Europa e procedura per debito eccessivo dell’Italia

Bruxelles non è stata convinta dalla risposta  del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, alla lettera con la quale la Commissione Europea aveva contestato, lo scorso 18 ottobre, una ‘deviazione senza precedenti’ nella manovra del governo rispetto ai parametri del Patto di Stabilità e Crescita. E senza precedenti è anche la decisione, assunta collegio dei commissari, di rigettare il documento programmatico di bilancio dell’Italia e di chiedere al governo di presentarne una nuova versione il più presto possibile, al più tardi entro tre settimane.

La pubblicazione di una ‘opinione’ negativa e la richiesta di presentare una ‘versione rivista’ rappresenta per il governo italiani una seconda opportunità per riallinearsi alle regole europee, in particolare sugli obiettivi di deficit nominale e strutturale. A quel punto il governo avrebbe tre settimane per inviare un nuovo documento programmatico di bilancio, su cui la Commissione si deve esprimere ‘quanto prima’. Se invece il governo decidesse di mantenere invariati i saldi della manovra, in quell’occasione l’esecutivo comunitario potrebbe scegliere la strada dell’apertura di una procedura per deficit eccessivo per violazione della regola del debito.

Il 5 e 6 novembre a Bruxelles sono previste le riunioni di Eurogruppo e Ecofin: formalmente il tema del bilancio italiano, e più in generale dei paesi che hanno ricevuto o riceveranno in queste ore le lettere di chiarimento da parte della Commissione, non dovrebbe essere in agenda. Ma è evidente che la questione sarà discussa dai ministri delle Finanze dell’Eurozona e della Ue. La lettera del vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, e del commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, è stata chiara: la versione attuale della manovra sembra indicare ‘una inosservanza particolarmente grave degli obblighi di politica finanziaria definiti nel Patto di Stabilità e Crescita’.

Il collegio dei commissari ha deciso di rigettare il documento programmatico di bilancio dell’Italia e di chiedere al governo di presentarne una nuova versione il più presto possibile, al più tardi entro tre settimane. Lo si apprende da fonti europee, dopo la decisione assunta nella riunione odierna della Commissione a Strasburgo. ‘Chiediamo di sottomettere di nuovo il documento programmatico di bilancio. E’ la prima volta che lo facciamo. E’ una mossa senza precedenti’, ha detto una fonte.

La minaccia di procedura è inclusa implicitamente nel testo, quando afferma che ‘le conclusioni dell’ultimo rapporto 126/3 (sul debito) potrebbero necessitare una revisione’. Se in queste settimane palazzo Berlaymont manderà le sue indicazioni, toccherà poi ai ministri delle Finanze dell’Eurogruppo e dell’Ecofin confermare le decisioni della Commissione, con ogni probabilità nelle riunioni del 3 dicembre e 4 dicembre.

In passato, l’Italia era stata considerata inadempiente sulla regola del debito, ma il rispetto degli obblighi di riduzione del deficit strutturale era stato considerato come ‘un fattore rilevante chiave’ che ha permesso di evitare una procedura, spiega la Commissione. Le conclusioni dell’ultimo rapporto sul debito sull’Italia, nel quale la Commissione aveva deciso di non aprire una procedura, potrebbero essere riviste alla luce della deviazione significativa programmata dal governo.

La Commissione invia una lettera di costituzione in mora con cui richiede ulteriori informazioni al paese in questione, che dovrà inviare una risposta dettagliata entro un termine preciso, in genere due mesi.

Se la Commissione giunge alla conclusione che il paese è venuto meno ai propri obblighi a norma del diritto dell’Ue, può inviare un parere motivato, vale a dire una richiesta formale di conformarsi al diritto dell’Unione in cui spiega perché ritiene che il paese violi il diritto dell’UE. La Commissione chiede inoltre al paese interessato di comunicarle le misure adottate entro un termine preciso, in genere due mesi.

Se il paese continua a non conformarsi alla legislazione, la Commissione può decidere di deferirlo alla Corte di giustizia. Se, nonostante la sentenza della Corte di giustizia, il Paese continua a non rettificare la situazione, la Commissione può deferirlo una seconda volta dinanzi alla Corte, proponendo che quest’ultima imponga sanzioni pecuniarie, che possono consistere in una somma forfettaria e/o in pagamenti giornalieri.

Le sanzioni sono calcolate tenendo conto di vari elementi:

  • l’importanza delle norme violate e gli effetti della violazione sugli interessi generali e particolari
  • il periodo in cui il diritto dell’Unione non è stato applicato
  • la capacità del paese di pagare, con l’intento di assicurare che le sanzioni abbiano un effetto deterrente.

L’importo proposto dalla Commissione può essere modificato dalla Corte nella sentenza.

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