Esce la nuova versione del Vocabolario della lingua italiana Zingarelli 2012, con 1500 nuove parole che fotografano una Italia afflitta dal “velinismo” e dove si ostenta il “celodurismo”, circondata da “fighettismo”. Dove si continua a “sversare” liquami, a “rippare dvd” e a fare i conti con il “mille proroghe”. Parole nuove ma già abusate, che arrivano fresche di stampa sulle pagine del nuovo vocabolario. Le nuove parole entrate nella storica opera di consultazione, che contiene 143mila voci, 377mila significati, 44mila locuzioni, 72mila etimologie, 11600 citazioni letterarie, 1000 schede di sfumature di significato e la segnalazione di 2900 parole da salvare, registrano i cambiamenti, le mode e l’evoluzione del costume italiano. Così l’Italia di oggi è quella che si divide sul “biotestamento”, che teme il movimento “sadrista” (legato al fondamentalismo islamico e diffuso specie in Iraq) e in cui si fanno le campagne “anti-velo”. Un paese dove il “digital divide” (divario digitale) è ancora ampio ma si ragiona sulla “glocalizzazione”. Abbiamo l’abitudine di parlare “diplomatichese”, “didattichese” e “giovani lese”. Le italiane indossano i “cuissardes” (gli stivali con gambale a mezza coscia). L’italiano pratica “cardiofitness”, “ fit boxe” o si esercita col “bosu” (nuovo attrezzo ginnico) per “eternizzare” se stesso o, per lo meno, fare il “sirenetto” al mare “. E tutti bevono il “frappuccino” . Ma è anche il popolo che acquista “ecoauto” con l’ “eco contributo”, che usa bene (o male) la “compostiera” (per i rifiuti solidi urbani) o l’ “eco piazzola”. Quello della famiglia “monogenitoriale” o che vota il “minisindaco” (in gergo giornalistico il presidente di una circoscrizione comunale). E’ l’ homo technologicus che va in vacanza con il “couch surfing” (la pratica di scambiarsi per brevi soggiorni la casa tramite il web); archivia dati con il “cloud computing” e fa “web surfing”. E’ un’Italia migliore o “scrausa” (in gergo, scadente, brutta)? A ognuno la sua opinione. Ma di sicuro è un paese dove l’agire in maniera contraria a principi di ordine morale che si condividono e si professano oggi si chiama “acrasìa”. Per Aristotele era l’incontinenza, la mancanza di autocontrollo.
