Emiliano apre le porte al gender con il “ddl Zan” pugliese

Riconosce l’identità di genere e introduce corsi di formazioni per insegnanti, studenti e anche famiglia, dietro lo scudo della lotta al bullismo. Sostanzialmente, la legge contro l’omotransfobia approvata in Puglia per volontà di Michele Emiliano è un ddl Zan in salsa regionale. Così quello che al Pd non è riuscito a livello nazionale, rientra sotto dalla finestra locale, con buona pace delle battaglie ideologiche contro l’autonomia. Perché, si sa, c’è ideologia e ideologia e quella gender è molto cara al Pd e alla sinistra. Che per approvarla hanno anche compiuto uno di quegli “strappi della democrazia” che pure amano tanto stigmatizzare: la legge contro l’omotransfobia pugliese, infatti, è stata approvata sotto forma di subemendamento, per aggirare gli emendamenti presentati dall’opposizione e portare a compimento un iter che tanto liscio non è stato nemmeno per la maggioranza. La prima formulazione, infatti, risale al 2017.

Emiliano ha parlato di “un bel passo in avanti” per “rendere la Puglia una regione più consapevole e inclusiva”, prodigandosi poi nel sottolineare quanto il testo intenda “rimuovere gli ostacoli che limitano l’accessibilità ai diritti e vuole contrastare ogni forma di discriminazione basata sul genere e l’orientamento sessuale attraverso la conoscenza, la cultura, l’inclusione”.

Elly Schlein sui social ha rivendicato che “grazie all’impegno del Pd la Puglia da ieri ha una norma contro l’omobilesbotransfobia. È un’ottima legge che prevede interventi sui posti di lavoro, in ambito scolastico, culturale, sanitario e di sostegno alle vittime di discriminazioni e violenze”, ha proseguito la segretaria dem, lanciando poi accuse al governo su presunte negazioni di diritti “alle persone Lgbtqia+” e “mozioni contro le persone trans”. “Le Regioni in cui governiamo continuano a mettere al centro i diritti di tutte le persone, senza discriminazioni”, ha poi aggiunto, lasciando prefigurare che il testo potrebbe essere replicato anche altrove.

La legge prevede che per garantire il principio delle pari opportunità e della parità di trattamento in riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere e alle variazioni nelle caratteristiche di sesso delle persone siano promosse specifiche politiche del lavoro, di formazione e riqualificazione professionale, di inserimento lavorativo, oltre che attività volte a garantire la parità di accesso al lavoro. Previste dalla norma anche attività di formazione per gli insegnanti, gli studenti e i genitori in materia di pari opportunità e prevenzione del bullismo e del cyberbullismo motivati dall’orientamento sessuale. Sono annoverati nelle norme anche interventi in materia socio-assistenziale e socio-sanitaria di informazione, consulenza e sostegno in favore delle persone omosessuali, transessuali, transgender e intersex.

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