Iranian women vote in the parliamentary and Experts Assembly elections at a polling station in Qom, 125 kilometers (78 miles) south of the capital Tehran, Iran, Friday, Feb. 26, 2016. Iranians across the Islamic Republic voted Friday in the country's first election since its landmark nuclear deal with world powers, deciding whether to further empower its moderate president or side with hard-liners long suspicious of the West. The election for Iran's parliament and a clerical body known as the Assembly of Experts hinges on both the policies of President Hassan Rouhani, as well as Iranians worries about the country's economy, long battered by international sanctions. (ANSA/AP Photo/Ebrahim Noroozi)

Elezioni in Iran, i riformisti stravincono a Teheran

In Iran i riformisti hanno già conquistato 96 seggi su 290 nel nuovo Parlamento (Majlis), superando il blocco fondamentalista che è a 91 seggi, secondo dati semidefinitivi riportati dal quotidiano Etemad. Buona affermazione degli indipendenti con 25 seggi. Per altri 52 posti parlamentari bisognerà invece andare al ballottaggio in un nuovo turno alla fine di aprile. Nel primo test popolare dopo l’accordo sul ridimensionamento del programma nucleare iraniano e la fine delle sanzioni, oltre 33 milioni di persone, il 60% di un elettorato di 55 milioni, hanno votato per il rinnovo del Parlamento, finora a stragrande maggioranza fondamentalista, e dell’Assemblea degli Esperti, l’organismo di 88 religiosi che dovrà nominare in futuro la nuova ‘Guida Suprema’. La lista dei riformisti-moderati sostenitori del presidente Rohani ha conquistato tutti e 30 i seggi parlamentari di Teheran. Ieri sembrava che almeno uno fosse andato ai fondamentalisti. Ovunque i conservatori arretrano, mentre si sta affermando anche un buon numero di candidati indipendenti. Cambiano dunque volto il nuovo Parlamento, il decimo Majlis della Repubblica islamica, e la nuova Assemblea degli Esperti che dovrà nominare la prossima Guida Suprema. Rohani insomma vince la sua sfida contro i conservatori isolazionisti, che detenevano una strabordante maggioranza nel nono Majlis e che gli hanno messo i bastoni tra le ruote durante tutto il negoziato sull’accordo per la revisione del programma nucleare iraniano e sui nuovi rapporti con l’Occidente.  L’indicazione politica è che il Paese e, soprattutto la sua capitale, con i suoi 12 milioni di residenti e 5 milioni di pendolari, chiedono una linea di cambiamento e di riforme . Anche nell’Assemblea degli Esperti, organismo religioso di 88 membri in carica per 8 anni, i riformisti, pur non ottenendo la maggioranza, hanno umiliato gli ultra-conservatori. Anche qui, nel collegio di Teheran, i primi posti dei sedici assegnati sono stati occupati dai moderati, con l’ayatollah Akbar Hascemi Rafsajani in testa con oltre 600mila preferenze, seguito a ruota dallo stesso presidente della Repubblica Rohani. Ahmad Janati, presidente dell’onnipotente Consiglio dei Guardiani, è finito al decimo posto, mentre l’ayatollah Yazdi, il religioso per il quale ‘il popolo non conta nulla’, si è piazzato dodicesimo.

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