Estradato latitante albanese, sfuggito alla Giustizia per 20 anni

E’ rientrato stamattina in Italia, scortato da personale dello Scip – Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia della Direzione Centrale della Polizia Criminale, guidata dal Prefetto Vittorio Rizzi, il 47enne albanese Vrapi Luan, destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Foggia il 24 Novembre 1999 per omicidio volontario e lesioni personali aggravate. L’ex latitante, rintracciato grazie alla frequente e consolidata collaborazione tra la polizia albanese e l’Ufficio dell’Esperto per la Sicurezza italiano operativo a Tirana, e grazie al lavoro della Divisione Interpol dello Scip, è un personaggio noto alle cronache italiane, poiché è accusato, in concorso con altri, dell’omicidio del giovane bracciante di 22 anni, Hyso Telharaj, avvenuto nel settembre 1999 nelle campagne di Foggia.

Il nome di Hyso Telharaj è diventato un simbolo della ribellione contro l’odiosa piaga del caporalato, ma anche di riscatto e rinascita, ricordato spesso dall’Associazione Libera che per il ventennale della morte, a settembre 2019, ha promosso tre giorni di memoria e impegno dal titolo “Il dolce sorriso di Hyso Telharaj”. Il giovane era venuto in Italia per cercare lavoro e l’aveva trovato come bracciante agricolo per la raccolta dei frutti della terra della Capitanata. Non è stato ucciso dalla malattia o piegato dalla fatica come accade spesso, ma assassinato dai caporali perché non aveva ceduto al loro ricatto e non aveva pagato al loro il pizzo. Dell’omicidio e della storia di Hyso ha parlato anche Don Ciotti lo scorso 15 novembre 2019, nella sua visita a Tirana insieme al Procuratore Nazionale Antimafia, portandolo come esempio di dignità, coraggio e della ribellione ad ogni forma di criminalità organizzata. Vrapi Luan, dopo lo sbarco a Fiumicino e le notifiche degli atti da parte della Polizia di Frontiera Aerea dello scalo romano, verrà consegnato al personale della Polizia Penitenziaria di Bari per essere condotto in carcere a disposizione dell’Autorità Giudiziaria pugliese.

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