GIUSEPPE CONTE POLITICO , MOVIMENTO CINQUE STELLE

Elettorato pentastellato e Giuseppe Conte

Il M5S sta attraversando una fase cruciale anche sul piano delle alleanze, visto che il monito di Dario Franceschi è chiarissimo. Il ministro della Cultura è andato dritto al punto: “Se ci sarà una rottura o una distinzione per noi porterà alla fine del governo e all’impossibilità di andare insieme alle elezioni”. Tanto è bastato per mandare i grillini su tutte le furie.

La rabbia è la conseguenza naturale delle forti parole di Franceschini, giudicate da molti come un vero e proprio attacco frontale al Movimento. Una sorta di minaccia per tentare di frenare l’ipotetica uscita dalla maggioranza. I parlamentari e i vertici 5S sono sul piede di guerra, nonostante l’accordo raggiunto tra Draghi e Conte.

“Il Pd vuole mandarci al 2%, ma andasse a fan…”, è lo sfogo di un big 5 Stelle. C’è chi rivolge al Partito democratico un’accusa pesante che non lascia spazio a libere interpretazioni: nelle chat dei parlamentari qualcuno si spinge a dire che “il Pd ci sta minacciando, e questo davvero non possiamo tollerarlo”. Al momento Giuseppe Conte preferisce non commentare.

Nel frattempo gli occhi sono puntati sul faccia a faccia tra il leader del Movimento e il premier Mario Draghi: il documento delle priorità dovrà essere rispettato o la crisi non sarà più una remota possibilità. Chi è vicino al presidente del Consiglio riferisce che “c’è ascolto e massima attenzione” ai temi del M5S, ma allo stesso tempo viene precisato che l’agenda di governo “è quella e certo non cambia in relazione a un incontro”.

C’è un dato che colpisce: metà dei sostenitori del Movimento preferirebbe presentarsi da solo alle elezioni politiche, dunque senza alcuna alleanza. Un sostenitore su tre invece vorrebbe un matrimonio con il Pd. In pochi gradirebbero un asse con il centrodestra.

L’elettorato 5 Stelle è stato interrogato anche sulla regola del limite ai due mandati: per fine giugno doveva svolgersi un voto online, ma le intricate dinamiche interne hanno fatto slittare il tutto. Solo il 20% vorrebbe abolire il vincolo, mentre per il 35% va tenuto così com’è. Per oltre un terzo sarebbero però accettabili delle eccezioni. Numeri che non possono passare inosservati e che saranno oggetto di valutazione.

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