Europa e lavoro, le sfide di Renzi

Un forte applauso ha accolto Matteo Renzi al suo arrivo in direzione Pd,  e nel suo intervento focalizza che la direzione riunita non  deve essere  l’occasione per fare festa,  ma per una riflessione e un’analisi del voto per cercare di capire cosa c’è da fare per  impostare bene i prossimi mesi. Prosegue poi:  “Il risultato ci carica di gioia e entusiasmo ma anche di straordinaria responsabilità. Abbiamo scelto di non festeggiare perché la straordinaria ampiezza del risultato non è solo per il Pd o per il suo leader. Va ben oltre le aspettative, è il voto degli italiani per l’Italia. Ha ragione Reichlin a parlare di partito della nazione,  e il consenso ci impone a provare a cambiare l’Italia in modo forte e l’Ue.  Il Pd è primo partito in Europa e ha una responsabilità che giudico naturale venga colta in pieno e non immiserita negli scontri interni. Trovo allucinanti le polemiche per la foto di gruppo perché non c’è nessun salto sul carro,  ma un partito che è convinto di poter discutere al proprio interno con serenità. Ha vinto il Pd”. Le misure attuate dalla Ue in un momento di crisi  risalgono a teorie degli anni 80, e non danno una risposta sufficiente alle attese dei cittadini.  Siamo il primo partito del Pse non per andare a mettere bandierine con i nomi, questo è fisiologico,  ma il nostro compito è richiamare il Pse su quanto detto in campagna elettorale,  che è per noi fondamentale e per cui siamo entrati nel Pse,  così  prima di discettare sui nomi è fondamentale capirsi sulle idee.  Immediatamente dopo la fine del passaggio in Senato delle riforme costituzionali, e comunque entro l’estate,  deve essere approvata la legge elettorale. Il mese di giugno sarà cruciale per le riforme del governo ed arriverà, dice Renzi, “Italia semplice”, un pacchetto di provvedimenti definito taglia-burocrazia che rivoluzionerà la Pubblica amministrazione con semplificazioni per imprese e servizi con 2 o 3 scadenze fiscali. Tutto ciò andrà in Cdm con uno o due atti normativi.  Il 20 giugno il provvedimento sulla competitività, poi l’attuazione della delega fiscale e la riforma della giustizia. “Il tempo delle riforme è questo: nessun rinvio, non perché siamo schizofrenici ma perché comprendiamo che la capacità di fare le riforme consente all’Italia di essere attrattiva”. Il presidente degli industriali, Giorgio Squinzi, nel suo intervento all’Assemblea della Confindustria  parla delle lungaggini burocratiche e giudica in modo  fortemente positivo il responso delle urne.  Lancia quindi un forte appello:  “Mandato forte a Renzi, ora faccia le riforme legando i salari ai risultati”. Cosa di fondo già impostata dal premier.

Cocis

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