L’ora di religione che ho sempre desiderato! Che poi di fatto di ore sono due ma scorrono come un fiume in piena, un mix dove storia, geografia e addirittura matematica diventano pura e sorprendente narrazione dai toni intimi e vivaci. Stefano Sabelli ci racconta la storia della ‘trinità’ come un proprio diario di bordo, riadatta il testo attraverso vicende personali e lo fa saltando, cantando e ballando in un ritmo da musical sincopato. I personaggi delle tre scritture sacre (il Vangelo, la Torah e il Corano) sembrano materializzarsi sul palco come anche i paesaggi e tutte le sensazioni di quei luoghi e tempi lontani. A rafforzare il tiro e togliere ogni dubbio il duo musicale che accompagna dal vivo le vicende con brani di musica contemporanea riletti in chiave etnica dal sapore klezmer. Lo spettacolo si chiude illuminandoci su nuove/vecchie ipotetiche riletture del tutto e conduce a riflessioni sempre più necessarie in questo momento storico politico.
L’opera Figli di Abramo si configura come un vero e proprio inno al dialogo interreligioso, un ponte che unisce le fedi attraverso la figura di Abramo, patriarca comune a ebraismo, cristianesimo e islam. Sul palcoscenico, la storia si trasforma in una narrazione intensa e coinvolgente, dove ogni elemento – dalla parola all’immagine, dalla musica alle luci – contribuisce a dipingere un quadro di unità e speranza.
Stefano Sabelli, con la sua capacità di far emergere il lato umano e profondo della storia sacra, ci regala uno spettacolo che va oltre la semplice rappresentazione teatrale. È un invito a riscoprire, attraverso un linguaggio che fonde tradizione e modernità, il significato profondo della comunanza tra le fedi. Il racconto, che si sviluppa come un diario di bordo personale, trasforma il passato in una lezione di vita, dove il sacro diventa terreno fertile per un rinnovato dialogo e una riflessione che tocca le corde del nostro presente.
In un’epoca segnata da divisioni e incomprensioni, Figli di Abramo ci ricorda che il messaggio ecumenico, incarnato dalla figura di Abramo, non è solo un retaggio del passato, ma una luce guida per il futuro. La fusione di storia, geografia, matematica e musica diventa così la metafora di un percorso comune, un cammino fatto di condivisione e reciproco rispetto, capace di illuminare la strada verso una società più inclusiva e consapevole. Oggi ultima replica al teatro Spazio Diamante.
Rachele Tombini