Election day. Le condizioni di Napolitano: legge di stabilità e legge elettorale

 

Le elezioni regionali di Lazio, Lombardia e Molise potranno tenersi il 10 marzo e nello stesso giorno si potrebbe votare anche per le politiche. Dopo l’incontro al Quirinale con i presidenti di Senato e Camera e il presidente del Consiglio, Giorgio Napolitano apre all’election day. Ma il tutto è condizionato all'approvazione della legge di stabilità e della legge elettorale. Se non saranno varati questi due provvedimenti, ma soprattutto il primo, fondamentale per la tenuta dei conti pubblici, non se ne fa nulla. Il capo dello Stato è stato molto esplicito su questo punto e il messaggio mandato alle forze politiche è chiaro: vanno prima tutelati gli interessi generali del Paese e, in secondo ordine, quelli dei singoli schieramenti politici. Insomma, senza una rapida approvazione della legge di stabilità e di bilancio da parte del Parlamento il Quirinale è pronto a scendere in campo per evitare che i sacrifici, presenti e futuri degli italiani, per la tenuta dei conti pubblici, possano facilmente evaporare. E poi c’è la legge elettorale, altra condizione ‘imposta’ dal Presidente della Repubblica per dare il via libera all’election day. Se è scontato l’ok alla prima richiesta di King Giorgio dubbi si nutrono sulla legge elettorale. Napolitano da mesi e mesi va predicando di cancellare il porcellum ma le divisioni nella strana maggioranza che appoggia il governo tecnico sul se e come, eventualmente, archiviare il porcellum sono tante: tutti i partiti politici guardano al proprio orticello e nessuno vuole cedere alle richieste dell’altro. A parole tutti vogliono archiviare l’attuale sistema elettorale ma, con il passare delle ore, si fa sempre più forte l’idea di ritornare alle urne proprio con questa legge addolcita con qualche timida ‘modifica’.

Il problema è proprio questo: capire cosa accadrà nel caso in cui non fosse accolta questa seconda richiesta del Colle entro il 20 gennaio, data ultima perché il Presidente possa sciogliere le Camere per il voto anticipato del 10 marzo. Giorgio Napolitano sa che i tempi sono stretti ma vuole verificare la responsabilità, da mesi e mesi sempre richiamata, delle forze politiche sulla riforma della legge elettorale. E nel caso in cui non dovesse essere accolta questa seconda condizione ‘imposta’ da Napolitano per dare il via libera all’election day non è da escludere un ultimo e forte ‘intervento’ del Quirinale. Dal Colle assicurano, infatti, che il presidente della Repubblica “non starà con le mani in mano” e farà “tutto quello che è in suo potere fare”.

Positivo il commento del segretario del Pdl, Aneglino Alfano, sull’election day il prossimo 10 marzo. “Prevale buonsenso, prevalgono le nostre buone ragioni. Risparmiati 100 milioni”.  Aperture arrivano anche dal numero uno del Pd, Pier Luigi Bersani. “Intanto la cosa è stata discussa nella sede giusta. Noi non abbiamo nessun problema a fare ogni sforzo perché si realizzino le condizioni che il Presidente ha auspicato e quindi l’approvazione della legge di stabilità e l’approvazione della legge elettorale”.

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