Elezioni comunali, la destra punta all’abolizione dei ballottaggi. Ignazio La Russa chiede chiarimenti sull’emendamento

Speriamo che il centrodestra non si arrenda facilmente. La nuova norma in tema di ballottaggi è sacrosanta per almeno dieci motivi e non serve dare l’idea di impaurirsi per le barricate e gli sfracelli minacciata dalla Schlein e dal resto dell’opposizione. Sembra un dogma: l’attuale formula – che prevede il 50 per cento dei voti per non andare al ballottaggio nelle amministrative – non si può toccare. E invece vedremo che si è cominciato a farlo, e lo voleva persino il Pd.

1) Tutti si lamentano della scarsa partecipazione popolare al voto, persino alle elezioni amministrative. Abbassare al 40 per cento il quorum per evitare il ballottaggio rende più decisivo ancora il voto espresso da chi alle urne invece ci va. E vince chi ha più voti e non chi ne ha di meno tra un turno e l’altro.
2) Per incentivare la partecipazione popolare bisogna far decidere subito chi fa il sindaco e non dopo il primo turno: si rischia di ignorare gli elettori e la loro volontà.
3) Evitare che le città siano governate da chi ha preso meno voti al primo turno del candidato più suffragato: è successo più volte, a riprova che l’attuale doppio turno non sempre premia chi ha consensi, ma chi ha più capacità di manovra al ballottaggio.
4) Il quorum più basso costringe finalmente i partiti a fare le alleanze subito, togliendo di mezzo il suk delle trattative al ballottaggio con i piccoli ricattatori dell’uno-due per cento del primo turno. Il ballottaggio attuale serve per spartirsi la refurtiva e prendere in giro gli elettori.
5) È molto più importante scegliere programmi e coalizioni in una sola tornata elettorale, senza giochetti.
6) La nuova norma proposta dal centrodestra serve anche a risparmiare quattrini pubblici per un secondo turno in cui vota sempre meno gente.
7) Se sindaco e coalizione viaggiano assieme il primo cittadino non è più un uomo solo al comando ma l’alfiere della coalizione che guida.
8) Nelle regioni vince chi ha un voto in più dell’avversario senza bisogno di arrivare al 50 per cento. L’importante è essere primi al traguardo. In Toscana, la rossa Toscana, alle regionali già oggi basta arrivare con la coalizione al 40 per cento per evitare il ballottaggio.
9) E anche in Sicilia per i comuni è già legge la norma del 40 per cento per i comuni: non c’è bisogno del secondo turno se si raggiunge quella quota.
10) Nota finale: nel 2017 era stato il Pd a puntare con un emendamento sulla stessa norma che ora contesta al centrodestra. Si sperticava in lodi Matteo Ricci, ora eurodeputato del Pd che cambia opinione sennò non lo fanno più correre per le Marche col centrosinistra.

Del resto, l’emendamento firmato dai capigruppo del centrodestra al Senato, non è un fuor d’opera, proprio perché si discute il decreto legge del governo. Altra cosa – con dubbi sull’ammissibilità della norma – sarebbe stata se il governo l’avesse inserita proprio nel decreto; ma qui è il Parlamento, durante l’iter della legge di conversione, ad intervenire con una modifica. La sommossa di casta serve a poco. Le alleanze già al primo turno senza attendere il ballottaggio sono un atto di igiene politica.

Il progetto del centrodestra per cancellare i ballottaggi alle elezioni comunali se si arriva almeno al 40% rischia di arenarsi. Non per la battaglia preannunciata dalle opposizioni e dall’associazione nazionale dei sindaci, ma per i dubbi trapelati dal Quirinale sul metodo dell’emendamento ed espressi pure da Ignazio La Russa. Il presidente del Senato, infatti, ha invitato Alberto Balboni, che guida la Commissione Affari costituzionali, affinché analizzi attentamente l’emendamento al Dl Elezioni riguardo la modifica delle regole sul ballottaggio per quei Comuni che hanno più di 15mila abitanti.

Balboni non ha digerito l’invito di La Russa. Per quanto riguarda la riunione tra i capigruppo, sono state registrate le riserve di opposizione, quindi Balboni si è preso il weekend per studiare il dossier e fornirà un riscontro entro martedì sera o al massimo entro mercoledì mattina, visto che alle 14 è previsto l’inizio del voto degli emendamenti.

L’emendamento al Dl Elezioni prevede che si diventi sindaco ottenendo almeno il 40% dei voti al primo turno, quindi viene abbassata la soglia, attualmente prevista al 50% più uno degli elettori. In questo modo non si cancellano i ballottaggi, ma si riducono fortemente. In questo modo si vuole intervenire in vista delle prossime elezioni comunali di maggio e dei referendum di giugno. Il rischio, secondo la presidenza del Senato, è che l’emendamento possa essere ritenuto improponibile a norma di regolamento, dubbio trapelato ieri da fonti parlamentari e di cui è consapevole anche il Quirinale.

“Vedremo se è compatibile con un decreto o no“, aveva dichiarato Ignazio la Russa, chiarendo che tutto verrà realizzato seguendo le regole e dicendosi disponibile ad ascoltare le obiezioni sollevate dalle opposizioni. C’è pure una sentenza del 2007 secondo cui le leggi elettorali non possono essere modificate con decreti d’urgenza, quindi la soluzione per il centrodestra potrebbe essere un disegno di legge. A tal proposito, Repubblica precisa che ne è stato già depositato uno. Infatti, per Fratelli d’Italia non è questione di strumento, ma di obiettivo, che si vuole realizzare da tempo.

Il Dl elezioni è del 19 marzo e sarà convertito entro il 19 maggio: proprio il 2 aprile cadeva il termine per presentare gli emendamenti.

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