Elezioni e Renzi: ‘La coalizione posticcia di Letta regala Palazzo Chigi alla Meloni’

Matteo Renzi corre da solo, per ora, e riversa sul Pd una valanga di critiche. Spiegando così l’ostracismo nei suoi confronti: «Credo – afferma in un’intervista al Corriere della sera – che il motivo per cui Letta abbia parlato con tutti tranne che con noi sia legato a piccole vendette personali per le vicende del passato. Non si spiega una coalizione che mette insieme storie totalmente diverse che parte da un veto a una e una sola forza politica. Evidentemente Enrico pensava di ferirci nel dire: “Tutti, ma non Italia viva.

“Vedendo come sono andate le cose – aggiunge – non finirò mai di ringraziarlo. Ci ha restituito uno spazio politico e l’indecoroso balletto di queste ore del centrosinistra mi rafforza nel progetto di non partecipare a coalizione finte e posticce. Correremo da soli, parlando di inflazione, guerra, energia, cultura. E faremo una campagna elettorale in nome del coraggio e della coerenza».

Quindi rivela che ci sarebbero stati contatti tra lui e Forza Italia. «Tutti dicono che non abbiamo voti. E poi però ci cercano tutti. Non possiamo stare insieme a Forza Italia non solo per il passato, ma anche per il presente. Draghi è andato a casa per l’azione di Conte ma anche per la sfiducia di Salvini e Berlusconi. E questo basta per dire che Forza Italia ha commesso un errore clamoroso. Molti moderati voteranno per noi, a condizione che non ci alleiamo con il Pd. E molti riformisti voteranno per noi, a condizione che non ci alleiamo con la destra. Questo è esattamente ciò che faremo».

Quanto a Letta la sua strategia “sta regalando Palazzo Chigi alla Meloni. E la brillante idea di iniziare la campagna elettorale proponendo di aumentare le tasse non mi è parsa la più geniale delle intuizioni”.

Parole che non sono piaciute al Partito democratico che replica a stretto giro. “Oggi – fanno sapere fonti del Nazareno – forse per rosicchiare qualche margine di visibilità in più, Matteo Renzi trova il tempo e l’audacia di dare lezioni al Partito Democratico. Quello stesso partito che, prima di scappare sulla sua personale scialuppa, da segretario ha tentato di affondare lasciando macerie, lacerazioni e un 18% da guinness dei primati negativi”. “Non stupisce -concludono le stessi fonti- che praticamente la totalità degli elettori e dei militanti del Pd abbia maturato un giudizio durissimo, senz’appello, su di lui e sulla sua parabola politica”.

In realtà Renzi non ha tutti i torti visto che cresce nel Pd la diffidenza verso Carlo Calenda e il carrozzone progressista creato da Letta offre uno spettacolo desolante.   Troppe liti e troppo livore tanto che Repubblica parla di un piano B di Enrico Letta.

“I dem – scrive Repubblica – considerano ingiustificate e intollerabili le intemperanze social del leader di Azione e anche su questo Letta ha provato a tenere il punto: l’accordo con Fratoianni e Bonelli, ora molto probabile, non mette in discussione i passaggi sottoscritti nel documento tra il Pd e i centristi, dove peraltro è espressamente prevista la stipula di intese con altre forze. Quindi il Pd si aspetta che da qui al 25 settembre Calenda punti i cannoni digitali verso la destra”.

E se ciò non dovesse avvenire ecco il piano B che sta prendendo forma nell’animo di Letta. “Presentarsi alla sfida con Giorgia Meloni solo con la sua lista, allargata a Democratici e Progressisti, anche se questo non è e non sarà mai il suo piano principale. Però l’allarme è arrivato a livello alto e il ragionamento che fanno in molti nel partito è che, se la situazione non migliora, è meglio puntare al 30 per cento con i voti di un Pd trainato da una corsa in solitaria e dal voto utile piuttosto che fermarsi a un risultato complessivo più o meno analogo con una coalizione scombinata e impresentabile”.

Una prospettiva cui guarda con favore l’ala sinistra del Pd capeggiata da Matteo Orfini ma alla quale il segretario potrebbe far ricorso solo in un caso estremo e cioè se non dovesse chiudere a breve il quadro di alleanze che già dà i suoi frutti indigeribili per gli elettori sconcertati.

Carlo Calenda intanto non sembra affatto tacitato, anzi. E su twitter ribadisce: mai con chi ha bocciato Draghi. “Vedo retroscena complicati. Il punto è semplice – scrive – Si vince con una proposta credibile di Governo, molto chiara nel patto firmato con il @pdnetwork. Si perde se si aggiunge un patto contraddittorio rispetto al primo con gente che ha sfiduciato Draghi. Lì eravamo, lì siamo rimasti”.

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