Europee: in Olanda gli euroscettici non sfondano

BRUXELLES – La temuta ondata euroscettica che sarebbe dovuta partire dall’Olanda per travolgere tutta Europa, almeno per ora, non ci sarebbe: gli olandesi hanno votato oggi, primi in tutta Europa, e secondo gli exit poll avrebbero fatto addirittura perdere al partito xenofobo di Geert Wilders un seggio, facendolo diventare il quarto partito con solo tre eurodeputati. Una sorpresa rispetto ai sondaggi che fino a qualche giorno fa lo davano primo partito e un segnale per quanti davano per scontata un’inarrestabile ascesa dei partiti anti-Europa. Non ci sarebbe stata nemmeno la vittoria dell’astensionismo: sarebbe invece aumentata leggermente la partecipazione, portando ai seggi il 37% della popolazione, contro il 36,75% delle europee del 2009. Secondo l’exit poll, fatto fuori Wilders il primo posto se lo contendono invece i cristiano-democratici del CDA e i liberali del D66, che occupano i banchi dell’opposizione in Parlamento. Il D66 è dato in leggero vantaggio con il 15,6% mentre il CDA è al 15,2%. L’exit poll ‘definitivo’ pubblicato alle 21.30 da Ipsos per Nos Tv, assegna ai cristiano democratici della CDA 4 seggi, in piena parità con i liberali progressisti del D66. Il CDA ne perderebbe quindi uno sul 2009 e i D66 invece ne guadagnerebbero uno. Gli elettori sembrano aver premiato le forze esterne al governo, visto che i liberali del VVD del premier Mark Rutte (12,3%) restano con i tre seggi che avevano così come i laburisti del PVDA (9,4%) suoi alleati di governo, scavalcati dalla sinistra radicale di SP che prende tre seggi e tocca il 10%. Non è servita quindi la dura critica nei confronti dell’Europa che ha caratterizzato le ultime settimana di campagna elettorale di Rutte, convinto che vadano ridimensionati i poteri della Ue, che dovrebbe solo occuparsi di completamento del mercato unico, riduzione degli ostacoli burocratici, incentivazione dei flussi commerciali con accordi di libero scambio, realizzazione del mercato unico dell’energia, lotta alle distorsioni nel mercato del lavoro. Un bel passo indietro da chi ha sostenuto la linea di rigore della Merkel fin dal principio. Ma la sorpresa più grande è la battuta d’arresto di Wilders: si ferma al 12,2% ma nel 2009 era al 16,7%. Guadagna comunque rispetto alle politiche dove aveva il 10,1% (normale fenomeno quello del partito di protesta che ‘convince meno’ quando si tratta di scegliere chi ci governa in casa), ma arriva solo a tre seggi, troppo pochi per cantare vittoria e presentarsi a Bruxelles e Strasburgo con troppe pretese e negoziare con la Le Pen. Pochi anche se si pensa che due eurodeputati li ha presi invece il partito degli animali, due vanno ai Verdi e, a sorpresa, un eurodeputato va anche al neonato partito dei pensionati Plus50 che ha preso il 4,2% dei voti.

 

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