Elezioni 2018 e ‘Liberi e Uguali’

 Pietro Grasso, leader  di ‘Liberi e Uguali’, candidato su due proporzionali sicuri, in Sicilia e nel Lazio. E al momento non risulta candidato, unico leader nel panorama nazionale, in nessun collegio uninominale.

 Racconta,  più di un presente al tavolo delle liste,  che c’è un clima pesante e carico di tensione, frutto anche di una rivolta dei territori.
Piovono lettere e documenti di dissenso dalle regioni, dove sono paracadutati diversi big da garantire. In Sardegna, in queste ore, c’è il rischio che la lista non sia presentata: il casus belli è stata l’esclusione di due uscenti, Yuri Marcialis e Michele Piras, e l’imposizione dall’alto di Claudio Grassi, il responsabile organizzazione di Sinistra Italiana, nato a Reggio Emilia. Non è un caso isolato. Dall’Abruzzo è partito un documento per esprimere indignazione e rabbia di fronte a due capolista imposti con inaccettabili forzature da parte del gruppo dirigente.

Sardegna, Abruzzo, Calabria. E Campania: ‘Sta per partire un documento  indirizzato a Roma anche sul tema dell’esclusione di Antonio Bassolino’. Accolto trionfalmente alla festa nazionale di Mdp a Napoli, l’ex sindaco al momento è bloccato da un veto di Sinistra Italiana.

‘Nessun veto contro Bassolino, ‘Liberi e Uguali’ è orientata a fare una lista di rinnovamento. Antonio continuerà a darci una mano perché è una grande risorsa del partito’, afferma Pietro Grasso, e sembrano essere quelle definitive rispetto alla candidatura dell’ex sindaco di Napoli.

 La sensazione forte è che effettivamente sia difficile immaginare un colpo di scena così dirompente da poter far presagire un cambio di rotta con Bassolino all’ultimissimo momento in campo. Gli aspiranti sono tanti, i posti molto pochi. Tuttavia, dubitare è almeno legittimo, quindi fino a sabato meglio stare in attesa.

Per l’ex sindaco si profilerebbe un ruolo importante in un partito che oggettivamente oggi è solo la somma di tre formazioni politiche – Sinistra italiana, Mdp e Possibile – che messe insieme nella migliore delle ipotesi arrivano al 6%. Il cemento che tiene unito Leu è essere almeno sulla carta ‘sinceramente anti Pd’. Fermo restando che la non sincera legge elettorale, comunque vada, porterà a convergenze con i dem.

Pippo Civati, tra i più arrabbiati, è sbottato al termine di una riunione: ‘Queste liste sono una schifezza. Avevamo detto: rispettiamo il criterio di territorialità per essere diversi dagli altri; no a pluricandidature; no a eccessive deroghe’. A scorrere le liste l’unico ad aver rispettato questa impostazione è Massimo D’Alema. Il quale sarà candidato all’uninominale di Gallipoli e al proporzionale della stessa zona, il Salento, entrambi insicuri secondo gli ultimi sondaggi.  Anche Bersani ed Errani correranno nel loro territorio, sia a Bologna nei collegi (Camera il primo, Senato il secondo) sia nel proporzionale in Emilia Romagna.

 Il resto è una girandola di paracaduti. Laura Boldrini è candidata alla Camera in ben quattro listini proporzionali in Lombardia, tra cui quello super-sicuro di Milano e, con molta probabilità all’uninominale, a Pesaro. Al Senato, in due listini, compare invece Francesco Laforgia, il capogruppo uscente, ma alla Camera. In due listini lombardi dietro il nome della Boldrini compare quello di Alessio Pasquini, fidato collaboratore-portavoce di Pietro Grasso, secondo la più classica delle abitudini, in voga in tutti i partiti, di garantire il proprio staff.

Gli altri iper-garantiti in quota Grasso sono l’ex presidente di Legambiente Rossella Muroni, in ben tre listini proporzionali (sicuri) in Puglia, l’avvocato Anna Falcone, uno dei volti della campagna per il no al referendum, garantita in Friuli e a Sondrio in Lombardia, e non in Calabria regione di cui è originaria. Poi c’è il medico di Lampedusa, Pietro Bartolo, in un listino lombardo,  meno sicuro degli altri, comunque anche lui lontano dalla terre in cui ha avuto un ruolo.  In un posto insicuro invece scivola Piero Martino, parlamentare uscente e storico portavoce del Pd di Franceschini e ora capo della comunicazione di ‘Liberi e Uguali’.

È chiaro che liste così fanno scattare la rivolta: ‘Con questa legge elettorale, di sicuri ci sono solo alcuni capilista nel proporzionale, perché non sai dove scattano i secondi. È chiaro che i leader si candidano in più parti, ma c’è un pezzo della nomenklatura, al netto dei leader, che si è iper-garantita in modo eccessivo, mettendosi ovunque, perché i posti sono pochi, una quarantina tra Camera e Senato. E gli altri rischiano’.

A proposito dei big che andranno un po’ in giro, i segretari dei partiti fondatori sono così distribuiti: Speranza in Toscana e nel Lazio, Fratonianni a Torino a Pisa, Civati a Bergamo-Brescia.

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