Ci sono due date segnate di fosforescente nell’agenda politica italiana: sono il 27 ottobre – quando si voterà per il rinnovo del consiglio regionale umbro – e il 24 novembre (o un giorno di inizio gennaio) quando si voterà per le amministrative dell’Emilia Romagna. Dall’esito delle elezioni in queste regioni – storicamente rosse, ma negli ultimi mesi date ad alto rischio di sconfitta per la sinistra – dipenderà la sorte del governo giallorosso e il futuro politico di Matteo Salvini.
Non a caso il leader leghista già in questi giorni si è trasferito in Umbria per cominciare una campagna elettorale che, dicono i suoi, verrà combattuta “città per città, paese per paese, casa per casa”. Poi Salvini sfida Pd e Cinquestelle: “Facciano pure l’alleanza anche in Umbria, li sfido. Tanto qui si vince. In Umbria si cambia, la sinistra ne ha combinate troppe”.
Alla fine l’intesa fra movimento Cinquestelle e Pd nelle regioni si è trovata. Non solo perché i trend dei sondaggi dopo l’accordo di governo registrano il Pd stabile nei consensi o lievemente in salita e in crescita il movimento Cinquestelle ma perché nei due partiti alleati a Roma è per logica politica evidente che se Salvini sfonda in Umbria poi sarà più facile per lui sfondare in Emilia Romagna e a seguire nelle altre regioni. E non a caso è su questi fronti regionali, come si diceva che Salvini, ha rilanciato la sua azione confidando proprio nella difficoltà di Pd e Cinquestelle a saldare un asse di centrosinistra nei territori.
Grillo, dopo aver patrocinato l’intesa giallorossa a livello nazionale, spinge anche su un’alleanza in chiave regionale, prefigurando quel polo progressista e riformista che in fondo l’ex comico genovese ha sempre avuto in mente. E che oggi rimedita anche alla luce della considerazione che il movimento non è riuscito a sfondare come forza antisistema e deve dunque consolidarsi come forza riformista di sistema.
Andrea Bertani, capogruppo regionale del Movimento 5 Stelle che dice “non c’è nessun ponte aperto con il Pd in vista delle prossime elezioni regionali e le uniche alleanze elettorali possibili sono e restano quelle che riguardano vere e autentiche liste civiche.
Ecco quale potrebbe essere, anche in Umbria il caveat per costruire un’intesa tra Pd e Cinquestslle che non sia esplicita ma che alla fine risulti sostanziale: il far avanzare scelte civiche sostenute da un’area vasta di centrosinistra. Logica che sta avanzando in Umbria.
È ancora prematuro capire cosa succederà ma le dichiarazioni di queste ore – i rotondi no dei Cinquestelle per intendersi all’intesa coi dem – non devono essere prese come definitive o immutabili. Si è già visto che di definitivo e immutabile nella politica italiana non c’è niente.
Lo si è visto lo scorso anno quando, dopo essersi insultati per mesi, Salvini e Di Maio siglarono insieme il governo gialloverde; lo si è visto questa estate con l’alleanza M5s-dem successiva ad anni di polemiche violentissime. “Bisogna rispettare le realtà locali – dice il segretario dem Zingaretti – ma se governiamo su un programma chiaro l’Italia, perché non provare anche nelle Regioni ad aprire un processo per rinnovare e cambiare?”. Una riflessione a cui Zingaretti starebbe pensando di far seguire un gesto concreto: l’allargamento della sua maggioranza in Regione ad alcuni tecnici d’area Cinquestelle.