Tra il fragore di una festa e il muto linguaggio del teatro fisico, Feste, creazione della compagnia internazionale tedesca Familie Flöz, fino al 6 gennaio in scena alla Sala Umberto di Roma, incanta e commuove. Ambientato in una villa sul mare, lo spettacolo mette in scena i preparativi per un matrimonio sfarzoso, ma il vero cuore pulsante della storia si trova lontano dalle luci scintillanti della festa, nel cortile sporco e caotico dove un’umanità invisibile lavora senza sosta per garantire il successo dell’evento.
Diretto da Michael Vogel, Feste è un’opera straordinaria che rinuncia completamente al dialogo parlato, affidandosi a un linguaggio drammaturgico alternativo: i gesti, il corpo, le maschere. In un equilibrio delicato tra tragedia e comicità, gli inservienti, camerieri e facchini diventano protagonisti di una favola per adulti, raccontando le loro aspirazioni, le lotte per la dignità e il senso di alienazione di chi vive ai margini.
Quando il mare scompare improvvisamente, lasciando il posto a un deserto di sabbia e pietra, tutto si ferma. Il silenzio si fa assordante, non perché manchino i suoni – la musica continua – ma perché si arresta il trambusto umano, lasciando emergere un’intensa riflessione sull’incessante follia del progresso.
Con una durata di 90 minuti e un unico atto, Feste dimostra l’eccellenza esecutiva del collettivo Familie Flöz. Gli attori – Andres Angulo, Johannes Stubenvoll e Thomas van Ouwerkerk – riescono a creare una ventina di personaggi diversi, trasformandosi con sorprendente fluidità grazie alle maschere ideate da Mascha Schubert e Hajo Schüler. Queste ultime, statiche nella loro forma, raccontano una moltitudine di emozioni attraverso l’immobilità dei tratti e la dinamicità dei corpi che le animano.
Se al piano nobile la celebrazione dell’amore è un vortice di sfarzo e apparenze, nel cortile sottostante si assiste alla vita vera, cruda e meravigliosamente umana. La compagnia riesce a rendere palpabile il contrasto tra questi due mondi, mostrando come la ricerca della felicità sia sempre intrecciata a ostacoli, fatica e imprevisti.
Ispirandosi agli angeli di Klee, Feste si interroga sulla follia del progresso e sull’umanità dimenticata, dimostrando ancora una volta come il teatro fisico possa parlare con intensità a chiunque, al di là delle barriere linguistiche.
Familie Flöz, con la sua maestria nel mescolare teatro di figura, clownerie, danza e acrobazia, firma un’altra opera indimenticabile. Feste è un’esperienza che va oltre il palcoscenico, una riflessione sull’essenza stessa della vita e della lotta per la dignità. Un racconto senza parole che, proprio grazie alla sua semplicità, lascia un segno profondo.
Marco Marassi