Il Csm apre fasciolo sul giudice Esposito

Il Consiglio Superiore della Magistratura ha deciso, dopo l’intervista rilasciata al quotidiano ‘Il Mattino” dal giudice Antonio Esposito, presidente della Sezione feriale della Cassazione, di aprire un fascicolo sul magistrato. La pratica è stata trasferita alla prima Commissione referente del consiglio. L’intervento è stato richiesto dai consiglieri laici del Pdl, ritenendo grave la scelta di Esposito di rilasciare l’intervista al quotidiano diretto da Alessandro Barbano, soprattutto per aver sostanzialmente ‘anticipato’  le motivazioni della sentenza che devono essere ancora depositate. “Il vice segretario generale del Csm su disposizione del vice presidente, sentito il comitato di presidenza, ha disposto la trasmissione, in via d’urgenza e salvo ratifica – si legge in una nota del Csm – della pratica a firma dei consiglieri Zanon, Palumbo e Romano alla prima Commissione referente del consiglio” sulla vicenda dell’intervista al quotidiano di Napoli del presidente della sezione feriale della Cassazione.  Nella richiesta di apertura della pratica inviata al comitato di presidenza del Csm, i tre consiglieri laici sottolineavano la “gravità” delle parole di Esposito. Non solo per “le ovvie considerazioni in ordine ai doveri di continenza e riservatezza in capo agli appartenenti all’ordine giudiziario”, ma anche perché si tratta “del presidente del collegio giudicante che ha appena emesso una sentenza della quale ancora non sono state depositate le motivazioni”. L’intervista “nella sostanza anticipa il contenuto di atti non ancora formati” e “la redazione delle motivazioni della sentenza è prerogativa del relatore e non certo del presidente del collegio le cui esternazioni potrebbero rappresentare una indebita e inopportuna pressione nei confronti del relatore stesso”. Secondo i tre consiglieri laici “di particolare gravità appaiono le affermazioni relative al principio del ‘non poteva non sapere’, la cui contestualizzazione in una intervista dedicata pressoché interamente al cosiddetto ‘processo Mediaset’ esclude che possano intendersi come considerazioni di carattere generale e astratto”.

Il giudice Antonio Esposito è convinto di non essere nel torto: per il magistrato, l’intervista rilasciata al quotidiano di Napoli ‘Il Mattino’ all’indomani della sentenza Mediaset, è “stata manipolata”. Il presidente della Sezione feriale della Cassazione ribadisce, dopo aver ascoltato la registrazione della sua intervista al quotidiano diretto da Alessandro Barbano,  che il contenuto è stato ‘manipolato’ con l’inserimento nell’articolo di una domanda sul processo Mediaset, “mai invece rivoltagli dal giornalista”, e che “né domanda né risposta erano riportate nel testo da lui ricevuto via fax”.

La nota di Esposito. Il giudice ribadisce “la manipolazione del contenuto dell’intervista dalla quale, per espresso divieto del dottor Esposito, sicuramente risultante dalla registrazione, dovevano essere escluse del tutto domande relative al merito della decisione”. Il magistrato che con la sua intervista è finito al centro di un caso politico precisa che”il giornalista, nel riportare nell’articolo pubblicato il colloquio circa il tema generico se un imputato può essere condannato sulla base del principio ‘non poteva non sapere’, ha fittiziamente inserito nell’articolo -scrive Esposito- la domanda che, per come risulta dalla registrazione mandata in onda, non è stata mai rivolta: ‘Non è questo il motivo per cui si è giunti alla condanna? E quale è allora?’ “Eseguita questa scorretta operazione di inserire nell’articolo una domanda proprio sul processo, mai, invece, formulata, il giornalista ha, poi, strumentalmente ‘agganciato’ – e fatto risultare come risposta del dr. Esposito ad una specifica domanda sul processo mai rivoltagli – parte del discorso del tutto generico sul ‘non poteva non sapere”, discorso che, per come risulta dalla registrazione messa in onda, è molto più ampio di quanto riportato nell’articolo, tant’è che il dr. Esposito non ne ricordava più tutti i particolari anche perché – e la questione è dirimente – tale domanda e la supposta risposta che non era risposta ad alcuna domanda non erano riportate nel testo dell’intervista concordato per la pubblicazione ed inviato, come già detto, via fax al dr. Esposito alle ore 19.30 del 5 agosto per il suo benestare, cui era stata espressamente subordinata la pubblicazione”. “Manipolato così il testo – si legge nella nota –  con l’inserimento della domanda sul processo e specificatamente il giornalista ha potuto affermare inveritieramente in prima pagina che il Presidente della Corte spiegava la sentenza e ‘sparare’, sempre in prima pagina – e questo era il suo vero fine – il titolo, a caratteri cubitali virgolettato (e, quindi, al dr. Esposito attribuibile) ‘condannato perchè sapeva’ e, in seconda pagina, sempre a caratteri cubitali, altro titolo sempre virgolettato (e, quindi, sempre al dr. Esposito attribuibile) ‘Berlusconi condannato perchè sapeva, non perché non poteva non sapere’. E’ facile constatare che, come risulta dalla registrazione mandata in onda tali espressioni attribuite al dr. Esposito, non sono mai state dallo stesso pronunziate”. “Si ribadisce ancora – conclude il comunicato – la manipolazione del testo dell’intervista, concordato e da pubblicare, inviato dal giornalista al dr. Esposito via fax alle ore 19.30, manipolazione avvenuta con l’inserimento, in sede di pubblicazione sia della domanda, mai rivolta, ‘non è questo il motivo per cui si è giunti alla condanna? E quale è allora?’, sia della espressione attribuita al dr. Esposito: ‘Berlusconi condannato perché sapeva, non perché non poteva non sapere’, frase mai pronunziata nel corso del colloquio telefonico dal dr. Esposito. E’ agevole, quindi,  – conclude la nota – constatare come il dr. Esposito non abbia spiegato in alcun modo la sentenza di condanna già pronunziata”.

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