MATTEO SALVINI, MATTEO PIANTEDOSI

Esposto contro i ministeri di Salvini e Piantedosi

Come ome Avvenire ha anticipato, un alto magistrato in quiescenza, Rosario Russo, già sostituto procuratore generale presso la Corte di Cassazione, ha presentato davanti ai carabinieri della Legione Lombardia un esposto di 6 pagine indirizzato al “procuratore della Repubblica di Catanzaro”, Nicola Gratteri.

Nell’atto, Russo chiede alla procura distrettuale calabrese di dissipare i dubbi sulla condotta della catena di comando dei soccorsi, che vede al vertice politico i ministri dei Trasporti Matteo Salvini e dell’Interno Matteo Piantedosi, alla luce dell’articolo 96 della Carta e della legge costituzionale del 1989 (che regolano la competenza del tribunale dei ministri su reati compiuti durante l’esercizio delle funzioni ministeriali).

L’esposto muove alcune considerazioni a partire dall’informativa in Senato pronunciata il 7 marzo dal ministro Piantedosi, di cui cita ampi stralci. Dalle parole del titolare del Viminale, considera Russo, “sembra potersi abdurre che tutte le autorità competenti erano state avvertite”, perlomeno dopo la segnalazione dell’aereo di Frontex delle 23.03 di sabato 25 febbraio.

Inoltre, argomenta l’alto magistrato in pensione, le competenti autorità ben conoscevano il «fenomeno dei cosiddetti sbarchi autonomi, ovvero di quelle imbarcazioni, spesso di minime dimensioni, che giungono sulle nostre coste senza essere intercettate». Pertanto le stesse autorità probabilmente “avevano la possibilità di dedurre agevolmente che l’imbarcazione fotografata per tempo dall’areo Frontex stava tentando esattamente uno dei predetti, niente affatto rari, «sbarchi autonomi», non potendosi altrimenti spiegare la «risposta termica dei sensori di bordo e quindi la possibile presenza di persone sottocoperta».

Ancora, Russo osserva come “fa parte del comune patrimonio investigativo che gli scafisti impediscano non solo il rilevamento visivo nel modo anzidetto, ma anche, e a fortiori, l’invio di allarmi telefonici”. Ragion per cui “l’intervento propriamente salvifico della Guardia Costiera (dipendente dal Ministro delle infrastrutture) ragionevolmente si attiva ogni qual volta si presenti – ovvero sia sospettata – una situazione di pericolo in mare, ancorché non espressamente denunciata”.

Gli interrogativi aperti

Attesa la drammaticità dell’evento, Russo segnala alla procura alcuni interrogativi aperti, osservando tra l’altro che non è dato comprendere: perché la «rete radar costiera», le cui rilevazioni vengono subito diramate a tutte le amministrazioni competenti, è stata consultata dalla Guardia di Finanza soltanto alle ore 3,50? E perché l’Autorità marittima e la Guardia Costiera, sebbene avvertite a più riprese da Frontex e dalla Guardia di Finanza, sono rimaste silenti e inerti, pur essendo probabilmente in grado di ovviare “all’acclarata impotenza della Gdf” stessa in ragione delle criticità meteorologiche? Il che a maggior ragione allarma – ragiona Russo – se, come rileva lo stesso ministro Piantedosi, «le attività di law enforcement e di polizia, che fanno capo al ministro dell’interno, e quelle di soccorso in mare, che competono al ministero delle infrastrutture e dei trasporti, esigono la cooperazione e la sinergia tutte le volte che i contesti operativi concreti lo richiedono e in primis quando si tratta di salvaguardare l’incolumità delle persone», con centri di coordinamento, che operano e si interfacciano ventiquattro ore su ventiquattro e sette giorni su sette.

Sarà la procura catanzarese a valutare

“Cooperazione? Sinergia? Centri di coordinamento?” L’esposto di Russo termina con questi interrogativi. Ora spetterà al procuratore capo di Catanzaro Gratteri valutarlo, decidere se nei fatti segnalati si ravvisi omissione di soccorso o altre ipotesi di reati e avviare o meno la procedura che potrebbe portare a mettere sotto inchiesta i vertici dei due ministeri.

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