caso, due giorni dopo il voto per le europee, altro tavolo su cui il Premier e capo/re del Pd si gioca la partita con gli italiani. Questo programma ha scontentato molti settori della società. Non è contenta Confindustria, non sono contente le tante imprese che saranno tassate sulle rendite dei titoli, non saranno contente le imprese del Nord-Est che,  languendo ormai da anni in una crisi che sta diventando per alcune irreversibile, chiedono sostegni e crediti di favore alle banche, i sindacati che sono preoccupati di un’eccessiva  precarizzazione del lavoro. Si lamentano i dirigenti ed i manager di Stato per i tagli che Cottarelli, Commissario alla Spending Review, si appresta a realizzare. Renzi avrà bisogno di tempo per far fronte a tutto questo,tranne che per i 10 miliardi in busta paga ai lavoratori dipendenti. Ma l’altro obiettivo da centrare nell’immediato è la legge elettorale, che è passata alla Camera ma al Senato diventa tortuosa per le troppe resistenze che incontrerà tra i Senatori, che si troveranno a votare la loro uscita di scena che è la diretta conseguenza dell’abolizione del Senato come Camera elettiva, per non parlare poi, quale estrema ratio, il venir meno dell’appoggio di FI ,che decreterebbe la fine della legislatura anticipatamente. In tale eventualità, alla Camera si voterebbe con un sistema maggioritario, mentre al Senato con quello proporzionale, che favorirebbe l’armata di Berlusconi,  della Lega e di Grillo. Infine c’è la nota dolens, rappresentata dal tavolo delle coperture da effettuare, dell’occupazione, del pagamento dei debiti alle imprese e dei vincoli imposti dall’Europa che Renzi, nonostante i proclami iniziali, dopo l’incontro con la Merkel , dice di voler rispettare. A questo punto sorge spontanea una riflessione: o Renzi è più bravo di quelli che lo hanno preceduto, allora nulla quaestio, oppure è un grande illusionista al pari o più di quelli che lo hanno preceduto e di uno in particolare a cui tutti dicono che lui assomigli.

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