Tutti concordano che nel prossimo futuro un ruolo centrale lo avranno le tecnologie, a cominciare dall’Intelligenza Artificiale: siamo ancora agli inizi, secondo Federcostruzioni solo il 6% delle imprese edili già utilizza l’Ia per gestire i processi industriali. Certamente essa però consentirà di favorire, innanzi tutto, il raggiungimento di alti standard di efficienza energetica e riduzione dei consumi.
Secondo l’Osservatorio Immobiliare di Nomisma nel primo trimestre 2024, 300mila italiani hanno rinunciato ad acquistare casa a causa della riduzione del loro potere d’acquisto e dei mutui troppo esosi offerti dalle banche. «Il credito storicamente basso è stato reso ancor più difficoltoso dalle condizioni stringenti delle banche», annota Nomisma. «Esse hanno erogato mutui per 7,7, miliardi nella prima parte di quest’anno, la metà di quanto registrato nel 2022. Il calo delle compravendite è quindi probabilmente imputabile solo alla componente di domanda uscita dal mercato perché dipendente dal credito bancario (-26%), mentre gli acquisti senza mutuo hanno continuato a crescere (+4,8%). Ciò significa che l’acquisto di casa resta interessante per quella fetta di famiglie che dispone di risorse economiche sufficienti per affrontarlo senza supporto bancario».
Più pessimista sull’andamento del settore delle costruzioni è il centro studi Cresme, che aggiornerà il suo Rapporto a Milano il 4 dicembre. Le ultime proiezioni prevedendo che il 2024 si chiuderà con una flessione del 26,5% dei lavori di riqualificazione edilizia, mentre le opere pubbliche dovrebbero registrare un incremento dell’11,4%. Il calo complessivo del settore viene quindi stimato al 9,5% per gli investimenti e al 7,7% per il valore della produzione. Anche Cresme, comunque, certifica la spinta del Pnrr. Nel 2021 erano state aggiudicate opere pubbliche per 50 miliardi, l’anno scorso per 91 miliardi. La differenza è quasi tutta nei cantieri Pnrr.
Un aiuto al settore immobiliare sembra arrivare dagli investitori istituzionali, società e fondi, soprattutto stranieri, che si rivelano più sensibili verso l’appeal dell’Italia anche rispetto agli stessi italiani. Nei primi nove mesi del 2024 si sono registrati in Italia 6,5 miliardi di euro di investimenti corporate, un volume in aumento dell’85% rispetto allo stesso periodo del 2023. Commenta Roberto Russo, Ad del gruppo Gabetti: «Il mercato immobiliare corporate, cioè quello dell’investimento, è anticiclico, anche se soggetto alle turbolenze dello scenario macroeconomico e ai fenomeni di natura socio-demografica e geopolitica. Emerge come gli investitori istituzionali abbiano da sempre presenziato il mercato italiano, mai c’è stata una perdita di interesse nei confronti del Sistema paese o del tessuto imprenditoriale, veri catalizzatori degli investimenti nel real estate».