Emiliano a Renzi: ‘Primarie a ottobre, così niente scissione’

Qualcosa si muove per cercare di scongiurare la scissione dentro al Pd. Matteo Renzi, accusato di non avere a cuore l’unità del partito, ha chiamato Michele Emiliano, governatore della Puglia ed esponente della sinistra interna al Pd. Senza dubbio un passo verso il dialogo, già cominciato con un’intervista al ‘Corriere della Sera’ nella quale il segretario ha lanciato un appello ai dirigenti:  ‘Non andatevene, nessuno caccia nessuno’. Forse anche il fuorionda di Graziano Delrio,  dove il fedelissimo contestava all’ex premier di non aver fatto neanche una telefonata per evitare la rottura è servito a scuotere il leader Pd. ‘Ieri ho detto a Renzi che basterebbe fare una conferenza programmatica a maggio e le primarie congressuali a settembre per ricomporre un clima di rispetto reciproco e salvare il Pd’, scrive il governatore pugliese Michele Emiliano su Facebook, nel giorno in cui assieme a Roberto Speranza ed Enrico Rossi dà vita alla manifestazione delle minoranze Pd che potrebbe portare alla scissione nel partito. Adesso che lo abbiamo convinto a sostenere Gentiloni fino alla fine della legislatura senza fargli brutti scherzi, possiamo darci il tempo di riconciliarci e trovare le ragioni per stare ancora insieme.  Questo,  sostiene,  è il lavoro che deve fare il segretario: ‘Rimettere insieme i cocci di anni difficili per ripartire insieme. Senza questo lavoro le distanze politiche tra noi sono troppo grandi e non basterebbe una conta per evitare anche a breve nuovi dissensi e nuovi rischi di conflitto’. Renzi  aveva sentito Enrico Rossi, e  dovrebbe parlare anche con Roberto Speranza, il terzo esponente della minoranza candidato al congresso. E se da fonti della minoranza viene riferito che durante la telefonata ci sarebbe stata una apertura all’ipotesi di spostare il congresso a dopo le amministrative, da parte della maggioranza viene spiegato che questa apertura da parte di Renzi non c’è stata. Le posizioni, insomma, restano lontane. Un impegno, quello di evitare le spaccatture, che sembra confermato dal sindaco di Firenze Dario Nardella, che ha incontrato a Palazzo Vecchio proprio Matteo Renzi. E’ stata la visita di un amico: abbiamo fatto una chiacchierata sul Pd, sul congresso, due battute anche sulla città: l’ho visto anche in forma e impegnato a tenere unito al partito. Da ex Ds,  ha aggiunto Nardella,  gli ho consigliato di valorizzare tutto quel mondo di ex Ds che sono con lui, penso ad amministratori come Bonaccini ma anche Martina, lo stesso Orfini e Piero Fassino. C’è un grande mondo di ex Ds che sta lavorando per tenere unito il partito e soprattutto è dalla sua parte. ‘Evitare una scissione nel Pd, che sarebbe non solo un peccato, non solo una sconfitta, ma una sciagura per il Paese’, è l’auspicio  di Giuliano Pisapia, ex sindaco di Milano e leader di ‘Campo Progressista’, che chiede a tutti un passo indietro per poi farne due in avanti. Chi non sembra preoccupato da una possibile scissione è invece Massimo D’Alema: ‘Se sarà respinta la richiesta di fare arrivare il Governo alla sua naturale scadenza, per consentirgli di fare alcune riforme, e tenere il congresso del Pd con le Primarie a ottobre, nascerà un movimento forte alla sinistra del Pd neocentrista’, annuncia l’ex premier presentando il ‘Movimento Consenso a Lecce’: ‘Ritengo probabile che Renzi acceleri la convocazione del congresso  perché sul cammino più lungo rischia di perdere. In questo caso ci sarà una scissione, che non è un dramma ma l’inizio di una ricostruzione per cercare di unire le forze che rischiano di disperdersi’. Renzi, spiegano alcune fonti, avrebbe detto che non aveva smania di correre al voto e che ora la ‘finestra’ di giugno è saltata,  e che per lui Gentiloni può andare avanti fino al 2018. Quanto alla possibilità di un rinvio del congresso all’autunno, il segretario non avrebbe chiuso la porta a una riflessione. Io voglio evitare qualsiasi scissione, afferma l’ex presidente del Consiglio: ‘Se la minoranza mi dice: o congresso o scissione, io dico congresso. Ma se dopo che ho detto congresso loro dicono ‘comunque scissione’, il dubbio è che si voglia comunque rompere. Che tutto sia un pretesto’.

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